Oggi voglio dare spazio a Francesca, con un articolo che, a mio modo di vedere, porta in luce un curioso paradosso: chi fa della comunicazione un mestiere, non è libero di comunicare come vorrebbe.
Non so nemmeno cosa ho scritto, quindi meglio dare voce alla brava e bella Francesca, e a Benedetto… che poi tanto Benedetto non è ;) Da qua, lascio spazio a loro che hanno scelto anche le foto. Questo blog è una comune!
Articolo scritto da Francesca Borghi di Your Smart Agency – yoursmartagency.it
ATTENZIONE: Foto in evidenza ad alto contenuto “irriverente”… #socialcosi che si divertono ;)
Il titolo e l’inizio del post sono volutamente provocatori perché vorrei conoscere come la pensi.
Che tu sia un esperto di Social Media, Web, Comunicazione oppure semplicemente una persona, proprio come me.
Non dirmi che sei sorpreso di scoprire che anche i #socialcosi, quelli che condividono contenuti utili, che curano la comunicazione dei Brand e che lavorano on-line sui Social Media, amino divertirsi e alla fine siano essere umani, persone comuni insomma.
Ti vedo che stai scuotendo la testa e borbottando “Certo che lo so…”
In questi ultimi giorni ho visto cose (cit) che però mi danno da pensare l’esatto opposto.
Due esempi e poi alcune domande per te.
1- La foto sul profilo di Rudy Bandiera che è stata segnalata da un contatto e poi rimossa dall’entità suprema di Facebook. E’ nata per gioco, per uno scherzo fra amici ed è finita a schifio. Leggi qui.
2- La foto sul mio profilo Facebook, condivisa quindi fra amici o presunti tali, in cui partecipo ad una lezione di Pole Dance e che mi ritrae semplicemente “seduta” su un palo.
Bada bene che ritengo non sia provocante, che non mostra parti intime, né tanto meno è offensiva.
Si tratta solo di una lezione, di uno sport che spesso viene scambiato per Lap Dance, ti lascio un link che ti fa capire meglio invece di cosa si tratta se dovesse interessarti:
https://www.youtube.com/watch?v=ktr_HZs1JUM
Ecco, questa foto innocente ha scatenato alcuni commenti che mettevano in dubbio la mia professionalità e serietà.
In entrambi i casi mi sono chiesta: ma noi professionisti del web possiamo davvero condividere il nostro divertimento oppure dobbiamo arrivare a filtrare anche questo?
In ogni post, in ogni commento, in ogni condivisione stiamo sempre attenti a non offendere la sensibilità, a risultare comunque professionali ma al tempo stesso umani.
Ci auto-filtriamo continuamente, in ogni situazione, ma seriamente siamo costretti a censurare anche il divertimento?
Divertimento inteso come cose belle, innocenti, come una presa in giro fra amici o una giornata di sport.
Ovvio che per noi (ma alla fine per chiunque) il personal branding è qualcosa di prezioso e da curare sotto tutti gli aspetti ma non ti sembra che si stia portando un po’ tutto all’eccesso?
E’ normale che ai miei clienti, titolari di Azienda, consiglio sempre di non postare foto “compromettenti” come ad esempio la loro presenza ad un festino dove sono ubriachi marci e stanno facendo cose irripetibili. Non fa bene a lui e non fa bene al Brand.
Ma se lo stesso titolare fosse allo stesso festino e facesse qualche foto con un bicchiere di birra in mano insieme agli amici, dovrebbe per caso avere il timore di ricevere qualche commento non troppo carino?
Sempre tutti pronti a criticare, con il dito puntato, sull’attenti per esultare del fallimento di un collega, per minare la professionalità: mi auguro che sia solo una percezione o che non si sia realmente a questi livelli.
Durante le mie riflessioni mi sono confrontata (ancor prima di scrivere questo post) con un caro amico, nonché #socialcoso, nonché collaboratore, nonché uno dei protagonisti della foto di apertura ed ecco di seguito il contributo di Benedetto “BenKenobi” Motisi:
“Il problema vero è la continua corsa al #fail altrui: dato che il lavoro langue e le abitudini sono dure a morire, troppi “professionisti” del settore passano l’intera giornata lavorativa pronti a tirare fuori l’errore altrui e a creare il caso virale con la soddisfazione che gonfia l’ego (ma lascia la pancia ugualmente vuota) del “lui/lei ha fatto una cappellata”.
