Era il 7 settembre 1998 quando Larry Page e Sergey Brin decisero di fondare Google, che da li a 10 anni sarebbe diventata l’azienda più grande ed influente del pianeta. Una potenza che fa tremare Microsoft. Un’impresa con diecimila dipendenti sparsi in dozzine di paesi dalla California all’India. Un colosso che in Borsa vale più di Walt Disney, Ford e General Motors messe assieme, ovvero trenta volte il New York Times. Il più grande collocamento azionario nella storia della Silicon Valley, l’ingresso al Nasdaq il 19 agosto 2004 con un valore iniziale di 23 miliardi di dollari. Quattro anni dopo il rialzo è del 420 per cento.
Ma come è possibile che un’azienda riesca ad arrivare a tanto?
Credo che una delle parti più interessanti della storia di BigG sia proprio quella che parte da Googleplex, la sede da dove inizia la rivoluzione del pianeta:
“Si può vagabondare per ore in questo villaggio-vacanze che è Googleplex, il quartier generale dell’azienda a Mountain View, nella Silicon Valley californiana.
Lo chiamano campus per la somiglianza con le facoltà della zona come Stanford e Berkeley, città-studi immerse nel verde e carezzate dal sole, dove la popolazione universitaria si sparpaglia a studiare sui prati.
A Googleplex l’atmosfera è perfino più rilassata e gaudente, la dimensione ludica sembra dominare. Nel parco centrale un gruppo di ragazze giocano a beach-volley sulla sabbia.
Camminando all’aperto costeggio una piscina; una sala-fitness coi tapis roulant e le tv sintonizzate su canali in tutte le lingue; dei tavoli da biliardo; il salone per massaggi; il coiffeur. Tutto gratis.
Design e decorazione del campus evocano un museo di arte contemporanea o il set di un film di fantascienza.
Le mense aziendali sono ristoranti Slow Food con menu agrobiologici. Il fondatore della ristorazione interna, il mitico chef Charlie, era il cuoco del gruppo rock Grateful Dead. Un manifesto annuncia un concerto destinato alla causa Free Tibet.
Nei bagni le istruzioni sono scritte in inglese, spagnolo, cinese, giapponese e hindi.
Giovani di tutte le razze chiacchierano amabilmente in piccoli gruppi, seduti ai tavolini di tanti bar all’aperto, sotto il sole californiano.
In realtà stanno lavorando. Lo capisci solo quando osservi i loro laptop e orecchi le conversazioni.
Non è in questo nirvana che ti aspetti d’incontrare i nuovi Padroni dell’Universo. Loro sembrano in perenne vacanza – e, se questo è il tecno-lavoro del Ventunesimo secolo, è il Giardino dell’Eden.
Qui stanno progettando il nostro futuro digitale, gli itinerari dei nostri pensieri, i percorsi dei consumi culturali.
Una volta alla settimana, nella grande sala dell’auditorium i dipendenti incontrano i due fondatori, i trentacinquenni Sergey Brin e Larry Page, per una sessione di “democrazia aziendale” in cui tutto è permesso: domande indiscrete, nuove idee, lamentele, critiche. Si può rivoltare come un calzino ogni progetto in cantiere. Una regola d’oro: ciascuno deve riservarsi il venti per cento del proprio tempo di lavoro “per fare qualcosa che gli piace”; è la ricetta dell’eterna creatività, il segreto per vivere in una fucina permanente di innovazioni.” repubblica.it
Chissà che qualche illuminato imprenditore italiano non veda cosa accade laggiù, non ne prenda spunto e non ottenga qualche brillante risultato… chissà.
è forse la vera anima di internet, che dopo la stampa a caratteri mobili è la più grande invenzione riguardo la comunicazione.
Solo che quando ti prende tra le sue spire e l’infinità di appliccazioni controllate da lui ti rende difficile sradicarti da tutti i suoi collegamenti.
ciao
Auguri GOOGLE. Che google sia diventato grandissimo mi lascia quasi indifferente, mi interessa molto di piu’ il loro rapporto con i dipendenti. Va bene che non sono metalmeccanici, pero’ ogni dipendente fra 5 anni sara’ un potenziale concorrente, ma loro se ne fregano, sapendo che in questo periodo ognuno di loro per google dara’ l’anima. Questo è un modo intelligente di sfruttare la testa, dare per avere. ciao belli
Domanda: siamo sicuri che questa sia una ricetta buona per tutte le salse? mi spiego: secondo voi sarebbe possibile applicare questa prassi a tutti i lavoratori del mondo (ergo: a tutta l’umanità)?
Secondo me no.
E mi viene piuttosto da pensare che se questi si possono permettere di vivere a quel modo, lo fanno a spese del resto dell’umanità.
non avevo dubbi.
a parte gli scherzi nessuno ha detto che è valida per tutti: prova ad applicarlo alla fiat di termni imerese se riesci.
dai nico è ovvio che è così, ma si fa per prendere esempio da qualcosa.
ok… rimani legato al tuo giogo e tira amico mio. tira.
No caro Nico, purtroppo questa non è una ricetta buona per tutti. Pero’ chi vuol imparare impari, tra le pieghe di questo sistema c’è qualcosa applicabile in tutti i settori e da tutte le aziende. Ma come sempre tu fai quello che dico e silenzio, altrimenti quella è la porta. Ciao belli (in particolare all’amico NICO)
Massì, lo so. I buoni esempi dovrebbero servire. Solo che sono schifato dall’andazzo; sono minimo 20 anni che (almeno in Italia) andiamo in dietro a botte di “riforme” bipartisan… e tu mi vieni a dire quanto è bella e brava Google.
Mi girano i coglioni.
falli girare amico mio. falli girare che fai aria a tutti in questa lunga estate calda.
e tra qualche giorno saremmo tutti sopraffatti dal buco nero….
Saremmo?
Se non che?…