Che l’Italia sia un Paese strano lo sappiamo tutti benissimo, quello che però non prendiamo spesso in considerazione è che l’Italia è un Paese strano perchè NOI siamo strani. Tutti noi. O almeno molti di noi, ecco.
Voglio iniziare questo 2015 con una riflessione sulla pluralità, vera o presunta, di Internet e dei social in particolare e lo faccio prendendo come spunto un caso di questi giorni, piuttosto noto, quello di Greta e Vanessa, le due italiane rapite in Siria e delle quali è andato in onda un video, a mio parere scioccante, poco dopo Natale.
Nel video si vedevano le due ragazze coperte con il velo dire cose evidentemente scritte da altri, tra le quali una richiesta di aiuto per la loro liberazione, visto che SONO in pericolo.
La prima cosa che ho pensato è stata l’inferno che stanno passando quelle due ragazze: mi è venuto da piangere, non scherzo, nel pensare che sono passate di mano in mano tra diversi gruppi terroristici, tra uomini pazzi e fanatici. Ho sofferto solo immaginando quello che possono avere passato quelle ragazzine e i loro genitori, a casa, in questo Paese che permette a una testata come “Il Giornale” di scrivere cose simili:
si sarebbe potuto evitare se “le due signorine” si fossero limitate a rimanere abbracciate strette strette tra i “piccioni di piazza del Duomo, dove il rischio maggiore è di beccarsi un ‘regalo’ dai pennuti.
E proprio da questa presa di posizione imbarazzante della testata di cui sopra, mi viene da pensare che la pluralità a volte sia… tossica.
Non voglio dire che le persone non devono dire o scrivere quello che pensano ma che a volte quello che pensano è tossico come la candeggina nel caffè.
Sulla falsa riga de Il Giornale si è scatenata sui social la gara al cinismo, al meme più figlio di puttana, alla cattiveria più violenta, menefreghista e inumana.
Cose come le seguenti, per dire.
Sapete perchè avviene questo? Avviene sostanzialmente per due motivi:
1- La TOTALE mancanza di empatia
2- Il cinismo “funziona”
Grazie o a causa dei social, possiamo dire cose che non sarebbe stato possibile dire nella real life, per il semplice fatto che quando parli con una persona, di faccia, hai altre implicazioni oltre a quelle dei commenti che, tra l’altro, puoi evitare di leggere o moderare.
Sui social invece scrivi una cosa e pare che questa cosa non abbia ripercussioni sulla vita reale:
sembra tutto ovattato, distante, morbido ma non lo è, non lo è per niente e quello che facciamo online ricade SULLA VITA delle persone. Sui cervelli, sul cuore.
Ma questo molti non lo percepiscono e quindi si viene al punto 2.
Il cinismo, online, funziona un sacco.
Twitter è un esempio bellissimo di battute sarcastiche e spesso ciniche che hanno molto ma molto più successo di tutto quello che è “neutrale” o positivo.
E perchè? Perché spesso i frustrati si riconoscono nella frase del cinico e si sentono nel giusto. Perché è molto più facile distruggere che fare, disfare piuttosto che mettere insieme. Perché è molto più facile fare un meme del cazzo con Simba che ragionare davvero sulla condizione degli altri.
Perché è molto più facile sputtanare che pensare.
Ecco, questa è quella parte del pluralismo di Internet che non mi piace, che odio. E allora cosa dovremmo fare?
Personalmente penso che NON dovremmo comprare Il Giornale, per esempio, ma che dovremmo anche cercare di arginare i fenomeni, probabilmente ignorandoli completamente.
Se una pagina Facebook cinica e crudele non ha fan è una pagina Facebook morta.
E qui torniamo all’inizio del post: siamo TUTTI noi a dovere fare qualcosa, a capire cosa è giusto fare, a confrontarci e a eliminare la tossicità dalle nostre vite.
Queste pagine, questi meme sono tossici. Ecco, per il 2015 di robbbba tossica in giro io non ne voglio. E voi?
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