Non so se lo sapete ma da qualche giorno Equitalia, l’istituzione più amata dagli italiani, è presente su Twitter per informare e non per dare assistenza, come dice la stessa bio del’account:
Account ufficiale di Equitalia. Il Profilo ha scopo informativo e non di assistenza diretta
I 4 febbraio del 2015 sono sbarcati nel social più cinico del mondo con questo tweet:
Da oggi Equitalia è su Twitter per aggiornarvi sui servizi e sull’attività del Gruppo http://t.co/6O3bDGERLT
— Equitalia (@equitalia_it) 4 Febbraio 2015
Ovviamente cosa succede, sotto ai tweet di Equitalia? Che si scatenano un po’ tutti, in un modo o nell’altro: chi si incazza, chi fa dell’ironia, chi fa il cinico (tipico, sempre più spinto e a mio avviso sempre più arrogante atteggiamento twitteriano), chi dice che non gliene frega un cazzoh,
chi addirittura augura la morte in massa a chi lavora per EQ.
L’esempio che segue non è certo l’ultimo ma è indicativo di quello che accade:
Posso capire e tollerare tutto ma se c’è una cosa che invece non digerisco sono quelli che augurano il male alle persone perché facenti parte di qualcosa. Che colpa ne ha l’impiegato di Equitalia se la stessa è strutturata per il recupero crediti, spesso a ragione e molto spesso su persone disperate?
Che colpa hanno quelli che lavorano li, dipendenti stipendiati?
Sarebbe come augurare la morte agli operai FIAT perchè un nostro amico ha avuto un incidente in macchina.
Roba da deficienti, completi.
E poi, e termino con questa apologia, staremmo davvero meglio se a quelli che lavorano a Equitalia pigliasse un brutto male? Questo migliorerebbe la nostra situazione?
Capisco la frustrazione ma
io non ho mai augurato la morte al capotreno o al controllore o al pulisci bagni di Trenitalia perchè i treni sono SEMPRE in ritardo.
Ripeto, è un atteggiamento del tutto idiota.
In ogni caso Twitter non è di certo il luogo più ragionevole del mondo: l’ho sempre amato molto come social (e lo amo tutt’ora), ma con il tempo è diventato un ricettacolo di meschinità, ironia grottesca, patetiche poesie, cinismo e battutacce.
Un luogo dove commentare la TV spazzatura per sentirsi migliori della TV stessa.
Ovvio che non è tutto così, per carità, ma la struttura stessa di Twitter, che impedisce o in ogni caso limita le discussioni per mancanza di caratteri inseribili, fa spazio ad atteggiamenti quantomeno mitigati in altri luoghi sociali, come ad esempio Facebook.
Non che su FB ci stia il gotha, anzi, ma l’atteggiamento sul social blu è generalmente diverso da quello che si tiene su TW.
Ora, viste queste due considerazioni che presumo abbiano fatto anche a Equitalia,
era proprio necessario andare su Twitter con un account informativo?
Mi spiego: se come Trenitalia, o Wind, o Fastweb ad esempio, facessero attività di assistenza, anche se minima, allora avrebbe un senso e lo capirei, ma così non è solo un luogo virtuale in cui raccogliere frustrati, incazzati, rabbiosi e mediocri battutisti?
Non lo so che cosa abbiano pensato a Equitalia, avranno fatto di certo i loro conti, ma quello di cui invece sono certo è che
NON esiste un obbligo legale o morale di stare sui social, non ce lo ordina il dottore.
Twitter è un mezzo straordinario ma ha delle caratteristiche molto precise e distinte: penso se ne debba prendere atto nel momento in cui si inizia ad usarlo, sempre che non ci si diverta ad essere bersaglio di odio, in pubblico e in modo indifeso, ma non credo questo rientri nei piani di nessuno.
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