Per poi tutti pronti a esultare se Obama si fa una foto in birreria perché “è uno di noi”. Purtroppo fa parte dell’umana indole, a quanto pare: un DNA a metà fra la moglie del reverendo LoveJoy (qualcuno pensi ai bambini!) e la voglia da Miley Cirus di trasgredire per farsi vedere.
In tutto questo bailamme il confine lo segna l’approvazione, non più l’atto in sé. La sublimazione delle storiacce da college anni ’80. Tutti vogliamo essere approvati, ma se sei la ragazza degli addobbi occhio a metterti il vestito buono per la festa: ti sfotteranno.
In soldoni, da ciò emerge solo una cosa: brucia i troll e segui il buon senso, Bilbo. Ti porta più lontano di tutti questi draghi da computer e nani della “vita reale”, un altro concetto inventato da un nano sbucato dalla montagna, sicuro. (p.s. io comunque amo i nani, odio gli elfi).”
Ben è sul pezzo e dà una sua visione ed io a questo punto chiedo a te che leggi un confronto.
Con il tuo commento mi aiuterai a identificare il confine fra ciò che è lecito postare e ciò che non lo è perché mina il personal branding.
Pensi che i #socialcosi possano divertirsi oppure è peccato?
Rudy ti ringrazio per l’estrema disponibilità che dimostri ogni volta e per lo spazio prezioso che mi hai dedicato!
Mi sono tenuta il pomeriggio “libero” per poter seguire il post e finalmente dare risposta ai miei dubbi :)
Ringrazio anche Geometra, Davide Morante e Benedetto Motisi per avermi dato l’opportunità di usare questa foto che è troppo cool e che si lega perfettamente al post.
Ah prima o poi aperitiviamo, sappiatelo!
Grazie in anticipo anche a chi commenterà.
@ Francesca:
ma figurati, lo sai che per me è un piacere!
Ma grazie a voi due entrambi medesimi *_*
Ad ogni modo io propongo salsiccia, birra e canti nanici.
Il tuo divertimento Francesca, così come quello di Rudy, di Benedetto e di tutti i #socialcosi è sacrosanto, non fate nulla di male se non essere voi stessi, mostrare la parte “vera” di voi e di conseguenza essere più umani, non solo un avatar, non solo un faccino stampato da qualche parte. D’altra parte è vero anche che la “notorietà” vi costringe ad essere più esposti di altri, una persona che ce l’ha fatta, una persona che sta lavorando e lavorando bene mentre tutti gli altri arrancano, crea invidia e l’invidia è una sentimento orribile. Quando mostrate la vostra quotidianità improvvisamente diventate vulnerabili, mostrate anche il lato debole di voi. Personalmente trovo bellissimo il vostro modo di condividere e di non prendervi mai troppo sul serio, ma si sa, l’autoironia è un pregio di pochi. Come diceva qualcuno che ne sapeva più di me: non ti curar di loro, guarda e passa.
@ Monica Moretti:
Monica quasi quasi mi tatuo la frase “Non ti curar di loro ma guarda e passa” così da poterla vedere ogni giorno e provare magari a farci una risata sopra.
Grazie per il tuo prezioso consiglio.
Bel post,le foto altrettanto,questo si che è social,oltre al lavoro dietro c’è divertimento,amicizia e simpatia.Siete tutti cool.
Si parla di aperitivi,salsiccia,birra e canti.
Vi propongo e vi invito ad una serata estiva in Sicilia.Non ve ne pentirete.
Concetta.
@ concetta:
Ciao Concetta,
che piacere leggerti!
Yes dietro agli avatar ci sono persone comuni e reali e tu hai già avuto modo di sperimentarlo.
La Sicilia non è proprio dietro l’angolo ma assolutamente da valutare: fra buon cibo, sole, mare e bella gente!!!
A prestissimo
Ciao!
Che bello vedere così tante persone conosciute on e offline immortalate in un’unica foto.
