L’ho sentito raccontare dalle parole di Gianluca Vialli, che ho conosciuto un paio d’anni fa.
Il talento da solo non è sufficiente e deve essere coltivato e direzionato per realizzare il suo pieno potenziale. Il talento naturale è come una scintilla iniziale, piena di potenziale e promessa. Tuttavia, senza la giusta guida, disciplina e impegno, questa scintilla può rapidamente svanire o rimanere inespressa.
Immaginiamo il talento come un seme. Questo seme ha il potenziale per crescere in qualcosa di straordinario, ma ha bisogno del terreno giusto per germogliare. Questo “terreno” è un insieme di fattori: formazione, pratica costante, esperimenti, feedback costruttivo, e l’esperienza di fallimenti e successi. Come un giardiniere che cura il suo giardino, una persona deve curare e nutrire il proprio talento.
Inoltre, è essenziale l’adattabilità e la resilienza (parola inflazionata ma che ha il suo valore). Il mondo cambia costantemente, e le sfide e le opportunità emergono in forme sempre nuove. Senza la capacità di adattarsi e crescere attraverso queste sfide, anche il talento più promettente può rimanere inutilizzato.
Il talento è solo l’inizio. È il lavoro duro, la perseveranza, l’apprendimento continuo e l’adattamento che trasformano una scintilla di talento in una fiamma duratura che può illuminare e ispirare.
Il talento è sopravvalutato.