Prima di entrare nel merito devo spiegare con due parole di cosa stiamo parlando: TED (Technology Entertainment Design) è un marchio di conferenze statunitensi inizialmente focalizzato su tecnologia e design, coerentemente con la sua origine nella Silicon Valley, ma in seguito ha esteso il suo raggio di competenza al mondo scientifico, culturale ed accademico. È una delle serie di conferenze più prestigiose al mondo, in assoluto, con partecipanti come, tra gli altri, Clinton, Bill Gates, i fondatori di Google Brin e Page e altri personaggini di questo calibro.
I TEDx sono eventi TED Talks che possono essere organizzati in qualsiasi città previa autorizzazione gratuita da parte di TED, purché si rispettino delle linee guida dettate dal TED che sono molto rigide e precise (come è giusto che sia). In Italia di TEDx se ne tengono almeno una trentina l’anno, e sono tutti eventi straordinari (ci tengo a dirlo) ma quello probabilmente più prestigioso (e tra i più prestigiosi al mondo in questa “categoria”) è -manco a dirlo- quello di Roma.
Ecco perché quando mi ha chiamato Carlo Brancati mercoledì 6 aprile alle 21.30 mentre ero in stazione a Bologna tornando da Milano, a poco più di 48 ore dall’evento, proponendomi di presentarlo, ho infartato. Quasi letteralmente… Quasi.
A causa di un diverbio avuto con il presentatore “designato”, l’organizzazione si è trovata senza qualcuno che stesse sul palco quindi, devo dire con mio stupore et gyuoia, hanno pensato a me. Anzi, hanno pensato al mio socio il quale era già impegnato ad un master e quindi, come terza scelta tipo terzo portiere, hanno pensato a me.
A quel punto mi sono sentito con Emilia Garito il giorno dopo, la principale artefice del TEDxRoma, et abbiamo fatto il punto su quello che avrei dovuto fare io in una call via Skype, durante la quale mi ha raccontato qualcosa riguardo agli strabilianti invitati (inutile che vi dica i nomi, li trovate sul sito et giuro… intimidiscono). A questo ha aggiunto le regole che un presentatore del TEDx deve rispettare, regole piuttosto rigide, precise et imprescindibili.
Io ho deglutito, mi sono schiarito la voce et ho detto “ok. Facciamolo.”.
I relatori erano di fama internazionale e straordinaria, ho sentito interventi in cui si è parlato di intelligenza artifiziale, di urbanizzazione e de-urbanizzazione, interventi in cui si parlava di tecnologia e parità di genere, di cibo sostenibile, di psicologia dell’eroismo e di gioventude in rapporto con il futuro. Ho sentito parlare di rischi e di opportunità durante le quali, ogni 13 minuti circa, sono uscito sul palco per presentare il brillante relatore successivo, cercando di fare da collante tra uno e l’altro ma senza parlare degli interventi (perché per regole TEDx, non è possibile).
Quindi, mi sono chiesto: come mai tutta questa tensione per fare una cosa che ho fatto altre volte e in una mansione che non mi costa sforzo intellettuale ma solo un lavoro da “valletta”?
E mi sono risposto: perché è il TEDxRoma, hai davanti genty cazzuti e NON puoi fare solo la valletta, altrimenti avrebbero chiamato una valletta.
Mi piace stare su di un palco e parlare in pubblico, mi piace un sacco e nella mia “carriera” ho parlato alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica di fianco a Gasparri e Brunetta, ho fatto uno speech al Teatro dal Verme a Milano davanti a 1700 persone e ho parlato allo stadio Olimpico, insieme a Cannavacciuolo di fronte alla tribuna Monte Mario davanti a 3000 anime, ma una emozione simile non l’ho mai provata. Mai. Perché?
Non l’ho mai provata perché al TEDxRoma sei a 200 metri da San Pietro (che già mette timore reverenziale), hai davanti 4000 occhi, 2000 persone con 3 lauree che parlano 4 lingue e che pensano, quando esci dalle quinte “dai, stupiscimi” come mi ha detto Massimo, il marito di Emila, per “farmi coraggio”.
Hai un pubblico che NON è lì per te (come presentatore) e quindi il tuo ruolo deve essere di alleggerimento et introduzione ma, ripeto, quei 4000 occhi NON sono lì per te.
Ecco perché ero teso ed è stata difficile, molto più difficile di tutte le cose che ho fatto fino ad oggi. Se poi a questo aggiungiamo il pochissimo tempo per una qualunque preparazione di qualsivoglia tipo… ecco, avete capito.
Come tutte le cose molto difficili, se ti riescono bene, ti rendono fiero, oltre che felice. La parte della mattina l’ha presentata Alberto Matano, presentatore del TG1 della sera (tanto per capire a chi ero affiancato) con il quale abbiamo fatto un sacco di chiacchiere durante tutta la mattinata e pure la colazione insieme ma… al pomeriggio è toccato a me.
Insomma, io non lo so cosa mi succederà nella vita, non ho idea di dove parlerò e di dove mi capiterà di presentare, ma quello che so è che il TEDxRoma è stata una delle esperienze più travolgenti, impegnative, difficili e stupefacenti della mia vita, oltre che quasi mistiche. Perché far alzare 4000 braccia per un #SelfieAllaRudy non è cosa da poco, specie in quella circostanza. Se le alzano hai vinto, ma se non lo fanno passi per coglione.
Se non è un buon motivo per fare un post questo, non so bene quale possa esserlo. Ad maiora!