Il termine “condivide et impera” è di certo una della cose migliori partorite dal mio cervello (e adesso anche un libro), se non l’unica. Cosa significa?
Significa che, al contrario di quanto sostenuto dai saggi latini in ottica di guerra e controllo del potere e del territorio, nel mondo del Web 2.0 e più ancora in quello del Web 3.0, la condivisione è al centro di tutta una attività di personal branding e di affermazione personale ed aziendale.
Ma cosa vuol dire condividere? Secondo Treccani significa spartire insieme con altri. Spartire, capite?
L’equivoco secondo me, in ottica social ma non solo, nasce proprio da quello che ognuno di noi intende per spartire con gli altri.
Il problema del nostro mondo è che molti, moltissimi e molte aziende, pensano che condividere si riferisca solo e soltanto alla propria roba. Ai propri contenuti, ai propri prodotti, alle proprie idee, ma in realtà non è così che deve funzionare.
Condividere vuol dire spartire con gli altri anche quello che E’ degli altri. Vuol dire prendere l’altrui contenuto, l’altrui idea o modo di pensare e condividerlo con i nostri contatti, quindi avvalorarlo.
Condividere vuol dire investire tempo e risorse e impegno nel trovare qualcosa che ci piaccia, prenderlo sotto l’ala dei nostri pulsantini sociali, e condividerlo verso le persone che si fidano di noi.
Condividere, in definitiva, è dare fiducia e mettersi in gioco.
Qual è invece la realtà di gran parte di quello che vediamo e viviamo tutti i giorni? La realtà è che ognuno produce per se e vorrebbe (spesso vuole ed alcune volte pretende) che gli altri condividessero, aggirando tutta la parte riguardante il “io condivido le cose degli altri”.
Questo avviene per tutti, ma soprattutto in ottica aziendale. Le aziende hanno il TERRORE di condividere qualcosa che non è da loro prodotto, come se fosse un modo di fare “pubblicità” ad altri?
Il risultato è che ognuno spara fuori le proprie cose, soltanto, chiedendo agli altri di condividerle, configurando un atteggiamento che non è più di condivisione ma di puro e semplice spam.
Io ho una serie di siti dei quali seguo i feed: sono tanti ma non tantissimi, diciamo che sono circa una cinquantina. Chi c’è in questi feed? Ci sono i siti che io, semplicemente, ritengo credibili. I siti dei quali mi fido, i siti i cui contenuti anche se non in linea con quello che penso, sono contenuti veri. Giusti. Corretti. In una parola, di nuovo, credibili.
Ci dobbiamo tutti mettere in testa, noi individui e le aziende, che condividere le cose prodotte da altri, le cose di qualità e credibili, è il primo passo perchè anche le nostre cose, quando sono di qualità e credibili, vengano ricondivise.
Io ho un’agenzia che si occupa di social media e di formazione, quello che fanno altre decine e decine di agenzie in Italia, come Ninja Marketing, Web in Fermento o Marketing Arena ad esempio. Questo dovrebbe impedirmi di condividere il contenuto di qualità che viene prodotto sui loro siti perchè ho paura di dare visibilità ai loro canali? Assolutamente no!
Se scrivono qualcosa di utile ed interessante sarà mia cura e mio interesse divulgarlo, per mantenere alta la qualità della produzione dei miei canali sociali. Se condivido cose di qualità le persone mi premieranno, e se le cose non sono mie mi premieranno ancora di più perché do loro un servizio a prescindere dal mio tornaconto.
Tutte le mattine io apro i feed, leggo le notizie che reputo interessanti e le pubblico, aumentando la mia credibilità, perchè alzo il livello delle mie condivisioni e l’attenzione nei miei confronti.
Dobbiamo smettere di pensare che gli altri debbano condividere le nostre cose mentre noi non condividiamo le cose di nessuno se non le nostre. Dobbiamo smettere di chiedere agli altri di condividere quando noi siamo i primi a non farlo.
Quid pro quo. Dare per avere. Spartire insieme con altri. Questo è condividere.
Il resto è spam.
Sono un divulgatore digitale, #TEDx speaker e Co-founder di NetPropaganda: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
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Le 7 regole per vivere online | TEDxBologna | Rudy Bandiera
Giustissimo caro Rudy!
Mi permetto di aggiungere un piccolo spunto culturale: la condivisione online va anche “ufficializzata” con un’opportuna licenza aperta, ad esempio una Creative Commons, che aiuta a gestire non solo la condivisione, ma anche i termini della stessa (uso commerciale, citazione dell’autore, persistenza della condivisione, ecc.). Una condivisione, in assoluta buona fede, ad esempio su un social network può altrimenti essere ostacolata dai termini di servizio che non garantiscono la possibilità di utilizzo a terzi dei contenuti pubblicati.
Su twitter non faccio altro. Condivido una sola volta, la mattina, il post di uno dei miei 2 blog. Il resto condivido post altrui, di altri blogger, copywriter, scrittori, social media manager e altro.
Ma queste sono cose che fanno i liberi professionisti, perché non ingabbiati in una politica aziendale stretta e a senso unico. Io non sono un’azienda e non ho politiche interne.
Io ho una filosofia: gli altri copywriter e blogger sono miei colleghi, anche se hanno più clienti di me io do loro spazio.
La tua idea, di aumentare credibilità spartendo con tutti il sapere di altri, l’avevo già apprezzata quando ne parlò, in altra forma, Chris Brogan. La sua frase “Share Everyone’s Brilliance As Often As Possible” puntava proprio su questo: condividi i grandi contenuti altrui e anche tu sarai visto come un grande.
Non siamo solo ciò che scriviamo, ma anche ciò che condividiamo. Anche se prodotto da altri.
Daniele ha scritto:
Me la tatuo.
@ Giovanni Longo: quoto in pieno.
L’idea mi piace e sul condividere i contenuti degli altri non lesino mai.
Quoto anche io Giovanni Longo: sto costruendo una piccola sezione del mio sito dedicata al codice e la prima cosa che ho fatto è stata inserire nel footer il riferimento alla Licenza Creative Commons (CC BY-SA 3.0 IT).
Eh, Rudy, fosse così semplice ! Sono d’accordo con quello che dici, stai parlando con la regina della condivisione, io condivido e basta perchè non pubblico nulla di mio personale, pertanto condivido tutto quello che mi sembra interessante, che mi piace, che mi fa ridere, ecc. Diverso è il mio comportamento sui profili aziendali. Non succederà mai che Chanel condivida l’ultimo spot di Versace, posso essere d’accordo con te che dalle collaborazioni nascono cose eccelse ma la realtà è diversa e la famosa concorrenza è spietata. Sarebbe assurdo che io condividessi post della mia concorrenza e probabilmente mi troverei in cerca di un nuovo lavoro alla velocità della luce. Una settimana fa ho condiviso un video su una nostra attrezzatura postato da un neozelandese che era stato visto da più di 24000 persone, il mio titolare me lo ha fatto cancellare solo perchè adesso quel neozelandese compra dalla concorrenza, vuoi venire tu a spiegargli che non è così che funziona ?
@ Monica Moretti:
no, non voglio venire io :) Ma non penso mica che i miei potenziali clienti comprino da Marketing Arena piuttosto che da me. In effetti ci sono casi e casi: se vendo rubinetti, non pubblicizzo i rubinetti della concorrenza sulla mia pagina, quello no di certo
Che temerario ! :-D Se mai dovesse finire questa cavolo di crisi te lo porto a far conoscere. Si, certo, è una minaccia, così in diretta, nero su bianco. ;-) @ Rudy Bandiera