Io sono per #divertimentoSIgrazie . Anche io sono sempre stata reticente nel diffondere informazioni attinenti la mia vita personale nel web, ma di recente l’ho fatto. Ho vissuto un’esperienza talmente coinvolgente e unica, che ho voluto imprimerla in modo indelebile nei “bite”; un’esperienza che ha visto fondersi i miei interessi personali con la mia personalità pubblica e social (sì, rientro tra i #socialcosi ). E’ stata meravigliosa la riconciliazione dei due miei “me”, quello pubblico e quello privato: è stato quasi come un riconciliarsi con se stessi, il mettere in luce un Mister Hide, di cui in realtà non mi vergogno, in quanto non ho nulla da vergognarmi. Mi sono divertita, ho praticato uno sport, ho sfidato me stessa e la forza di gravità e ho conosciuto dal vivo delle belle (soprattutto dentro) persone: divertimento genuino, puro.
E così ne ho voluto parlarne nel post che ho pubblicato :)
Premesso che anche io come Benedetto amo i nani e odio gli elfi e sono disposto in ogni momento a scapicollarmi ovunque per un’ottima serata all’insegna di salsiccia, birra e canti nanici…
…ognuno di noi ha diritto di fare quel che ritiene più opportuno, che io sia o meno un socialcoso. Il problema fondamentale sta nell’invidia, perchè probabilmente tutti vorrebbero essere dei social cosi. Purtroppo, però, per essere social così tocca farsi il mazzo, lavorare a lungo nel tempo e avere competenza, costanza, estro e personalità.
Quindi se non si può essere dei punti di riferimento online, dei socialcosi, cosa si può fare? Minare chi lo è… e come si fa se non si hanno le competenze per attaccare i socialcosi sul profilo tecnico? Si attacca il malcapitato socialcoso sul profilo personale, appigliandosi anche alla piccolezza più insulsa.
I profili social sono pieni di foto di ogni genere e tipo. Quelle citate sopra sono immagini normalissime, nulla di osceno o diverso da quanto si vede nelle pagine di chiunque.
In più, i socialcosi che mostrano scene della loro vita quotidiana, a mio dire, dimostrano di essere persone umili e che non si sono montate la testa con le loro migliaia di follower, mi piace, ecc.
Quindi viva la libertà di espressione (nei limiti ovvio) e viva anche i socialcosi che non hanno paura di divertirsi ;-) …chi ha troppa invidia e vuole criticare, prima o poi si stancherà di farlo (almeno si spera).
@ Francesca:
Complimenti Francesca,
Sei stata chiara,, incisiva ma non offensiva.
Queste caratteristiche contraddistinguono i professionisti che, come te, in maniera trasparente esprimono le proprie opinioni mettendosi in gioco.
Avere il coraggio di esporsi alle critiche non è da tutti.
Chi invece esprime giudizi gratuiti sulle persone tende invece a non esporsi per evitare di essere criticabili. Troppo facile e poco professionale. ..
Ciao Francesca,
posso gridare allo scandalo?!!!
OMG! Una professionista che fa sport, ride e si diverte! I social-cosi che sorridono e condividono foto “imbarazzanti” sui loro profili personali! Io non so cosa vi sia saltato in testa e perchè non vi dedichiate a postare foto di teneri gattini coccolosi sulle vostre pagine aziendali!
Ok, ora che ma “bigotta-me” si è sfogata, posso parlare liberamente e dire quello che penso:
la malizia è negli occhi di chi guarda.
Siamo tutti esseri umani e di conseguenza poliedrici, abbiamo un lato lavorativo che deve essere impeccabile e in linea con la nostra professionalità e poi abbiamo il lato personale che non deve intaccare assolutamente la nostra reputazione lavorativa.
Se mi presentassi in mutande da un cliente o ubriaca, allora si che la mia reputazione real e web risulterà compromessa e di conseguenza il brand e il personal branding vanno a “farsi friggere”. Ma se nel mio lavoro sono una persona corretta, che svolge i suoi compiti e si rapporta con i clienti in maniera consona, cosa c’è di male nell’essere una persona vera e genuina nella vita privata e nei rapporti interpersonali con gli amici?
