Molti di voi sapranno che Barbareschi in questi giorni è in mezzo ad un curioso e poco simpatico caso di plagio o presunto tale, pericoloso non tanto per eventuali svolte legali ma di sicuro per la sua già compromessa immagine di uomo e di politico.
Barbareschi non è un amante della Rete, ha lottato con forza contro il download di file da Internet e non più di due mesi fa è stato bersagliato da tutto il Web italiano dopo aver detto che il suo stipendio di 23mila euro mensili non era dignitoso o sufficiente a fare una vita “normale”.
Bene, il furbacchione ci è cascato di nuovo, questa volta “rubando” le battute ad uno dei siti più letti (e più geniali) d’Italia, senza citarne la fonte, cosa che invece io faccio perchè non sono mica matto: spinoza.it
“L’accusa rivolta al deputato Pdl, da sempre accanito oppositore del downolad illegale e promotore di una discussa proposta di legge contro la pirateria digitale, è di aver usato indebitamente nel corso della serata alcune battute tratte dallo stesso blog, spacciandole per proprie. Gli utenti della community sono scatenati: «Poteva almeno mettersi una maglietta con il link» scrive crostaceoditerra. Gli fa eco malvas: «Barbareschi ruba le battute a Spinoza.it. Allora chiudiamo, non fanno ridere!».”

E mentre la Rete tutta si scatena per prenderlo in mezzo e per sputtanare le sue flebili difese, lui ha lampi di genio come questo: “cioè porto la rete dentro la televisione generalista, è ovvio con un guadagno, certo, io vengo pagato, per cui questo è naturale” al quale fanno eco su Metilparaben “Ah sì, è naturale? Cioè, se uno copia una canzone per ascoltarla commette un illecito, e se un altro ruba una battuta per guadagnarci no? Punto di vista singolare, non c’è dubbio.”

Io adesso aspetto solo una cosa, aspetto con ansia che su Spinoza esca un post su Barbareschi: se dovesse avvenire Barbareschi sarebbe finito, nell’immaginario collettivo del Web che ha sempre più peso, per i giorni a venire e forse anche per le generazioni a venire. Poi vediamo se si leva quel sorrisino del cazzo dalla faccia.