Come certamente saprete in Francia i matrimoni gay sono una realtà. Credo siano poco meno di 20 i Paesi in tutto il mondo in cui il matrimonio omosessuale è legalmente riconosciuto, e più di 10 solo in Europa. Un mondo che cambia, radicalmente, mettendo in discussione cioè che di più concreto e pragmatico esista, ovvero la famiglia.
Prima di proseguire voglio dire, di nuovo, che io sono assolutamente a favore dei matrimoni omosessuali e tutto quello che ne consegue, e chi dice che è d’accordo ma non vuole le adozioni non ha capito nulla: il matrimonio è uno solo, con le medesime regole per omo o etero. Non esistono matrimoni etero di serie A in cui si può adottare e matrimoni omo di serie B in cui non si può adottare.
Se si è d’accordo con il matrimoni si è d’accordo con il pacchetto intero, non con solo la parte che piace di più.
Sono come quelli che dicono di credere in dio, di essere cattolici ma non vanno in chiesa. Non si fa.
Detto questo, voglio spostare il discorso su un altro focus, ovvero l’enorme distanza, la distanza siderale che ieri ho notato tra l’Italia e la Francia.
Al TG della sera ho visto un Ministro nero, donna, annunciare commuovendosi i matrimoni tra omosessuali.
Una donna, nera che è Ministro della Repubblica che annuncia i matrimoni gay, ripeto.
Ma provate a pensare per un attimo la stessa cosa in Italia, anche partendo dalla più semplice ovvero un ministro donna, già una cosa rarissima dalle nostre parti.
Poi provate ad immaginare che questa donna fosse di colore. Pensate ad una Fornero nera che spiega la riforma sul lavoro. Impensabile. Inconcepibile.
Ed infine pensate al colmo, ai matrimoni omosessuali in Italia.
Provate a figurarvi anche solo per un attimo cosa succederebbe se una legge simile fosse banalmente presentata, ventilata: sarebbe il caos.
E così, mentre gli altri proseguono nel loro percorso di civilizzazione, noi sprofondiamo nel nostro provincialismo bigotto, senza capire che le diversità sono quanto di più meraviglioso, straordinario e ricco il Cosmo e l’evoluzione abbiano messo su questo povero pianeta.
Senza riflettere sul fatto che se pensiamo che tutto deve cambiare, noi siamo i primi che dovrebbero cambiare.
L’ho sempre detto e lo ripeto: per cambiare, dobbiamo cambiare. Se ci diremo pronti, automaticamente lo saremo.
La questione dei matrimoni gay rimarrà sempre in secondo piano, perché ci sarà sempre una questione più importante, che però non verrà risolta. E in ogni caso, cambiare, in questo paese, è impossibile.
@ Andrea Giuseppe Capanna:
sodomita!
Discorso molto delicato quanto dalle tinte forti.
Mi trovi d’accordo sul cambiare, sul discorso razziale, sui matrimoni gay… Un po’ meno per le adozioni in questi matrimoni.
Ma per la verità su questo ultimo punto non ho una convinzione in merito ed il tuo punto di vista è rispettabile come qualunque altro :-)
@ Vittorio Zuccala:
si, il discorso è molto molto delicato.
Io ho seguito un lungo percorso per arrivare a questa considerazione, un percorso introspettivo e di domande a me stesso, durato anni. Ma ora ne sono convinto più che mai. Il mondo non è pronto fino a quando no decidiamo di essere pronti noi.
@ Rudy Bandiera: mi hai beccato! Ma come hai fatto?
@ Vittorio Zuccala: Tinte forti. Tipo la fascia protetta? Non stiamo parlando di un film zozzone con la Fenech, ma di realtà ben radicate, le tinte sono normalissime e di scabroso non c’è proprio nulla. Sarebbe bello partire da un’idea di normalità.
Sul tema delle adozioni in coppie omosessuali… Per chi ha tempo di leggerlo, questo è un vecchio ma sempre valido report della American Academy of Pediatrics (AAP): http://pediatrics.aappublications.org/content/109/2/341.full
“A growing body of scientific literature demonstrates that children who grow up with 1 or 2 gay and/or lesbian parents fare as well in emotional, cognitive, social, and sexual functioning as do children whose parents are heterosexual. Children’s optimal development seems to be influenced more by the nature of the relationships and interactions within the family unit than by the particular structural form it takes.”
Siamo più indietro adesso che non vent’anni fa. Ti ricordi le pubblicità dei preservativi in televisione? Ecco, i contagi da HIV sono in aumento. Non c’è educazione sessuale, sempre più ginecologi negli ospedali sono obiettori di coscienza (perché spesso sono nomine politiche), c’è un sessismo strisciante e le donne continuano ad avere minore possibilità degli uomini (ieri c’era gente che ha festeggiato perché per la prima volta il governo ha 7 donne. Su 21. Nel 2013.).
Dobbiamo cambiare. E dobbiamo farlo allo svelta.
E a quelli che dicono che il matrimonio omosessuale non è una priorità, rispondo che New York si è vista arrivae 250 milioni di dollari in cassa in un anno da quando ha legalizzato il matrimonio gay.
Voglio vivere in un paese moderno!
@Andrea Giuseppe Capanna, il “tinte forti” non è riferito a film per zozzoni ma semplicemente al fatto che ci troviamo di fronte ad un argomento estremamente delicato. Bisogna muoversi sulle uova ed usare ogni termine con estrema cautela e la tua precisazione ne è, ahimè, la controprova.
@Acrossnowhere è vero anche il sessismo è un altro problema culturale molto forte. Anche in piccole aziende private, trovare una donna con un ruolo di rilievo è quanto mai utopia. Purtroppo anche questo è un problema di cultura che dubito si possa risolvere alla svelta. Non fraintendermi: io ne sarei molto felice perchè credo molto alle pari opportunità come volano per uno sviluppo del Paese ma 7 donne su 21 ed un ministro donna di colore (sebbene mi dia l’idea di una scelta estremamente politica…) penso che sia un piccolo segnale di cambiamento. Speriamo :-)
@ Vittorio Zuccala: la ma precisazione era nata perché, ahimè, di commenti come il tuo ne ho letti tanti, e mi è parso di intravedere una malcelata diffidenza. Con la tua riposta poi sei tu che hai confermato a me i “sospetti”. Muoversi sulle uova è il nuovo “certo che non vi si può dire niente, quante e volete?”. Meglio parlar chiaro, a mio avviso.
Trovo assurdo che in Italia non solo non si faccia niente, ma che non se ne parli nemmeno più di tanto o se se ne parla viene vissuta come una questione di poco conto.
Mi sono trovata spesso a discutere con persone più o meno giovani sui matrimoni e le adozioni gay, trovando una ferma opposizione.
Alla domanda “Perché?” le risposte erano così esili, da far intravedere l’omofobia che ancora dilaga profondamente.
Il problema sta molto più a fondo e non è di così facile soluzione.