E poi te l’ho scritto anche su twitter: sei una figa! Puoi fare la pole dance e metterti il tutù nel tuo tempo libero, ma nel lavoro hai le palle quadrate e tutta la stima dei tuoi clienti e colleghi.
Secondo me non è un problema di possibilità di divertimento quanto di strategia comunicativa. Alla base della comunicazione ci sono sempre tre fattori: canale, mezzo e codice.
Il canale che utilizzate voi socialcosi è principalmente quello ottico (foto e testo) ed in alcuni casi acustico (video e audio). Il canale ottico, purtroppo ha una pecca ossia è trasmette una comunicazione istantanea che può lasciar libero spazio alla fantasia sia pre-foto che post-foto. Ma non è questo il problema vero e proprio
Il mezzo, ovviamente, sono i social quindi assimilabile alla comunicazione classica dei media. Non è questo il problema: leggere un post, un blog equivale a leggere un articolo di giornale.
Ne resta uno: il codice distinto in verbale, non verbale e paraverbale.
Essendo una comunicazione “istantanea” quello che scrivete o le foto che postate utilizzano o possono utilizzare un codice non compreso da chi legge / osserva e scatenate i codici non verbali mentre tralasciate completamente i restanti due
Un video aiuterebbe meglio perchè è qualcosa di dinamico, in evoluzione ed utilizza tutti e tre i codici quindi più facile per chi legge da decodificare.
La foto da te postata e bannata da Facebook poteva trasmettere un codice ben diverso da quello che tu stesso volevi trasmettere; c’è chi ha visto un foto hard perchè compariva un seno nudo.
A me personalente, vedendo la foto e senza considerare il commento, ha fatto pensare alla cannabis: forse perchè il mio codice abbina gli hippy o simili all’uso degli spinelli.
Forse, se chiedi risposta ad uno scandinavo, lui la vedrà un bagno in sauna in totale libertà.
La foto postata da Francesca di lapdance (sempre senza leggere il commento) apre infiniti orizzonti sia su quello che ha fatto prima di scattare la foto sia su quello che farà dopo lo scatto.
La posa è provocante quindi si aprono scenari che rasentano la foto hard (benchè vestita) perchè se la immaginano poi in un locale di lapdance cono tanto di abbigliamento.
Se magari si fosse fatta fotografare al palo come fosse quello di una fermata dell’autobus, si potevano aprire scenari da squillo.
Le foto sono sempre un coltello a doppia lama: se non si vuole correre il rischio di essere maldecodificati meglio un video o una serie di fotogrammi perchè riducono lo spazio di immaginazione e il sistema di decodifica.
Ciaaa
Ma certo che sì, nei limiti della decenza s’intende. In entrambi i casi che hai citato non vedo malizia, ma in rete si sa girano molti pervertiti. Basta vedere due cosce che subito scoppia la gogna mediatica. E’ l’altra faccia della medaglia: online, nell’anonimato di un avatar, ci si sente tendezialmente più protetti e, quindi, anche più liberi di “attaccare” e offendere. Ciao a tutti.
Ahhh. per la cronaca sono Arnaud
Ciaaa
@ Simona:
Ciao Simona che bello leggerti!
Ho condiviso con te quell’emozione e mi sono già complimentata per il post :)
Vergognarsi di cosa? per essersi divertite?
Arrivano commenti poco simpatici, guarda, passa e sorridi come in tanti mi hanno giustamente fatto notare nei loro preziosi commenti.
A presto :)
@ Andrea:
Quoto ogni singola parola Andrea e ti ringrazio di cuore per il tuo commento.
Invidia, brutta roba, sui social e nella vita di tutti i giorni.
A questo non c’è soluzione o meglio sì… tagliare i rami secchi!
@ Paolo Fabrizio:
Grazie Paolo,
sai che stimo e che ti voglio bene quindi il tuo parere era importante.
Penso che anche questo faccia parte dell’essere umili e dell’aver voglia di confrontarsi.
Sono contenta di aver trattato un argomento che potenzialmente poteva scatenare l’inferno in maniera simpatica al tempo stesso professionale.
