Ho avuto la fortuna di avere visto il film prima della vittoria dell’Oscar, quindi non “inquinato” da retaggi patriottici o estasi nazionalistiche. Ho guardato il film per vedere il film e basta.
Quello che succede dopo una visione come questa, o almeno quello che è successo a me, è di essere pervaso da un senso di inadeguatezza: ho pensato di non essere abbastanza intelligente e soprattutto non abbastanza colto per poter cogliere la raffinatezza della pellicola. Mi sono poi accorto di avere ragione.
Ho anche pensato che è un film -e anche su questo avevo ragione- che ti rimane dentro e sul quale rifletti per i giorni a seguire. E’ un film che decanta, che rimane li fermo sul fondo.
Il primo quadro mentale che mi è passato nel cervello è stato che La Grande Bellezza è uno straordinario affresco di una società decadente (la nostra) e un dolcissimo elogio alla semplicità. Un film che comunque non riguarderei e che non mi ha emozionato.
Se queste cose sono senz’altro vere, quello che ho letto dall’amico Roberto Marsicano su Facebook mi ha fatto molto riflettere e capire che… non avevo capito molto.
Non è il film su Roma, ma sulle anime morte che la abitano, costrette a essere degli zombie (come la suora) per la doppia imposizione del non dover pensare, pretesa dalla Chiesa e dalla burocrazia sabaudo-papalina. Sorrentino è stato veramente cattivo nel dipingere con pochi attimi il becerume della classe media, la vacuità di Milano (la scena con la Ferrari), la classe intellettuale che vive prostituendosi al PCI (la bandiera rossa sul pube della performer) e la piccolezza delle cultura (la nana che dirige un giornale). E poi la botta finale: il mafioso che dice (a Roma) che è lui che ci fa campare con i soldi del narcotraffico (scena che ovviamente, nessuno commenta mai).
Beh, questo è francamente il più bel quadro del film che io abbia letto fino a oggi. Un quadro che mi ha fatto dire, dopo una breve riflessione “cazzo è vero!”.
Un quadro che fotografa delle cose sulle quali non avevo riflettuto ma che sono verissime, sacrosante e che, illuminate da un nuovo punto di vista, vere.
Dopo avere letto queste parole il film assume, a mio modo di vedere, una luce tutta diversa: questa è la dimostrazione che sui social, parlando e soprattutto ascoltando, ci si può davvero auto-formare.
Anch’io l’ho voluto vedere prima del marasma mediatico. Resta il fatto che è privo di sceneggiatura, come molti film (soprattutto italiani) degli ultimi anni. È sempre più frequente vedere film bellissimi in cui però manca una storia, un filo conduttore, una trama. Personalmente lo trovo un capolavoro di regia e di fotografia (anche se la fotografia è aiutata dal soggetto, Roma è un miracolo di bellezza) quindi per me l’Oscar è sacrosanto anche se il film non mi è piaciuto. Si, perchè io questi film senza una storia, senza trama, fatti a episodi più o meno legati fra di loro, mi fanno schifo, non mi dicono nulla e non mi lasciano nessun ricordo, senza contare che spesso non hanno un finale e io non sopporto i film che ti lasciano in sospeso e il finale lo decidi tu. Il mio è un discorso più ampio, nel senso che ormai manchiamo di sceneggiatori, non c’è più fantasia e si vanno a cercare storie realmente vissute oppure si costruisce un ottimo film sul niente.
Monica Moretti ha scritto:
questa sono parole sagge. Molto.
Ne ho parlato anche io sul mio blog (vabbè, ne abbiamo parlato tutti, in effetti) de La Grande Bellezza, non parlando però davvero del film. Perché quel che mi ha disturbato è stato il chiacchiericcio dei politici, che ringraziavano e parlavano di orgoglio italiano, e della nostra grande creatività. Come se avessero dei meriti. Vorrei dire loro che il film ha vinto NONOSTANTE le loro leggi (che di cultura non si occupano, perché, assurdo in un Paese con tante risorse artistiche come il nostro, la cultura non si mangia ), che il popolo è creativo NONOSTANTE i loro nepotismi, e che sarebbe più giusto e sano che fosse il singolo che ce la fa a ringraziare il suo Paese, e non il contrario.
Se devo essere sincera, i post di noi comuni cittadini pro e contro il film mi hanno fatto sorridere. Ma è bello sapere che da questi post nasce anche una sorta di formazione.
Io trovo che il film sia molto bello, ma anche noioso. Penso che questo sia un mio limite, perché trovo noioso anche il mostro sacro Fellini. Ma adoro Pasolini, che non è che sia un allegrone.
E penso che non è vero che non ci sia una trama, perché ogni pezzo di vita è una trama, ma che vorrei tanto che il prossimo film bello italiano fosse un film di antascienza, o in costume, o un fantasy.
Come si fa a non commentare questo thread? Il vero Oscar sta qui, bravo Rudy.
Se poi dovessi commentare davvero il contenuto, inizierei con la frase-tipo di quelli che commentano le recensioni ai film/libri attaccando con questo incipit:
“Premesso che non ho visto il film….”
e poi via a raffica.
Io li adoro.
@ Nicola Palmarini: ah, ma io adoro te, vedi che la cosa è reciproca? ;)
Grazie Nicola