NFT sta per Non-Fungible Tokens, dove la parola chiave è l’aggettivo Non-Fungible. Un bene non fungibile è un bene non sostituibile, o meglio, un bene la cui eventuale sostituzione comporta una variazione di valore.
Per esempio, io posso possedere un quadro di Picasso oppure una sua fedelissima copia, identica in tutto e per tutto, ma anche se nessuno fosse in grado di carpire le differenze la copia rimarrebbe una copia ed il suo valore non sarebbe mai pari all’originale: mancherebbe la storia, l’unicità e la primigenia dell’opera ed il suo valore sarebbe immensamente inferiore anche se del tutto identica.
La tecnologia NFT di fatto trasporta lo stesso principio nel mondo digitale ovvero una sorta di “certificato” che attesta l’autenticità di un oggetto a sua volta digitale come un’immagine JPG, un file MP3 o addirittura un tweet.
Il token non fungibile certifica che quella “cosa” è stata prodotta da quel tale autore, in quella data, non è replicabile e ne traccia e certifica i passaggi di proprietà appoggiandosi alla blockchain, ma questa è un’altra storia.
Qualche settimana fa ho fatto un post in cui spiegavo come “crearli” il che è di una semplicità strabiliante, ma per quello che riguarda il loro utilizzo ci sono molte questioni aperte, a mio avviso.
Si possono usare per cose innovative, ad esempio nell’associazione ACAREF della quale sono testimonial stiamo pensando di utilizzarli in cambio delle donazioni, come “premio” per avere donato alla ricerca, ma stanno nascendo anche tante altre forme di utilizzo, come ad esempio l’acquisto di servizi.
Se compro qualcosa come un giornale digitale in forma di NFT, un’immagine che rappresenta -o meno- un’opera d’arte, un biglietto per un evento di qualche tipo o il suono di un ginocchio che scrocchia (ho registrato le mie ginocchia che scrocchiano rendendole NFT) i soldi come vengono gestiti-dichiarati?
Sappiamo che i wallet possono essere ubicati ovunque nel mondo e se non utilizziamo un sistema di “scambio” come Coinbase ad esempio, che è legalmente equiparato ad una banca quindi le transazioni sono tracciabili, possono essere messi persino in una “chiavetta” e, anche, non dichiarati.
Come dico spesso, da un punto di vista umano e legale siamo in piena “singolarità tecnologica” ovvero il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani e, soprattutto, delle normative che regolano il nostro mondo.
Avete degli esempi di utilizzo originale degli NFT in ambiti semmai poco conosciuti?