Ci hanno convinti che siamo tutti meglio di tutti gli altri, ci hanno convinti che siamo migliori in qualcosa se non in molte cose. Ci hanno convinti che saremo i vincenti, saremo quelli che sfonderanno, ci hanno convinti che siamo fichi, che siamo degli “speciali” che siamo i più intelligenti, i più veloci, i più abili.
Ci hanno convinti che perdere non esiste, che la competizione è più importante di tutto, che il gregario è, per sua natura, un perdente.
Ci hanno convinti che non possiamo arrivare secondi perchè se arriviamo secondi siamo i primi dei perdenti, come dice quel becero esempio che è Briatore.
Ci hanno convinti che la collaborazione è roba da sfigati, che la competizione è sana perchè porta ad eccellere, perchè chi eccelle tira la volata a tutti gli altri.
Ci hanno convinti che tutti, ma proprio tutti, abbiamo un posto nella storia e che nessuno di noi è destinato all’oblio, a non diventare qualcuno.
Tutte queste convinzioni ce le hanno messe in testa anni di educazione al consumo e al capitalismo sfrenato ed insano, anni in cui il mondo non aveva limiti di crescita, anni in cui il mondo non aveva limiti morali.
Ci hanno messo in testa queste cose perchè sembrava giusto, creando così una società che non è solo competitiva, ma è brutale, agguerrita, violenta. La competizione si è esacerbata fino a diventare il male, perchè mutata e diventata qualcosa di diverso.
Il Web ha amplificato tutto questo, rendendo quello che prima era una “corsa al Grande Fratello” una fatto normale: la guerra dei like, la micro-fama, la voglia di “farcela” senza sapere fare nulla, ma solo perchè ci hanno detto che DOBBIAMO farcela.
Dobbiamo iniziare a cambiare direzione, se vogliamo migliorare: dobbiamo iniziare a dire ai nostri ragazzi che il perdere con dignità è un valore, che il fallire non è morire e che senza i fallimenti non potremmo migliorare mai.
Dobbiamo pensare che il mondo del Web collaborativo è un valore intrinsecamente superiore al successo personale, perchè non può esistere un successo personale in un mondo fatto di macerie morali. Il Web di domani, il Web Potenziato e il Web 3.0 saranno la nostra speranza e la dobbiamo cavalcare.
In definitiva, quello che dobbiamo fare è imparare che non siamo tutti speciali, che non tutti “ce la faremo” e che non farcela non è una sconfitta ma la normalità. Dobbiamo imparare che lavorare insieme è meglio che lavorare per schiacciare gli altri.
La normalità non è il male, la normalità è normale: tentare di migliorare noi stessi e la nostra posizione è normale, lottare è normale, accanirsi e sentirsi migliori per partito preso no, non lo è.