Scrivevo ieri sul mio Facebook la seguente frase, il seguente passaggio logico che mi ha fatto a sua volta molto riflettere:
Torno adesso da una 4 giorni di vacanza a Napoli della quale non avevo detto nulla a nessuno per godermi la città con il telefono spento e lontano da internet.
Più divento grande, più invecchio, più maturo e più mi innamoro del Sud e della sua gente.
Napoli è pazzesca, straordinaria, elegante, blasfema, sgarrupata, raffinata, bella, bruttissima. Napoli è l’amplificazione di quello che siamo tutti noi, in bene e in male. È un enorme e caotico megafono.
Ah, rispettano i semafori rossi e girano in scooter e moto (quasi sempre) con il casco.
Sono partito molto diverso da come sono ora, sono partito con delle idee molto diverse da quelle che mi passano per la testa ora. In maniera evocativa mi piace dire che
queste “4 giornate di Napoli” mi hanno cambiato profondamente
e non solo nel giudizio che avevo della città, no no, proprio in quello che sono e nel modo di pensare che ho, nel modo di costruire i miei giudizi.
Quando qualcuno ci parla di qualcosa lo fa sempre dal suo metro, dal suo piano, dalle sue esperienze, dalla sua cultura, dalla sua vita e queste NON possono essere le nostre.
Il punto è che TUTTI sono sinceri e onesti, tutti ci raccontano la verità ma la loro verità vagliata dal loro cervello e questo significa che noi costruiamo delle sovrastrutture nel nostro cervello basate… sugli altri. Su quello che non siamo noi e su quello che NON avremmo pensato.
Ovviamente vale anche il contrario ovvero che noi diamo dei giudizi che partono dalle nostre esperienze.
Ma poi ho fatto il video apposta per spiegarlo, cosa sto qua a scrivere :)
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