Il 9 luglio 2012, ovvero pleistocene per quello che riguarda i social e il mondo digital, ho scritto un post che, senza saperlo, sarebbe diventato uno dei miei must assoluti: “I 5 teoremi per capire e vivere i social network“.
In pratica analizzavo gli atteggiamenti sui social media e le ricadute nella vita reale, oltre a quei contenuti e comportamenti da tenere per avere successo sui social stessi. Un successone, perchè le genti si vogliono sentire dare delle regole, delle linee guida, delle linee di pensiero da seguire e fare proprie.
Ma con il tempo, e riflettendo molto, sono arrivato ad alcune conclusioni che esulano da quei terreni, conclusioni che mi riportano su un piano più pragmatico. Scrivevo su Facebook pochi giorni fa quello che sarebbe diventato il principio del teorema unificato dei social network:
Facevo questa riflessione sui social. Seguitemi.
Se parli di te sei egocentrico.
Se parli bene degli altri sei leccaculo.
Se parli male degli altri sei rosicone.
Se parli solo di lavoro sei pedante.
Se parli solo di gozzovigle sei stupido.
Se sei allegro sei idiota.
Se ti lamenti sei lagnoso.
Ecco spiegato il successo dei gattini!
E’ evidente che abbiamo un problema. Secondo questo teorema TUTTO quello che scriviamo, ripeto TUTTO quello che scriviamo, può essere usato contro di noi, e sfido chiunque a dimostrare che il suddetto teorema unificato è sbagliato.
Non lo è, è terribilmente corretto!
E allora la domanda è: cosa scrivo sui social?
La risposta è: TUTTO.
Il punto è che Facebook, come Twitter o Google Plus sono la nostra “emanazione digitale”, ovvero sono noi stessi in ambito social, in un mondo prettamente comunicativo, in un mondo che ci rappresenta in pieno anche se in un ambito diverso dalla vita reale.
Bene, ma nella vita reale parliamo sempre e solo di una cosa? No, non lo facciamo altrimenti siamo dei monomaniaci… e se lo siamo, beh questo è un altro problema che va curato con un dottore bravo.
Se non lo siamo è perchè siamo poliedrici, diversificati sfaccettati, complessi. In una parola siamo individui, con tutte le meravigliose complessità che ne derivano, e come tali, come individui, parliamo di tutto.
Ecco quello che dobbiamo fare sui social: dobbiamo parlare di tutto, dobbiamo esprimere noi stessi a 360 gradi.
Lamentatavi quando sentite di lamentarvi, giuoite quando sentite di giuoire, gozzovigliate, parlate di lavoro, di politica, parlate bene e parlate male di chi volete. L’importante è diversificare ed essere voi stessi, sempre che il “voi stesso” non sia un monomaniaco ma, dicevamo, li il problema non è l’engagement…