Psyco Intervista a Claudio Gagliardini. Di Francesca Ungaro.
Ciao Claudio, finalmente ti posso abbracciare anche qui, nel mio studio.
Rilassati e concediti una pausa: rispondere alle mie domande ti piacerà, perché sei denso.
Ora tutti gli scemi staranno pensando alla tua pancia, che peraltro personalmente trovo molto rassicurante.
Tuttavia, io che forse qualcosina ne so dell’animo umano, sono certa che si tratti di molto di più.
La tua è una densità umana, empatica, emotiva, riflessiva.
Hai una spontaneità che – come raramente succede – si sposa con la completezza d’animo.
Non so se sei d’accordo con me, ma io penso che un uomo completo sia prima di tutto un uomo che sa di doversi completare ancora, ogni giorno di più.
Ecco, tu lo sei.
Ti senti così, Claudio? Com’è che ti vedi?
Si, mi vedo così.
Spontaneo, empatico, emotivo oltre ogni logica – ma cosa c’è di logico, nell’emotività? -. Riflessivo per necessità, oltre che per indole. E meravigliosamente (in)completo, come sanno le persone a me più vicine e più care.
Incompleto, perché ho bisogno di loro, ma anche perché sento il dovere e l’impulso di studiare ogni giorno, di apprendere dalla parola scritta e dalle persone, dalle cose che accadono, dalle emozioni e dai sentimenti che spesso mi travolgono.
Onesto, amico, sposo felice. Quando non si parla di lavoro sei capace di raccontare, seriamente e non, così tante cose che il tempo vola.
Pensare che quando hai iniziato a seguirmi su Twitter mi sono tremate le gambe!
Tu sei quello che, senza sbandierarlo, ha la bellezza di ben oltre 84 mila follower su Google Plus – pazzesco -. E mantieni l’umiltà di metterti in gioco, sempre.
Ma come ci riesci?
Non sono i numeri a fare la differenza. I numeri arrivano da soli, perché sui canali sociali ci vivo, ci lavoro e ci scrivo ogni giorno.
Umile lo sono da sempre e mi ci sono sempre trovato benissimo. Essere umili non significa sottovalutarsi o sottostimarsi.
Al contrario, l’umiltà è la misura più fedele dell’intelligenza e della capacità di valutarsi in modo sereno. Accettandosi per quello che si è senza troppi malumori.
Non sono mai stato disposto a fingere o a cambiare per piacere a qualcuno o per ottenere qualcosa.
Forse è per questo che non ho mai fatto i soldi. O forse, più probabilmente, perché i soldi sono anche quelli soltanto dei numeri e i numeri non mi hanno mai cambiato la vita. Mai.
Le cose importanti non si comprano con i soldi. Quelle valgono per quello che sono, per se stesse e per la propria meravigliosa natura. Non è possibile attribuire loro un prezzo.
Questo è il posto giusto per dirlo, Claudio: quanto costa nella vita sapersi rimettere in gioco?
Molto.
Molto meno, però, di quanto costi restare nella stessa partita per tutta la vita, che si vinca o che si perda.
Chi non cambia mai va incontro a due destini terribili: se vince vorrà vincere sempre di più, e vincendo ancora accumulerà soldi e medaglie che non saprà come spendere, finendo per ritrovarsi più frustrato di chi perde sempre.
Chi perde si trascina nell’autocommiserazione e nel rancore, finendo per odiare se stesso e il il mondo intero.
Rimettersi in gioco è la condizione ideale.
Fino ad oggi, ricominciare da capo non mi hai mai fatto vacillare.
Dai #pensierisparsi ai #pensieristronzi.
Niente da dire: sono il bene e il male della vita e, in entrambi i casi, sono riflessioni acute e chicche poetiche.
L’idea dei #pensieri è nata da qualcosa in particolare?
No, sono venuti da soli. I #pensieristronzi solo un’evoluzione dei #pensierisparsi e la loro controparte, il lato cinico del mio carattere mite e accomodante.
Grazie per i complimenti.
Le mie “chicche” vengono dal cuore, dall’anima, dal cervello e dai sensi, che assai di rado riescono a coordinarsi.
A volte mi capita di cogliere l’essenza, credo. L’essenza delle piccole cose, quello che basta per riflettere un po’ assieme ai miei contatti e ai miei amici.
L’ultima è una domanda facile facile, che parte da una confessione mia a te.
All’inizio ero in soggezione nei tuoi confronti. Poi una sera tardi ci siamo incrociati a parlare su Facebook e tu mi hai scritto che in quel preciso istante eri in pace, perché stavi abbracciato sul divano con la tua compagna – oggi moglie –, #Fatacucciola.
E il mio impaccio è svanito.
Bellezze umane a parte, quanto è opportuno parlare di sè ed esporsi sui Social Network?
Consiglieresti di farlo a un novellino che vuole intraprendere il tuo mestiere?
Mi dispiace che fossi in soggezione. Spero di non fare questa impressione, in giro per la rete.
Forse è perché faccio fatica ad aprirmi al cazzeggio in rete quando ci sta di farlo.
Se c’è una caratteristica che mi piacerebbe saper apprendere dal buon Rudy, è proprio questa!
A un novellino consiglierei, comunque, un profilo professionale.
Non abbottonatissimo, sia chiaro, ma sempre nell’ambito della professionalità e della pacatezza. Parlare di se stessi ci può stare, ma bisogna trovare un registro.
Il mio è quello dei #pensierisparsi, all’interno dei quali inserisco i mie sentimenti più profondi.
Grazie Franci, un abbraccio grande e buona vita.
Io abbraccio tutta la tua densità!
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