Leggerezza e superficialità sono due cose diverse.
È importante distinguere tra leggerezza e superficialità, in particolare quando parliamo di creazione di contenuti, quando ciò che pubblichiamo potrebbe essere interpretato a piacimento da chi ci legge.
Quando parliamo di “leggerezza”, ci riferiamo alla capacità di presentare idee e concetti in modo accessibile, semplice e piacevole. La leggerezza non implica una mancanza di profondità o serietà, al contrario, può essere un mezzo per rendere argomenti complessi più comprensibili e accattivanti per un pubblico più ampio.
D’altra parte, la “superficialità” implica una mancanza di profondità e riflessione. Contenuti superficiali spesso trascurano i dettagli cruciali o le sfumature importanti di un argomento, portando a una comprensione parziale o distorta.
Mentre la leggerezza cerca di rendere i contenuti più accessibili senza sacrificare la loro integrità, la superficialità tende a ridurre la qualità e la sostanza dell’informazione.
De Crescenzo diceva che “gli autori spesso tendono a scrivere più per i propri colleghi che per gli altri” ed aveva assolutamente ragione. Abbiamo paura che semplificare significhi banalizzare, rendere stupido mentre significa rendere leggero, fruibile. La sfida sta nel trovare un equilibrio tra la presentazione di informazioni accurate e dettagliate e la loro resa in un formato che sia comprensibile e interessante per un pubblico più vasto.
Semplificare non significa necessariamente banalizzare. Invece, si tratta di un processo di distillazione, dove l’essenza di un concetto viene preservata e presentata in un modo che è sia coinvolgente che informativo. Questo richiede una comprensione profonda del soggetto e la capacità di comunicarlo in modo efficace. Dobbiamo essere leggeri, non superficiali. Dobbiamo essere seri, non seriosi.
Questo è un promemoria per gli autori e i creatori di contenuti: mirare a una comunicazione che sia piacevole, che sia sostanziale, che inviti alla riflessione senza intimidire o escludere.