Ci sono alcune cose che contraddistinguono in maniera univoca i libri del “maestro del brivido”: le storie sono sempre strutturate su paure, oggetti e situazioni di vita/uso quotidiano, il filo narrativo è sempre abbastanza lineare ed incentrato sui protagonisti e, il nostro Stefano Re, ha un azzeccatissimo modo di soprannominare le cose.
A causa di un non ben definito “Impulso” tutti quelli che usano un cellulare si trasformano in pazzi-subumani-sanguinari ai quali manca persino l’uso della parola. Il mondo, così come lo conosciamo è finito, e i nostri prodi (non Romano) dovranno sopravvivere e cercare di domare la furia di quelli che Re chiama “i cellulati”.
E’ la cosa più bella del libro: i pazzi si chiamano “i cellulati”, i sopravvissuti che gareggiano di notte con auto velocissime attraverso i rottami sulle strade si chiamano “gli sprinter”, il fucile mitragliatore che trovano i nostri eroi e con il quale si difendono si chiama “taratatà” e così via…
Detto questo, è probabilmente il peggior libro di King: la storia nasce bene ma entra troppo presto nel vivo, senza lasciare il tempo al lettore di “conoscere” i personaggi, che di conseguenza assumono poco spessore. Il finale si svolge in maniera confusa e sopra le righe e nell’ultima pagina si rimane con l’amaro in bocca… o forse con il nervoso.
Va bene se uno non ha proprio nient’altro da leggere.
Confuso, violento, presuntuoso, splatter e prolisso.