You Rock Guy :)
@ Silvia Cariello:
Silvia BOOM :)
Grande! E’ proprio così che ti conosco: schietta, sincera e simpatica, tutto allo stesso tempo.
Ed è proprio così la professionalità si vede nelle cose che fai per i tuoi clienti, con i clienti e i risultati che si ottengono.
E che sarà mai bersi una birra in compagnia? (o una coca cola nel mio caso ;))
@ Marco:
Ciao Marco,
giusto così per puntualizzare è pole dance ;) e sopra la foto c’era anche una spiegazione bella chiara.
Però sì hai ragione, agli occhi di chi guarda può scatenare reazioni differenti e magari io non ci vedo nulla di male mentre qualcun altro sì.
Ma questo veramente può minare la professionalità?
Ho fatto anche un video ma ho deciso di non postarlo visto alcuni commenti alla foto perchè pur trattandosi di danza sempre vicino ad un palo stavo… ed ecco che la mente di qualche uomo avrebbe fatto voli pindarici.
Mentre eravamo ad una lezione con un’insegnante meravigliosa, fra amiche e in assenza totale di malizia.
Anche il video a parer mio può essere cmq interpretato da chi lo guarda.
Forse non esiste soluzione perchè sta sempre in ciò che si vede o si vuol vedere. Sbaglio?
Grazie per il tuo commento costruttivo.
@ Francesco Tempesta:
Francesco ciao!
Appunto 2 gambe, niente di più e subito bla bla bla.
E poi ci sono pagine scabrose che hanno un seguito pazzesco.
Probabilmente le stesse persone che le frequentano sono quelle che poi si fanno i filmini assurdi con una foto innocente. No?
@Francesca
Sai che faccio, dico tutto, ma proprio tutto… espio le mie colpe e faccio ammenda…
Io e Francesca abbiamo condiviso un panino con la salamella, una birra, una Coca Cola #Socialgnock e una #SmartDinner con i fiocchi!
@ Silvia Cariello:
Silvia ormai abbiamo vuotato il sacco, cosa ci capiterà? ;)
Non dimenticarti il tagliere di salumi e formaggi e il mitico panzerotto di Luini! LOL
Sai cosa abbiamo realmente condiviso? Vita reale, voglia di conoscersi, sorrisi e aneddoti anche lavorativi.
– Francesca ha scritto: pole dance
Scusa, sono ignorante in materia, manco sapevo dell’esistenza di tale disciplina.
– Francesca ha scritto: Ma questo veramente può minare la professionalità?
Ti cito quanto scritto da Rudy nel post: “chi fa della comunicazione un mestiere…”
In quale veste proponi quella foto? Come comunicatore? come pole-dancer? o come comunicatore di pole-dancer?
Se il tuo mestiere è comunicare di discipline di danza e/o sportive, la comunicazione è perfetta e perfettamente codificabile da chi ti vuole leggere, veder, ascoltare.
Ma se il tuo mestiere è (ad esempio) comunicare sull’economia, sul hi-tech, la foto “rompe” il codice.
Chi ti legge non capisce o potrebbe non capire cosa vuoi trasmettere perchè da te vuole una comunicazione codificata in un certo modo o perchè è abituato in tal modo.
Quindi la risposta alla tua domanda è NO: non mina la tua professionalità , crea confusione in chi ti ascolta.
– Francesca ha scritto: Forse non esiste soluzione perchè sta sempre in ciò che si vede o si vuol vedere. Sbaglio?
Mmhhh… no, non sbagli perchè il tuo interlocutore ha la sua esperienza di vita e vedrà sempre ciò che vuole vedere e negherà ciò che non vorrà vedere.
Però… ricordi quel giochetto del “rinoceronte nero in danimarca”?
Un buon comunicatore ti porterà sempre lì perchè è il suo mestiere.
Se non dovesse riuscirci significa che qualcosa è andato storto; la colpa è sempre di chi parla, non di chi ascolta.
Ci sono infiniti modi per riuscirci, sta nel comunicatore usare quello ove ha più padronanza.
Io ad esempio uso la tecnica di Joe Miller (Philadephia): spiegamelo come se fossi un bimbo di 6 anni.
Perchè i bambini hanno poca esperienza di vita, sono come spugne di nozioni e difficilmente hanno secondi fini.
