Questa è la domanda che tutti si stanno facendo, a cui tutti stanno tentando di dare una risposta sensata. Leggendo i giornali questa mattina si trova assolutamente tutto sul vecchio Giulio, assolutamente tutto ed il suo contrario.
E’ stato un Re, un santo, un diavolo, un divo? E’ stato un ladro, uno statista, un mafioso, un benefattore, un boss?
Credo che nessuno sappia chi era davvero Andreotti se non Andreotti, che per ovvi motivi non ci può raccontare più nulla, i suoi più stretti collaboratori ed i suoi familiari.
Ma senza entrare nel’argomento che tutti toccano oggi, che tutti affrontano stamattina, cioè se fosse un mafioso o un grande statista, penso di avere individuato un lato che credo sia innegabile per chiunque: Andreotti è stato il simbolo della politica italiana per decenni. E’ stato un simbolo opaco, così come la nostra politica è poco trasparente.
E’ stato riservato ambiguo e sempre poco disponibile a parlare delle cose che non fossero consone alla politica poco chiara che egli stesso rappresentava.
Un grande statista accusato di mafia, scagionato tra prescrizione e assoluzione. Una vita passata tra la chiesa di fronte a casa e gli intrighi di palazzo. Ammanicato con l’ala più “dura” della DC, nemico di Moro.
Andreotti ha rappresentato in pieno e perfettamente la nostra politica, con le sue molte ombre e le sue poche luci, ha rappresentato perfettamente una prima repubblica fatta di persone che “mangiavano come oggi ma sapevano stare a tavola“.
Con Andreotti se ne va una parte della nostra insana democrazia, la parte più educata e meno trasparente, più cinica ma meno rozza, più arcigna ma meno arrogante.