Quante volte ti è capitato di sentire qualcuno dire, guardando un Picasso o arte moderna “beh, quello riesco a farlo anch’io”.
Il segreto di Picasso, non di uno scappato di casa qualunque eh ma di Picasso, era sfrondare ciò che c’è di buono per far emergere ciò che c’è di veramente figo. In una delle opere più celebri di Pablo Picasso, Le Taureau, possiamo osservare l’esperienza del maestro della creatività per vedere come la capacità di distillare un’idea abbia plasmato la sua opera.
Il genio di Picasso risiedeva nella sua straordinaria capacità di condensare e purificare il buono per rivelare l’eccezionale, era un maestro nel rimuovere il superfluo, nel tagliare “le distrazioni” per focalizzarsi sull’essenza della forma e del significato. Questa capacità di “sfrondare” non è soltanto una tecnica artistica ma è un principio filosofico che si traduce in un linguaggio (visivo, nel caso di Picasso ma vale per tutti i settori creativi) potente e diretto.
Riuscire a distillare complessità in semplicità, senza perdere la profondità del messaggio, è quello che distingue un’opera buona da una grande.
L’approccio di Picasso è uno spunto per riflettere su come la creatività possa essere alimentata dall’essenzialità e questo processo di raffinamento e di concentrazione delle idee è una lezione vitale per chiunque aspiri a fare una cosa molto semplice, ovvero comunicare in maniera chiara, limpida, cristallina.
Tornando all’inizio, quante volte ti è capitato di sentire qualcuno dire, guardando un Picasso o arte moderna “beh, quello riesco a farlo anch’io”. Ecco, se qualcuno dice ‘Questo lo so fare anch’io’, vuol dire che al massimo lo sa rifare, altrimenti l’avrebbe fatto per primo, diceva Bruno Munari.