E’ un periodo che ovunque mi giri, ovunque io tenda l’orecchio, si parla di meritocrazia per risolvere i vecchi problemi della nostra guasta Italia.
Ma siamo sicuri che vogliamo davvero la meritocrazia?
Pensateci: tutti dicono di volerla con forza, ma sappiamo bene che la grande maggioranza della popolazione italiana è composta da beoti-mediocri-parassiti che, se ci fosse una vera meritocrazia, non vivrebbero nemmeno.
Ma allora dove sta l’inghippo?
Sta nel fatto che tutti la vogliono ma probabilmente nessuno crede di poterne essere escluso… invece è proprio quello che accadrebbe.
Se ci fosse un sistema realmente meritocratico, la maggioranza della gente che oggi invoca il suddetto sistema sarebbe tagliata fuori da TUTTO.
Poi sorge un altra questione: chi deve decidere chi ha dei meriti, chi non ne ha e in base a cosa? La nostra classe dirigente? I nostri capi?
Ma se non facciamo che dire che i capi sono stupidi e la classe dirigente è composta da ladri.
Scusate ma io col cazzo che mi faccio giudicare da un subnormale che fatica ad infilare tre parole in italiano, solo perchè è un mio superiore.
Allora come la mettiamo? Ah è facile parlare… ma quando si arriva ai fatti le cose cambiano.
per meritocrazia non intendo la scalata dello stipendio a forza di benefit e nepotistiche manipolazioni del libro paga.
La meritocrazia specie in un’azienda con pochi dirigenti e proporzioni fra le forze lavoratrici, nasce dal basso, dall’assunzione e saranno quelli che adesso sono i tuoi superiori a riconoscerti meriti e capacità premiandole (sempre che le accetti) con mansioni di grado e livello superiore che implicano anche un impegno di responsabilità superiore.
Ma molti una volta raggiunti livelli più remunerati dimenticano che è sempre il piatto dove non ci devi sputare.
scusa l’aver scritto in seconda persona.
Alex
Guarda, è un argomento sul quale sto riflettendo da parecchio tempo, penso ci farò anch’io un post appena riesco a mettere in ordine le idee. Credo che spesso sfugga che l’applicazione della meritocrazia è condizionata DA CHI GIUDICA I MERITI. Ovviamente ognuno di noi pensa di essere bravo in qualcosa, ma è quando messo a confronto con gli altri che qualcosa cambia, e non sempre in meglio. Se per meritocrazia si intende “competizione”, per esempio, allora già non sono d’accordo sul termine, il significato è diverso, ma probabilmente il problema del “chiamare le cose con il loro vero nome” dovrebbe esere superato prima di esporre qualsivoglia slogan.
Questo è un bel quiz! In Italia la meritocrazia è inapplicabile. Siamo individualisti per eccellenza. La politica è corrotta, inaffidabile, se dobbiamo sistemare un paio di amici, creiamo un ente a doc. Per avere voti elargiamo pensioni a go go, in qualsiasi posto di lavoro entri con raccomandazioni, e se occupo un posto di lavoro in un ente, pretendi la tangente per ogni prodotto che entra o ese. Il pubblico è tabu’, Tutti dirigenti, e se uno lo licenzi perche’ si fa timbrare il cartellino, un tribunale lo riammette. Qui mi fermo, ne avrei tante da dire, noi viviamo nel paese dove tutti sono piu’ bravi, belli furbi, intelligenti e lavoratori di tutti. ED ORA APPLICA LA MERITOCRAZIA. Ciao belli
Hahahahah Rudy penso che il tuo capo sarà felicissimo di essersi sentito dare del subnormale che fatica ad infilare tre parole in italiano… Anzi gli mando un messaggio casomai gli fosse sfuggito… :-D
INFAME! :-D
Sono d’accordo con chi scrive sopra che la meritocrazia è difficilmente applicabile in Italia poichè chiunque di noi ricorrerebbe a sotterfugi pur di arrivare a qualcosa che normalmente non riuscirebbe ad ottenere. Non meno importante è che se tale principio venisse applicato, scomparirebbe completamente quel che rimane della Sinistra Italiana.
Non sono d’accordo con l’ultimo post.
Meritocrazia non cozza con sinistra. Anzi.
Non confondiamo la meritocrazia (premiare e far crescere chi lo merita e lo desidera) con il liberismo selvaggio (licenzio chiunque non sia Einstein, il premio per chi merita è un tozzo di pane a fine mese).
non sei d’accordo con l’ultimo commento, non con l’ultimo post. ci tengo a precisarlo.
infatti io sono d’accordo con te: meritocrazia non è un concetto di destra ne di sinistra. come “diritto” o “giustizia”.
non ci sono parti politiche per questa cose
la meritocrazia ci piace solo se applicata agl’altri…
siamo un popolo di mafiosi, ruffiani e raccomandati, basta con l’ipocrisia
oltre il 70% delle assunzioni avviene per “presentazione”…
la classe dirigente di questo paese rappresenta quello che la maggior parte degli italiani vuole…
il modello pedagogico più efficace è l’esempio…
Più che “pedagogico” il modello dovrebbe essere “gerontologico”, visto che la classe dirigente ha mediamente 97 anni.
