Partiamo, some sempre, dall’inizio: Google Wallet è il portafoglio virtuale che serve a gestire ogni tipo di spesa sui canali Google. Come facciamo per Amazon e iTunes ad esempio, nel Wallet di Big G viene inserita una carta di credito, oltre che un insieme di dati che ci contraddistinguono, per fare si che si possa accedere, in mobilità e sicurezza, a tutti i servizi a pagamento Google.
Dall’acquisto su Google Play, alla musica, alle App, ai libri tutto, TUTTO è collegato al nostro account Google e quindi TUTTO può essere pagato da li dentro.
In questi giorni stanno arrivando della mail a tutti i proprietari di account Google, mail dall’indirizzo Google Support <noreply@wallet.google.com> con oggetto “Inserisca i dati del suo [codice fiscale] in Google Wallet”, che recitano quanto segue:
Gentile utente,
Le scriviamo per comunicarle che, a seguito di una recente modifica delle leggi dell’Unione Europea (UE), abbiamo bisogno del suo codice fiscale per poter determinare l’IVA corretta per gli acquisti da Google. Questa informazione è necessaria anche per poterle fornire fatture con IVA corrette.
Per aggiornare i suoi dati fiscali, proceda nel seguente modo:Visiti la pagina https://wallet.google.com
Faccia clic sul pulsante a forma di ingranaggio nell’angolo in alto a destra
Faccia clic su “Modifica” nella riga dei dati fiscali nella tabella
Inserisca i suoi dati fiscali
Faccia clic sul pulsante Salva
È tutto.Può trovare ulteriori informazioni sulle variazioni riguardanti l’IVA qui. Apprezziamo il suo continuo sostegno.
Cordiali saluti,
Il team di assistenza di Google
Partiamo subito col dire che no, NON è una bufala, non è spam e non è phishing.
E’ una mail uffiziale di Google e come tale la dovete vivere… con la serenità che contraddistingue il vostro aprire la posta su Gmail, per capirci.
Dall’altra parte nascono delle perplessità. La domanda che molti si fanno è
Perché devo fornire il mio codice fiscale o il mio indirizzo di casa?
A questa domanda Google risponde in questo modo:
Google ha bisogno del tuo indirizzo per determinare l’IVA corretta per i tuoi acquisti di contenuti e app dal Google Play Store, come previsto dalle leggi dell’Unione Europea
In pratica Google si allinea alla normativa europea che, evidentemente, stabilisce da dove viene fatto un acquisto o almeno da dove parte il pagamento dello stesso, per poter definire l’IVA sul prodotto o servizio, IVA che andrà ovviamente allo Stato di partenza del pagamento.
Ora, sempre se io non ho capito male quello che succede,
Google paga l’IVA allo Stato italiano sulle transizioni dei suoi cittadini residenti. Sbaglio?
Si fa un gran parlare di questi giganti transnazionali che fatturano miliardi in maniera così volatile da essere virtualmente degli evasori totali, ma mi pare che in questo caso la direzione presa sia quella opposta. Pagare l’iva sul venduto. Che è cosa BUONA E GIUSTA.
Quindi a chi si lamenta per il fatto che ci chiedano sempre più dati io dico, ma pensate che Google non sappia dove siete o dove siete nati?
Sono anni che TUTTI noi diamo quantità INFINITE di dati a Google senza nemmeno rendercene conto: quello che stiamo facendo adesso è solo un ufficializzare quello che abbiamo fatto da anni.
Molti vivono la cosa come un problema di privacy ma per me non lo è per nulla: non cambia niente, la nostra privacy la dobbiamo rimettere in giuoco e non è con Wallet e un codice fiscale che lo facciamo.
Il punto, forse, è un altro: se Google applica l’IVA del Paese di destinazione di un servizio vuol dire che aggiunge un costo al servizio stesso, per poi passarlo sotto forma di IVA allo Stato di appartenenza.
Se un prodotto costa 100 e lo compro dall’Italia Google lo venderà a me a 122.
Quindi io pago 122 un prodotto che costa 100, Google guadagna i suoi 100 come dovuto e lo Stato prende 22.
Chi è l’unico che ci rimette? Io.
L’unico che ci guadagna? Lo Stato.
L’unico che non ci perde o guadagna: Google.
Ecco, pagare l’IVA non è pagare le tasse, non è che Google paga una parte dei guadagni in tasse ma paga un ricarico pattuito allo Stato, ricarico fatto sulle spalle di Pantalone. Se poi lo Stato lo investisse in infrastrutture futuristiche e sociali ne sarei felice, ma qua si apre un discorso che è una voragine.
Su questo particolare dettaglio ci dovremmo concentrare: non sulla truffa, sullo spam, sul complotto, sul phishing o sulla privacy ma sui problemi reali, non sulla fantascienza e la distopia a tutti i costi.
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