Ciaaa
Non sono un #socialcoso, conosco questo termine solo da oggi.. :-), ma espongo qualche riflessione sul tema trattato da Francesca.
Ho il vantaggio di arrivare a tarda sera, dopo una valanga di commenti con un sacco di spunti interessanti, e mi è rimasto in mente Marco, come riportato da Francesca: “agli occhi di chi guarda può scatenare reazioni differenti e magari io non ci vedo nulla di male mentre qualcun altro sì.”
Ecco il punto forse è proprio questo, che esprimo in modo ancora più generale: “io ci vedo una cosa e altri vedono altrettante cose differenti, in base alle proprie diverse sensibilità e punti di vista”.
E allora? E allora NON mettiamo in croce nessuno, guardiamo PRIMA al nostro comportamento (pubblico, privato, o … privatissimo) e POI semmai “commentiamo” quello degli altri, magari a tu x tu, cercando di capirlo (se proprio ne sentiamo il bisogno..)
Con Alessia ripeto che il “web rende un po’ tutti noi (chi più, chi meno) personaggi pubblici”, sono d’accordo e ne ho avuto numerose conferme, dopo averlo sentito dire – dal vivo – da Andrea Albanese @FlashAndrea, che ci parlava proprio di reputazione…
Ecco allora la “linea guida”:
“Essere professionali: Date una immagine di voi professionale (NON SERIA eh! professionale). Magari evita di postare foto che ti ritraggono mentre corri ubriaco e nudo per le vie della città”
Cit. Riccardo Scandellari punto 4, http://www.skande.com/trovare-lavoro-social-media-201306.html
Ma… tutti hanno diritto a divertirsi, socialcosi e NON, anche il Papa…
E allora come dobbiamo-possiamo-vogliamo comportarci? Semplicemente, con l’essere noi stessi, in modo coerente fuori e dentro dal web… Non è difficile, vero? Anche se (forse) a qualcuno non piacerà…
@ Marco:
Ciao Marco,
ti rispondo anche io con ordine, adoro le liste puntate che creano chiarezza.
1.Anche io ho scoperto da poco questa disciplina e nel post ho cercato di fare chiarezza proprio con link ad un video che rende chiare le differenze.
2.La foto l’ho postata sul mio profilo personale e non sulla pagina professionale (o su Linkedin o su Google+) perchè volevo condividere con gli amici una bella esperienza. L’ho postata anche in questo articolo dove avevo modo di dilungarmi con le spiegazioni che rendono chiaro qual era l’obiettivo di comunicazione, di certo non attinente alla mia professione.
Ma rimango stupita che un contatto/amico abbia potuto pensare che il solo fatto di aver partecipato ad una lezione di danza possa andare a ledere la mia professionalità.
Quella la dimostro sul campo e nei miei post lavorativi.
3.Indubbiamente il buon comunicatore è quello che riesce a portarti esattamente dove vuole e che rende il messaggio unico ed inequivocabile. Su questo non posso che concordare.
Capita però di trovare il bastian contrario che dovrà cmq denigrare il lavoro fatto e per farlo riuscirà a trovare il modo, l’ho visto fare tante volte.
Parlare in modo semplice e chiaro è ciò che cerco di fare sempre. Di sicuro posso ancora migliorare e il tuo post mi farà riflettere, proprio perchè è costruttivo e non distruttivo.
Ti chiedo solo un’altra cosa: se vedi la foto di un imprenditore che brinda con i propri dipendenti (quindi avrà del vino o della birra nel bicchiere) per un successo raggiunto in azienda, tu penseresti male oppure premieresti il gesto condiviso con il proprio team?
Grazie mille per il tuo tempo
– Francesca ha scritto: La foto l’ho postata….
Postata qui in questo topic non fa testo: è l’esempio che serve per dimostrare l’oggetto della discussione.
Secondo me non lede la tua professionalità lo ha solo mandato in confusione, non se lo aspettava e ha reagito.
E quindi se l’errore è sempre di chi parla, sei sicura che quel contatto sia un amico e non solo un cliente?