Comunque io la meritocrazia l’accetto anche quando è applicata a me.
Sono conscio dei miei limiti. Nel bene e nel male.
hahahaha!! mo smetla!
sabato sera hai asserito di essere LA PERFEZIONE hahahaha
Certo! E’ per quello che non temo la meritocrazia… Posso solo guadagnarci!
he he he…
DA WIKIPEDIA :
La meritocrazia è una forma di governo dove le cariche amministrative, le cariche pubbliche, e qualsiasi ruolo che richieda responsabilità nei confronti degli altri, è affidata secondo criteri di merito, e non di appartenenza lobbystica, familiare o di casta economica.
MA DIAMINE NON E’ GIA’ IN ATTO IN ITALIA LA MERITOCRAZIA ?
IL NOSTRO PARLAMENTO NON E’ FORSE COMPOSTO DA DEPUTATI E SENATORI CHE HANNO QUESTI REQUISITI ?INFATTI NESSUNO LI HA ELETTI MA SONO STATI NOMINATI PER MERITO.
E CHE DIRE DEL GOVERNO : QUALCUNO DUBITA CHE VI SIANO MEMBRI NON DEGNI DEL LORO RUOLO ?
L’ITALIA OGGI NON E’ PIU’ UNA DEMOCRAZIA MA E’,FINALMENTE,UN MERITOCRAZIA.
SIETE CONTENTI ADESSO ?
ALLORA CHE CAZZO PROTESTATE !
Cari Amici, mi sono divertito ad assemblare le Vostre e altrui opinioni come in un puzzle ed è uscito fuori che:
in Italia pare improvvisamente scoppiata la moda della meritocrazia, ne parlano tutti, oramai persino qualche sindacalista illuminato.
Il buon Brunetta la definisce come base imprescindibile; la nuova capace Presidentessa dei giovani di Confindustria Federica Guidi nel Suo primo discorso a S. Margherita ha menzionato questa qualità ben oltre le venti volte; la valida Mercegaglia ricorre quasi giornalmente ad elencarla (televisione e quotidiani) come necessaria ed irrinunciabile virtù; i nostri politici, senza distinzione di colore, la elencano come punto cardine del futuro e quindi come una necessità inevitabile per uno stato moderno che sappia avvalersi dei propri talenti e delle proprie risorse umane, e poi scienziati, docenti, giornalisti e chi più ne ha più ne metta.
Per non parlare poi di come e quanto venga elencata nel mio settore e cioè il turismo, che essendo in fase di stagnazione o addirittura in quella di declino per alcune regioni italiane e quindi più bisognoso dei ‘meritevoli’, si arrivi ad aggregarla anche a discorsi turistico/sociali e di aiuto umanitario; indicando l’inevitabilità d’esserlo per apparire brava gente. Mi risulta esattamente l’opposto; la brava gente è per forza degna e in particolare chi ha raggiunto meritocratamente notevoli posizioni in settori, anche se non prettamente politici, è chiaramente apprezzabile e quindi si suppone debba essere considerato.
Personalmente, non potrei essere maggiormente d’accordo, se considero che questa è stata una delle ragioni della mia passata fuga dall’Italia; ma qui da noi?
Nel nostro paese, permettetemi di dirlo cari amici, si tende soprattutto ad eliminare ed allontanare quelli che vengono considerati o solo ritenuti meritevoli poiché un domani potrebbero toglierti il ‘careghino’, senza calcolare che è fonte di grande intelligenza e anche benessere personale il saper individuare i soggetti migliori; vedi Montezemolo con Marchionne, Gianni Agnelli con Romiti, Berlusconi con Gianni Letta, vedi, vedi, vedi…per non parlare del troppo passato, Vi tedierei.
Probabilmente questo avviene veramente ai massimi livelli, ma scendendo nella piramide organizzativa è sempre così ricercata la meritocrazia?
Ma si sta veramente inseguendo, in verità, il modello di una società-governo migliore come descritto da Platone con la sua giusta e saggia meritocrazia, o forse sta diventando addirittura una parola abusata, irritante, retorica?
Il successo, il prestigio, il potere si conseguono sempre ed esclusivamente in virtù delle doti, delle capacità, del curriculum e dei meriti personali?
