Un grande, enorme e semivuoto capannone in una fatiscente zona industriale qualunque. Anche il capannone è fatiscente: vecchio, rovinato.
Interno. Giorno.
Una banda di motociclisti, di quelli americani, cattivi, con i baffoni e i giubbi di pelle, si muove in modo frenetico attorno a delle apparecchiature elettroniche.
Ad un certo punto uno di loro, presumibilmente un capo o qualcuno di particolarmente rappresentativo, si deve avvicinare ad una grande macchina, una sorta di monolito tecnologico, e raccogliere delle importantissime informazioni che gli verranno rivolte direttamente dalla macchina in questione.
Sa, il motociclista capo, che non si può avvicinare con nessun dispositivo elettronico per registrare o fotografare le info che gli verranno erogate. Pena: la morte.
Appena si avvicina un fiume di nozioni gli fluisce dentro sotto forma di audio, di suoni, di voci. Ed egli capisce.
Capisce che il tempo è poco, che le cose da fare sono molte e che ha bisogno di aiuto, un aiuto non “tradizionale” ma l’aiuto di qualcuno che normalmente non fa quello che sta per fare: disinnescare una bomba atomica.
Allora chiama gli unici tre che lo possono aiutare in questo caso: Davide Licordari alla guida dell’Alfa Romeo anni ’70 (modello “Milano trema: la polizia vuole giustizia” per capirci) al quale si siede al fianco, Claudio Gagliardini e Rudy Bandiera sui sedili posteriori, come appoggio logistico.
Accendono la radio e un pezzo dei Black Sabbath (o Slayer, ma la musica è confusa) passa a tutto volume mentre la nostra bizzarra brigata parte per una missione che ha tutto tranne che del comico.
L’unica cosa comica sono le facce dei tre social media specialist che, in un caso di smantellamento atomico, non si sentono esattamente a loro agio.
Poi mi sono svegliato.
Per i maligni: ieri sera ho cenato con insalata di pollo e NON ho bevuto nulla.
Credo che il tutto sia scaturito da alcuni fatti: ieri sera ho guardato le prime 3 puntate di “The following“, che mi è piaciuto abbastanza, e verso la fine della seconda puntata un uomo è stato bruciato vivo al ritmo di “Angel” dei Sepultura. Canzone straordinaria che mi ha riportato in mente gli Slayer e tutto il resto della mia giovinezza.
Infine, prima di dormire ho terminato il libro capolavoro “Buongiorno Los Angeles” di James Frey, dove una banda di motociclisti mi ha fatto addormentare con il patema.
Diciamolo: Ollivud mi fa una pippa.
La frittata con salama è pesantuccia da digerire…