Non so quanti di voi sappiano cos’è il Cohousing e cerco di spiegarlo in due parole così come è spiegato sul sito ufficiale: “Il cohousing non è un utopia ma l’esperienza quotidiana di migliaia di persone in tutto il mondo che hanno scelto di vivere in una comunità residenziale a servizi condivisi.
Il cohousing nasce in Scandinavia negli anni 60, ed è a oggi diffuso specialmente in Danimarca, Svezia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone.
Le comunità di cohousing combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi (micronidi, laboratori per il fai da te, auto in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini…) con benefici dal punto di vista sia sociale che ambientale.
Tipicamente consistono in un insediamento di 20-40 unità abitative, per famiglie e single, che si sono scelti tra loro e hanno deciso di vivere come una “comunità di vicinato” per poi dar vita – attraverso un processo di progettazione partecipata – alla realizzazione di un ‘villaggio’ dove coesistono spazi privati (la propria abitazione) e spazi comuni (i servizi condivisi).”
Siccome è uno stile di vita quasi del tutto sconosciuto in Italia e del tutto sconosciuto (per quanto ne so) a Ferrara, mi faccio veicolo divulgativo visto che la cosa mi pare essere ottima sia a livello sociale che ambientale… e forse anche economico.
Ecco la mail che mi ha fatto conoscere “il fenomeno”:
“Ciao, siamo un gruppo di famiglie ferraresi: alcune giovani coppie, molti bambini, diversi single… un gruppo intergenerazionale. Alcuni di noi si conoscevano già perché coinvolti nel G.A.S. Cittanova di Ferrara, ma quello che ora ci unisce è soprattutto il desiderio di realizzare uno stile di vita diverso attraverso l’acquisto di immobili vicini con spazi comuni e area verde.
Sono alcuni mesi che cerchiamo case adeguate, ma in questo momento sentiamo anche il bisogno di allargare il gruppo, confrontarci e acquisire competenze diverse.
Cerchiamo quindi famiglie ferraresi che si riconoscano nel valori del co-housing e, adesso o in futuro, siano interessate a questo stile abitativo, caratterizzato da forti valori ambientali e sociali .
Potete vedere tutto quello che abbiamo fatto finora nel blog : http://gas-cittanova.blogspot.com/.
e iscrivervi alla mailing list : http://groups.google.it/group/cohousing-ferrara .
Informazioni e chiarimenti anche alla mia mail : alidanepa11 [at] gmail.com”
Una nuova ed interessante forma sociale da tenere sotto la lente d’ingrandimento, specie in un momento di crisi e fermento come quello che stiamo vivendo.
Oserei dire che e’ ottimo sotto certi aspetti, un po’ meno sotto altri !! Ma la vera domanda che mi viene da pormi e’: Siamo veramente pronti ed evoluti ,al punto di non travisarne la reale destinazione d’uso, per una convivenza di questo tipo???
@ cristina:
Bella domanda in effetti.
Non conosco bene la cosa e quindi parlo in maniera congetturale, ma mi pare che i rischi di “derive” di una cosa simile possano essere due e cioè uno e la costituzione di una sorta di “comune” in stile anni 60/70 e l’altro la ghettizzazione che potrebbe venirsi a creare se la cosa venisse mal interpretata.
Poi vi è anche un altra sfumatura: a Milano la cosa viene fatta ed è considerata di nicchia, quindi è molto costosa ma anche snaturata.
Mah, onestamente non so… mi piacerebbe sentire qualche esperto.
@ Rudy Bandiera:Hai centrato il punto !!! Potrebbe essere una sottile sfumatura a trasformarla in un’arma a doppio taglio !! La vedo comunque piu’ semplice, ma realistica, realizzata al sud piuttosto che al nord !!
…secondo me alla fine diventa una cosa d’elite perchè è costoso. Immaginate di abitare in un “super-condominio” dove le spese da condividere, oltre alla pulizia scale tipica, sono altre decine: dall’asilo nido con lo stipendio per la maestrina, alla cura degli spazi comuni, dalle spese “edili” per la costruzione di quanto serve al giardinaggio. Boh… l’idea è bella, ma la vedo di difficile applicazione.
Anche il problema dell’alienazione che comporterebbe non e’ da sottovalutare !! La faccenda e’ complessa su due fronti, quello dell’esborso economico e il risvolto sociale e psicologico !!!
