Due giorni fa ero in una scuola elementare a tenere una lezione introduttiva sulla programmazione a bambini di quinta elementare. Ho iniziato con le domande: “Pensate che i computer siano intelligenti? Credete che le intelligenze artificiali (come Alexa) siano intelligenti?”. La risposta unanime è stata “sì”, ed è qualcosa su cui riflettere.
Questa che hai appena letto è la breve ma evocativa esperienza che mi ha raccontato un amico, ovvero alla domanda se i ragazzi definiscono le IA intelligenti la risposta è sì.
Da un lato non sorprende, le chiamiamo intelligenze artificiali, ma dall’altro apre un nuovo scenario: è chiaro ai bambini, ma ovviamente non solo a loro, che dall’altra parte non c’è un’intelligenza, un essere senziente che “tiene a te” e davvero in grado di capire i tuoi problemi?
l tema della “antropomorfizzazione” dei sentimenti verso le macchine non è banale: se ci affidiamo a una IA per risolvere i nostri problemi -cosa che sento fare con relativa leggerezza- è probabile che non si risolvano i nostri problemi e che se ne abbia uno bello grosso con la realtà.
O forse le macchine servono proprio a farci sentire, o a fare sentire alcuni di noi, meno soli?