Quinta edizione dei Tawards andata. Dopo due a Riva del Garda, una a Milano e una a Rimini è stata Bologna, per la prima volta all’aperto e in Piazza Maggiore, ad avere ospitato quella che di fatto è diventata la manifestazione di amanti di Twitter più importante in Italia.
Come ogni anno ci sono e ci sono state migliaia di polemiche, migliaia di critiche, migliaia di complimenti e migliaia di compiacenti sorrisi. Come ogni anno voglio che sappiate la verità, perchè il Web è anche questo. Esprimerò La Verità per punti, come si confà ad un blogger che la sa lunga.
La lista delle Verità.
- I voti sono falsi
Vero, verissimo. Non solo sono falsi ma gli organizzatori hanno ottenebrato le menti di migliaia di persone attraverso l’uso di scie chimiche per condurre le votazioni in una direzione compiacente per trarne, è ovvio, ENORMI ritorni economici.
- Credono di rappresentare il mondo di Twitter
Beh ecco, no. A mio avviso crediamo di rappresentare solo ed esclusivamente le persone che vengono alla manifestazione. Non esiste una presa di posizione totale e globale sulle genti di Twitter. Chi vuole viene chi non vuole sta a casa sua.
- Non siete andati nei trending topics
Questa mi fa impazzire. In effetti non so se ci siamo andati, ho avuto il telefono spento tutto il giorno e come me molti altri. E’ un evento in piazza, pieno di gente e di amici, in cui si mangia, si parla e si beve. Ho detto, in cui si mangia, si parla e si beve… non ho detto in cui si twitta.
Si, se non siamo andati in TT è normale, fisiologico e giusto.
- Quelli che c’erano hanno parlato bene quelli che non c’erano hanno parlato male
Tipo festa delle medie, no? Se ci sei ti piace, se non ci sei dici che è una cacata. Beh, il mondo è sempre stato fatto così eh.
Cito un tweet di GCilli che ho particolarmente apprezzato:
“Da parte di chi è ai #TA14 vedo foto di gran sorrisi e divertimento. Da chi non c’è tweet sarcastici. Boh, secondo me stanno meglio i primi.”
- La mortadella cosa c’entra con Internet?
Ah niente! Vai a chiedere a Ferrari cosa c’entrano gli antivirus del computer, per dire. Quindi se si fa un evento si devono avere sponsor solo legati alla tematica dell’evento. Ok, ne prendo atto, quando Ariston era sponsor della Juve che ha vinto tutto non aveva capito un cazzo.
- Gli organizzatori lucrano su quest’evento
Si, un sacco. Siamo fottutamente ricchi!
- Ci sono altre manifestazione alternative
Verissimo, ci sono, anche se a dire il vero NON sono manifestazioni. Fare una cosa in Piazza Maggiore con centinaia di persone è una manifestazione, twittare da casa NON è una manifestazione. Ma in ogni caso questo è vitale e bellissimo: più ti copiano più hai vinto.
Per quello che mi riguarda in tutto questo, conta una sola cosa:
le persone che sono venute, TUTTE, si sono divertite. Le genti rideveno, RIDEVENO capite?
Molti di quelli che non sono venuti si sono dispiaciuti e alcuni hanno rosicato. Ci sono quelli che si sono incazzati, quelli che non mi cagano mai ma saltano fuori solo per rompermi le palle per i TA e quelli che se ne sbattono alla grande. Tutti, sono tutti da rispettare, ma solo una cosa ha valore, ha valore il fatto che chi c’era è stato bene.
Questo è tutto per un evento.
Come ogni anno prima dell’evento dico “questo è l’ultimo” e come ogni anno dopo l’evento dico che “non vedo l’ora di farne un altro”. Ci vediamo al #TA15. Promesso. (chi vuole, eh).
PS: Cito un passaggio della mail di un ragazzo che ieri ci è venuto a trovare, che dice più di tutto il mio post:
Spesso persone così professionali sembrano distanti da essere inarrivabili e “disturbarbili”, quindi uno ci rinuncia in partenza.
Invece ieri ho trovato un ambiente spettacolarmente friendly, tanto che pareva d’essere a casa, dal divano dove twitto.
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“Rischi e opportunità del Web 3.0”
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