Già perché, poniamo il caso che la parola meritocrazia venga erroneamente usata per descrivere che il proprio stato sociale è raggiunto attraverso la competizione, e dove quindi il criterio di “merito” può di fatto sparire a fronte della furbizia (qualsiasi persona scaltra vive infatti molto meglio, si erge ed è più ascoltato di un forse più meritevole cittadino, ma non certo per pregio, solo per competizione); quindi forse è meglio essere scaltri o concorrenziali che meritevoli…e questo era facilmente comprensibile anche perché la cultura italiana è nel complesso scarsamente orientata alla meritocrazia e l’efficacia nella cultura cattolica tende ad essere posta più sui valori di comunità e di solidarietà che su quelli di individualità e di merito, che sono più vicini alla mentalità, ispirata dalla religiosità protestante, del mondo anglosassone.
Ritengo che la questione del merito e della meritocrazia venga troppo spesso menzionata, elencata e affrontata con superficialità e soprattutto se applicata nella vita di tutti i giorni, che per quello che riguarda la mia breve esperienza in Italia e quella politica attuale, è una brutta parola che è meglio non dire.
Non ne abbiano a male coloro i quali si intravedono arrivati, nella scalata o in prossimità della meta perché certe considerazioni spettano a noi, popolo della base, senza la quale niente si assesta stabilmente; è un nostro diritto migliorativo.
Non ne abbiano a male quelli che si ritengono sprecati, inascoltati e a volte persino inutili o derisi, perché come spessissimo accade, la storia insegna e nel caso specifico ci tramanda che Winston Churchill fu un ottimo sostenitore della vera meritocrazia e così pure Ronald Reagan, presidente rimpianto da ogni buon repubblicano, fu di certo protagonista di questa svolta ideologica, e Galilei, Marconi… La compagnia è molto buona, ottima direi!
Anche loro ebbero non poche difficoltà a valorizzarne il concetto ma tennero duro e al fin della licenza solitamente si tocca…la storia la sappiamo!
Tutto questo unicamente per mia esperienza aziendale; a Voi quella politica!
Con stima
Luciano Ardoino
Caro Luciano, senza offesa, ma… si vede che fai il politico. Per dire che forse la parola è un po’ abusata e spesso utilizzata a sproposito senza dare seguito alle parole con i fatti, hai scritto 6 pagine.
Come non concordare nel merito, ma la sintesi… la sintesi cristo! E’ uno dei meriti che vengono riconosciuti con più facilità da chi comanda… il dono della sintesi.
Cominciamo a dare il buon esempio…
no, caro Nico, non sono affatto un politico.
Non che sia un’offesa, per amor del cielo, cercavo la distinzione tra due realtà che sono diametralmente all’opposto. Noi e gli anglo-sassoni e il settore piramidale di tutte le aziende che divergono dalla piramide statale.
Caro Nico, sono 40anni che parlo di qualità del turismo e sua meritocrazia. Ho usato, credo, tutte le possibili varianti per istituire questa priorità in Italia…come vedi anche con tante parole il risultato è uguale a zero. Quando ho cominciato usavo la sintesi (a mo di Bignami) ma credimi i risultati sono sempre stati pessimi nel nostro paese.
Mentre nelle altre nazioni è successo l’opposto.
Come lo spieghi?
Un caro saluto
Clientele, corruzione, baronaggio.
In presenza di un sistema basato su quanto sopra, la meritocrazia è e rimane un’utopia.
Forse la domanda giusta è: perchè l’Italia è terra di clientele, corruzione e baronaggio?
Ma la mia risposta sarebbe lunga e opinabile.
Giusto caro Nico,
clientele, corruzione, baronaggio e quant’altro di veramente sporco.
Tu però sicuramente useresti molto del tuo tempo per fare in modo di eliminare, nel contesto, la parola utopia. E’ forse lo stesso mio tempo che cerco di dedicare per valorizzare la meritocrazia? E’ importante la meta o il come ci si arriva. Personalmente e forse anche ingenuamente non mi arrendo e non parlo per me ma bensì per qualche centinaio di migliaia di persone che si sono viste scavalvare a causa della partitocrazia o per la lunghezza della lingua altrui abituata a leccaggi produttivi e infiniti.
Da piccolo ho sempre disprezzato chi otteneva un qualche cosa con le lusinghe o altro, mentre da adulto e responsabile lavorativo ho continuato a disprezzare chi cercava di lusingarmi o altro per ottenere maggiore considerazione. Il risultato nell’attuare la giusta considerazione solo verso i più meritevoli è stato, credimi caro Nico, valido sotto tutti i punti di vista, anche per coloro che avevano iniziato con la lingua lunga.
Sempre un caro saluto.
Caro Luciano, credo che il miglior modo di innestare il cambiamento sia il buon esempio.
Vale più di un milione di parole.
Se è vero quanto scrivi, e non ho ragione di dubitarne, ti faccio i miei complimenti e un grosso in bocca al lupo.
grazie!
luciano