Il bello di fare il mio lavoro è che la stessa cosa può essere trattata più volte, in mille modi diversi senza mai ripetere le stesse cose.
Fare quello che quelli bravi chiamano storytelling, raccontare il mondo dei social, della tecnologie e dell’innovazione è per sua natura qualcosa di estremamente fluido e in continuo cambiamento: una cosa vera adesso non lo è più domani e una cosa che in questo momento è ferma domani corre. Quindi lo stesso soggetto può essere trattato più volte et in particolare uno ovvero l’educazione, educazione che in digitale si chiama netiquette:
La netiquette è un termine che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello di lingua francese étiquette (buona educazione). È un insieme di regole che disciplinano il comportamento di un utente di Internet nel rapportarsi agli altri utenti attraverso risorse come newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email in genere. Il rispetto della netiquette non è imposto da alcuna legge.
La netiquette è la buona educazione online, nulla di più.
Ora, visto che il mondo dell’online è nuovissimo e visto che non esiste uno storico sui cui basarsi, la netiquette è in continuo cambiamento: qualche anno fa non aveva senso, per intenderci, capire come ci si comporta “bene” su Whatsapp perché semplicemente non c’era Whatsapp, quindi il tutto ha bisogno di un continuo rinnovamento.
Io online ci vivo, sono una persona di sensibilità media e empatico al punto giusto quindi, grazie a nulla più che la mia esperienza, mi sento giustificato nel dare qualche norma di comportamento da tenere nel mondo della Rete anche se qualcuno potrebbe pensare che non ho i titoli per farlo.
Vero, per altro, ma NESSUNO li ha. Quindi, forte delle 42 Leggi universali del Digital Carisma mi ci metto io a dare delle regole, ecco ;)
Di post sulle norme di comportamento ragionevoli ne ho scritti diversi, eccone alcuni:
– Social network netiquette: l’educazione al tempo dei social
– Educazione online tra netiquette e mondo reale
– Il galateo delle chiamate cellulari. #Netiquette del nuovo millennio
– La netiquette delle e-mail: il rispondi a tutti
– Come NON fare email marketing. #netiquette
– Educazione su Twitter e secondo teorema sui social network
Una cosa che ancora mi mancava, da trattare, era effettivamente la chat, quella bizzarra e frammentata forma di comunicazione che sembra sempre debba morire ma non muore mai, anzi si evolve e cresce.
I giovini su Whatsapp parlano tantissimo, messaggi vocali a gogo, ma quelli che non sono giovanissimi si mandano ancora un sacco di robbba scritta e questa robbba secondo me deve avere delle regole.
Perché mi sono messo in testa questa cosa?
Perché scrivere in una chat NON è come scrivere “normalmente”
Non possono valere le stesse regole perchè non è lo stesso campo da giuoco. Quindi ecco quelle che penso debbano essere le norme da chat, la netiquette da chat, Whatsapp in particolare
Punto a fine frase
A questo ci tengo da matti. Il punto alla fine di una frase, se subito dopo si spedisce la chat, NON ci vuole. Il punto va bene solo in mezzo a due frasi all’interno della stessa chat. Non si dovrebbe mai concludere una chat con il punto perchè è troppo secco, in un dialogo non avviene, sarebbe come non ammettere repliche.
Ricordate NON è un libro, è una chat, un dialogo. Si usa nei libri, sui giornali ma la chat è un discorso tra persone ed è bruttissimo. Chiudete con nulla, oppure ovviamente con un esclamativo, interrogativo o emoticons.
Emoticons
C’è chi mi ha detto di soffrire di una idiosincrasia nei confronti degli emoticons. Forse è vero, io non ne soffro e penso siano FONDAMENTALI per la comunicazione in chat. In chat si chiacchiera, si discute, ci si confronta e spesso, senza faccine, non si capisce il senso della frase.
Ricordate il quinto teorema dei social? “L’ironia, sui social media, spesso non viene percepita”.
Ecco, l’unico modo per passare tutto quello che passerebbe parlando, anche parte della mimica e della fisicità, è usare quelle dannate faccine. Queste, per dire ;)
Punti esclamativi et interrogativi
Per molti la punteggiatura o è oscena o superflua. Non la usano. C’è genti che scriveno “a che ora” senza punto interrogativo. Bene, anche se si capisce il senso la frase deve essere completa per non irritare il prossimo, per non sovraccaricarlo di cose alle quali pensare tipo “cosa avrà voluto dire?” e perchè SERVONO. Semplicemente, servono.
Chat spezzate
Ci sono persone che per mandarti un ragionamento, un concetto, utilizzano 100 chat. Tipo:
ieri sono poi andata
dove ti dicevo
ho visto
il tipo
ed è ancora in forma
ma io
non ci penso più
Ma scusa, cazzo, come mai non scrivi
ieri sono poi andata dove ti dicevo, ho visto il tipo ed è ancora in forma ma io non ci penso più
Sarebbe stato più comprensibile, chiaro e soprattutto non mi sarebbe vibrato il telefono 7 volte ma solo una con conseguente calo di stress da parte mia. Disabilitate il “spedisci il messaggio con l’invio” e fate messaggi completi, o almeno non inviate ad ogni parola, vi prego.
Al momento non me ne vengono in mente molti di più ma una cosa mi sento di dirvela, dal cuore: disabilitate le notifiche perchè le notifiche di App e di social network sono il male di questo decennio. Liberatevi,
decidete VOI quando andare a leggere qualcosa, non fate decidere ad altri per il vostro tempo
non permettete ad altri di interrompervi, anche senza volerlo. Siate padroni del vostro dannato tempo che ne abbiamo tutti poco ed è terribilmente prezioso!
Ad maiora.
Grazie ai fotografi Elisa Piemontesi e Lorenzo Lucca che hanno la pazienza di seguirmi et fotografarmi con perizia, ironia et cura della mia personcina.
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Le 7 regole per vivere online | Rudy Bandiera | TEDxBologna