C’è un motivo FONDAMENTALE per cui non è bene pubblicare foto di bambini sui social, ed è antropologico ed educativo, più che tecnologico.
Se come genitori iniziamo a pubblicare in loop i nostri figli sui social, i suddetti cresceranno con stampato in testa il concetto in base al quale la loro immagine è stata condivisa e quindi “utilizzata” da altri senza il loro esplicito benestare.
Cresceranno quindi con l’imprinting educativo secondo cui la loro immagine non è di fatto loro, se altri (i genitori) l’hanno usata senza chiedere il permesso quindi, di conseguenza, loro non si sentiranno “culturalmente” tenuti a chiedere il permesso per utilizzare e condividere immagini di terzi, quando saranno adulti.
L’educazione digitale deve partire, come ogni forma di educazione, dagli educatori:
non ci possiamo lamentare se i ragazzi faranno qualcosa che, di fatto, hanno imparato dai nostri comportamenti.
Spesso dico che per la prima volta nella storia dell’umanità l’educazione la dobbiamo insegnare prima ai genitori che ai figli… mi riferisco proprio a cose come questa che vanno al di là di tutti i rischi annessi e connessi alla condivisione di foto di pargoli che, a mio avviso, sono sopravvalutati rispetto al rischio negativo di impatto culturale.
Sono un divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
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