…beh, per l’alienazione forse è peggio un condominio da 15 piani alla periferia di Milano, che un co-housing a FE… Quanto ai risvolti psicologici… te Cristina non è che vivi in co-housing, no? :)
@ Nico:Cio’ che hai detto e’ volato su in alto,ma talmente alto da colpire un satellite,di rimbalzo e’ volato giu’ a fionda e mi ha colpito in fronte mentre mi stavo appisolando guardando la nascar !!!Domando:come ti puo’ venire in mente una domanda cosi??? Io semmai starei su di un eremo desolato e remoto !! Sempre a patto che ne sia rimasto uno !!!!
Ne parlavo in modo generico ed impersonale !!!! Dovessi esprimere un personale giudizio in merito al co-housing potrei solo dire Brrrrr che paura !!!!!!! Ma ho altrettanta paura che sia meglio tenerlo per me !!!!
Fossi in te Rudy ne approfitterei: metti in condivisione la clio e il frizzoro e chissà mai che ogni tanto ti capiti di guidare l’auto decente di qualcun’altro e di bere del vino di qualità :D
Sollecito l’opinione di Farneticone su cohousing…
Ho paura che per riavere farneticone si dovra’ attendere parecchio !!!!! Ho paura che le sue reliquie giacciano sulla soglia del “FLUID”esalanti e fumanti
Io ho avvelenato tutte le gardenie dei miei vicini, così imparano a piazzarle nel pianerottolo… L’altro giorno ho pure bucato il pallone dei ragazzini di quello del piano di sotto, odio le urla e schiamazzi, odio il condominio se avessi i soldi comprerei una casa con 12 metri di fossato attorno!
Cristina mollami!
@ farneticone:Ok !
Forse il co-housing funzionerebbe coniugandolo con forme di scambio di beni e servizi che già si stanno diffondendo: per esempio, su 20-40 unità abitative ci sarà qualcuno che sa fare dei lavori di piccola manutenzione; si può scambiare gratuitamente una capacità pratica con un servizio utile tipo le pulizie o il baby-sitting o il giardinaggio. E’ più facile organizzarsi con i Gruppi di Acquisto Solidale: le famiglie sono vicine e chi si incarica di comprare i prodotti li può distribuire subito. Certo si rinuncia ad un po’ di autonomia… e non si può pensare che si vada d’accordo sempre…
Ciao, leggo oggi con curiosità i commenti sul cohousing, personalmente ho dei dubbi sulla mia reale capacità di viverci ma sono anche consapevole di dover approfondire e non farmi confondere dalle prime paure o luoghi comuni che si affacciano, dovrei toccare con mano o perlomeno informarmi per farmi davvero un’idea. Il CoHousing ha mille sfumature dalla Comune a forme molto soft di condivisione con spazi personali… di certo il confronto col vicino non si può sfuggire ma penso che possa vivere di forme più umane rispetto all’avvelenamento delle gardenie o l’alienazione che si può vivere oggi in certi condomini.
Curiosare, mollare gli ormeggi e vedere dove si arriva.
Buon viaggio ai curiosi :-) abbiate pazienza con gli irosi bucatori di palloni avvelenatori di gardenie, hanno qualche problemino in più della media direi :-)
@ Mariagrazia: Hai centrato il punto! Io di cohousing me ne occupo “a tempo perso” da quasi tre anni e trovo davvero che possa essere la soluzione ideale per chi voglia vivere senza egoismo, con impegno e responsabilità e nell’amore del prossimo. Certo che è difficile. Ad oggi, dopo un bel po’ che ci rifletto su, ancora non ho trovato una dimensione per questo mio ideale, ma sono sicuro che il tempo mi darà ragione.
io credo nel “gruppo”,nell’energia e nella sinergia che produce. Quando ,qualche anno fa,ho letto i primi articoli sul cohousing ,mi sono entusiasmata e continuo a pensarla così. Mi piacerebbe avere notizie su esperienze vissute e una “mappa dei casi” nel centro italia;qualcuno ne ha?
@ nicoletta:
Io non so come aiutarti, mi spiace. Spero che qualcuno, passando di qua e leggendo, possa darti delle dritte.
ma non esiste non può esistere, ma non siamo ancora riusciti a decentrare gli uffici pubblici, bisogna prendere un giorno di ferie per andare all’ anagrafe. Gli spazi per l’ infanzia sono dislocati a casaccio, tocca svegliarsi alle 5,00 per portare i figli all’ asilo e ora si vuole riproporre il co-housing. Già perchè il progetto è cosa vecchia sotto altri nomi e in altre forme ma con esiti sempre negativi e ora si vorrebbe saltare il problema urbano creando una città nella città a me sembra un controsenso e comunque non è roba da italiani non ci siamo ancora ripresi dallo spopolamento della campagne