Ieri, nella pausa pranzo, ho incontrato un mio ex collega.
È tutt’ora a lavorare nella fabbrica che io ho lasciato alla fine del 2004 e nella quale ho “militato” per più di dodici anni.
Era un grande stabilimento: grande non solo in senso di dimensioni ma di fatturati e lavoro svolto.
Un “fabbricone” con 400 dipendenti che forgiavano cerchi in lega per il mercato americano: cerchi per le grandi macchine che si vedono nei film.
Impianti potenti e gente fiera di lavorare in un’azienda leader del settore.
Poi la decadenza. Il materiale è diventato più costoso, la manodopera troppo cara e il precariato ha fatto il resto rendendo tutti meno qualificati.
Si sono cominciati ad assumere ragazzi di tutte le razze con contratti a termine anche da cinque, ripeto cinque, giorni.
Nessuno ha più investito, le macchine sono diventate vecchie, obsolete e poco produttive.
La competitività è scesa a picco e si è iniziato con la cassa integrazione: preludio ai licenziamenti.
Oggi l’azienda è passata di mano in mano, scendendo una china che sembra non avere fine: i dipendenti si sono più che dimezzati e le commesse sono praticamente nulle.
L’ex collega che ho incontrato è ancora li tra una cassa integrazione e l’altra.
Ha quarant’anni, tre figli ed una moglie che lavora come una pazza per riuscire a tirare avanti. Ha fatto molte domande ma da nessuna parte lo prendono.
È “vecchio” ed il suo contratto costerebbe troppo: ed in più cosa sa fare? Una persona che è rimasta per anni in fabbrica non si può certo dire che abbia imparato un mestiere.
Triste, afflitto, frustrato e stanco….ecco come l’ho visto.
Come si riassorbe questa gente?
Dove sta andando a finire il tessuto industriale italiano?
La fabbrica, specie in un piccolo centro, ha una funzione sociale.
Se le fabbriche chiudono dove la mettiamo sta gente?
Il problema grave è proprio questo: in fabbrica non si impara un mestiere e quindi non si è spendibili sul mercato del lavoro.
Ora il lavoro stupido e ripetitivo purtroppo (e per fortuna) non si preferisce più eseguirlo in nazioni in cui il costo del lavoro è molto alto.
Un altro problema e che chi ha lavorato in fabbrica poi si aspetta un lavoro simile (ad esempio inviano curriculum solo a fabbriche dello stesso genere e dimensione) alcuni meno fortunati si dovranno adattare e cambiare genere…
e’ veramente deprimente, tra l’altro chiunque portrebbe trovarsi in questa situazione, a nessuno importa se sei bravo nel tuo lavoro ose sei una persona volenterosa, e andando avanti con gli anni e’ sempre piu’ difficile. mi sa che prima o poi sposero’ veramente un miliardario e me ne vado !!!!!!
si sa benissimo che è una cosa impossibile riuscire a piazzare tutte quelle persone nella citta di ferrara, non ci sono alternative ne altre possibilità se non remote, dunque sono pienamente d’accordo con rudy quando dice che le istituzioni dovrebbero far di più per poter aiutare tutte quelle persone che onestamente anno lavorato per tanti anni in quella sede, ridando a tutti loro la giusta dignita, perchè e vero, in una città piccola come ferrara la funzione sociale dovrebbe essere messa in primo piano ma si sa purtroppo non è così.