Avete ma sentito parlare di transumanesimo? Io ho da poco finito di leggere “Inferno” di Dan Brown e con il transumanesimo mi sono fatto una testa così.
Il transumanesimo o transumanismo (abbreviato con H+) è un movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l’invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana. (Wikipedia)
Si tratta in pratica, dell’utilizzo della tecnologia e del progresso per il raggiungimento di una razza “superumana”, una razza che sia successiva a quella alla quale apparteniamo oggi.
Bene, adesso passiamo alla domanda successiva: sapete cosa significa Intelligenza Artificiale?
Riporto dal mio libro “Rischi e opportunità del Web 3.0”
Con il termine di Intelligenza artificiale, spesso abbreviato in IA o in AI nell’anglofona forma, si intende la capacità di una macchina, presumibilmente un computer, di eseguire e portare a termine ragionamenti e funzioni che sono ad appannaggio della mente umana.
Un computer che pensa, ragiona, soffre, gode, elucubra, anticipa, quantifica. Una macchina che, da un certo punto di vista è senziente: Hal 9000 di “2001 Odissea nello spazio” per capirci, o Skynet di Terminator. (…)
La domanda fondamentale, alla quale ad oggi non abbiamo una risposta, è: le macchine possono pensare?
Esistono due scuole di pensiero separato, in risposta alla precedente domanda, e sono le seguenti:– Intelligenza artificiale forte
Secondo questa teoria un computer sufficientemente potente e correttamente programmato potrà (o potrebbe) essere dotato di intelligenza del tutto non distinguibile dall’intelligenza umana.
L’idea che sta alla base del concetto è semplice: ragionare non è nulla più che calcolare. Il pensare è il calcolo complesso.
Quindi una macchina si, può potenzialmente pensare.– Intelligenza artificiale debole
La seconda teoria sostiene che una macchina non sarà mai in grado di eguagliare il cervello umano, del quale potrà solo e soltanto emulare i comportamenti e simulare i processi cognitivi, senza comunque mai arrivare ad una piena “coscienza”.
La macchina sarà sempre una macchina, per quanto complessa, e non potrà pensare.
Ottimo, adesso che abbiamo in mente questi due concetti veniamo al punto.
interviene sull’argomento intelligenza artificiale anche il Future of Life Institute (FLI), un’organizzazione di ricerca con sede a Boston di cui tra gli altri fanno parte Jaan Tallinn (co-fondatore di Skype) e il fisico Stephen Hawking. Il gruppo ha pubblicato una lettera aperta in cui si chiede ai ricercatori di concentrare il proprio lavoro non solamente sul rendere l’intelligenza artificiale più versatile e funzionale, ma anche di massimizzarne i benefici per la società. In altre parole, si suggerisce alle realtà impegnate nell’ambito della IA di focalizzare la propria attenzione sull’esigenza che le tecnologie sviluppate facciano esattamente (ed esclusivamente) ciò per cui sono state concepite. (fonte)
Jaan Tallinn e Stephen Hawking, non due coglioni qualsiasi, esprimono delle perplessità verso l’ascesa irrefrenabile delle intelligenze artifiziali e del loro uso nella vita comune.
Elon Musk (Tesla, SpaceX… un altro che non è proprio un coglione) nei mesi scorsi ha manifestato tutta la propria preoccupazione, dichiarando che senza un adeguato controllo la situazione potrebbe sfuggire di mano entro pochi anni, arrivando a rappresentare una vera e propria minaccia per l’intero genere umano.
Lasciando da parte i toni apocalittici e concentrandoci sul problema VERO, anche Google ha istituito una sorta di commissione etica per definire quali possano essere i confini tra quello che è consentito e quello che non lo è.
In pratica, cosa sta succedendo?
Succede che le grandi aziende che PRODUCONO tecnologie e gli scienziati che ne studiano le ricadute, si stanno rendendo conto che
siamo vicini al momento che in gergo tecnico viene definito la “singolarità”
ovvero un punto, previsto nello sviluppo di una civilizzazione, dove
il progresso tecnologico accelera oltre la capacità di comprendere e prevedere degli esseri umani.
Di fatto si tratta del punto in cui quello che ci accade attorno supera la capacità di capire quello che ci accade attorno.
Le strada che abbiamo davanti sono sostanzialmente due e mai, mai nella storia l’umanità si è trovata davanti a un bivio simile. Da una parte abbiamo il transumanesimo nella sua declinazione tecnologica, ovvero come succede nel film “Trascendence” con Deep, il trovare una strada per evolverci a un gradino superiore (senza diventare “bizzarri” come Deep nel film) e dall’altra soccombere a una tecnologia che ci supera in intelligenza et intuito.
Cosa succederà in futuro? Come al solito, dipende da noi.
La velocità con la quale evolvono le macchine è molto ma molto superiore rispetto a quella a cui ci evolviamo noi, il nostro cervello seppur potentissimo non “muta” in fretta quanto la tecnologia quindi è verosimile pensare che le macchine ci potranno raggiungere e superare. Quindi?
Quindi quello che dobbiamo sempre tenere presente è il centro di tutto, ovvero l’uomo: ogni cosa deve essere fatta per migliorare la vita delle persone e per rendere la stessa dignitosa, lunga, sana e soddisfacente.
La vita di OGNUNO deve essere dignitosa, lunga, sana e soddisfacente.
Ogni cosa che viene pensata, inventata, supposta o immaginata deve tenere conto di questi quattro fattori INDELEBILI e imprescindibili: la vita deve essere dignitosa, lunga, sana e soddisfacente.
Se vengono rispettate da tutti queste variabili fondamentali, anche da chi pensa, progetta e struttura l’AI, non dobbiamo avere paura di niente.
Dobbiamo vigilare, tutti insieme, perchè questo sia il nostro futuro e dobbiamo sensibilizzare tutti ad essere vigili insieme a noi. Non sono cose da nerd… ne va del nostro futuro.
PS: grazie a Fabio di Venosa per avermi fatto scoprire questa lettera.
Sono un digital coach, un docente e un TEDx speaker: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
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