– Francesca ha scritto: Parlare in modo semplice e chiaro è ciò che cerco di fare sempre. Di sicuro posso ancora migliorare e il tuo post mi farà riflettere, proprio perchè è costruttivo e non distruttivo.
Ehm… no, non seguire ciò che faccio io, cerca il tuo modo, il tuo codice.
Io uso questo sistema perchè di fronte ho dei lavoratori e dei datori di lavoro che ripudiano la sicurezza sul lavoro.
Ho la necessità di farmi capire (quindi mai un linguaggio ingegneristico) e di installare un software in quella parte del cervello che domina gli istinti primordiali: seguire le regole della sicurezza dovrebbe essere coma andare al bagno quando scappa.
– Francesca ha scritto: se vedi la foto di un imprenditore che brinda con i propri dipendenti (quindi avrà del vino o della birra nel bicchiere) per un successo raggiunto in azienda, tu penseresti male oppure premieresti il gesto condiviso con il proprio team?
Eh Eh Eh, troppe variabili in gioco per darti una risposta glen grant
Se fosse Marchionne con i lavoratori di pomigliano penserei subito ad un fotomontaggio oppure ad un ultima cena.
Se fosse un allevatore di polli (mio cliente) penserei ad una cena a base di pollo per festeggiare l’esito.
Se fosse un socialcoso… beh… penserei ad una cena fatta per festeggiare l’esibizione di pole dance della collega amica :)
Ciaaa
Al di là del fatto che è vero – nel flusso terrificante di contenuti di cui siamo inondati che nemmeno a piazza S. Marco quando corri in mezzo ai piccioni – si può facilmente generare confusione anche perché la navigazione è molto distratta e in 3 secondi posso farmi un’opinione sbagliata di un professionista, purtuttavia ho letto/sentito di utenti che si lamentavano di alcuni personaggi del web perché postavano ESCLUSIVAMENTE di ciò che facevano, spersonalizzando del tutto la propria figura.
è una roba davvero difficile.
Inizio a pensare che con quello che posto io, prima o poi mi scambiano per un membro dell’Alleanza Ribelle o il terzo fratello di Mario e Luigi. Non che la cosa mi spiaccia eh :D
p.s. Lode ad Andrea, amico dei nani!
@ Marco:
Ciao Marco, grazie again :)
Quindi:
-sul perchè la foto è stata postata anche qui siamo concordi. Ha creato confusione agli occhi di chi l’ha vista e ha commentato: ok prendo atto e valuto se questa persona fa parte degli amici o di quelli che fanno finta ;)
-concordo sul fatto che ogni persona debba avere il proprio codice ma i confronti costruttivi come questo possono portare anche a riflessioni per migliorare. Non farò un copia incolla ma semplicemente un pensiero in più
-devo dire che le variabili proposte mi hanno regalato un sorriso di prima mattina :)
Buona giornata
@ Benedetto Motisi:
Ben è vero che ciò che postiamo incide sulla nostra immagine e dai mettiamo già filtri a sufficienza :)
Alla fine se ti devo valutare come professionista ti metto alla prova e guardo ai risultati (cosa per altro già accaduta e hai spaccato!!!)
Se alla fine posti una foto, un filmato simpatico, una barzelletta questo non cambierà quello che penso di te a livello lavorativo.
@ Alberto Riva (@alberto_riva):
Ciao Alberto,
che piacere leggerti!
Da questo post sono nate splendide riflessioni e ne sono felice.
Io trovo che mostrare il lato umano sia un valore aggiunto anche per il proprio business.
Certo esistono delle limitazioni, lo sappiamo bene e stiamo attenti infatti.
Poi di sicuro non possiamo piacere a tutti, come nella vita personale.
Mi è capitato spesso che rapporti nati on-line si siano trasformati in collaborazioni e/o belle amicizie nella vita reale dove chi hai davanti ha meno schermi.
Di sicuro non reputo il lato professionale da una foto con una birra in mano ad esempio. La valuto con i fatti e con il raggiungimento degli obiettivi.
Lo dicevo anche nel post: il personal branding è fondamentale e quindi esistono alcune regole da seguire.
Ma no, non sono disposta a censurare il sano divertimento.
A prestissimo e buon lavoro!
@Francesca
Shhhh… avevo omesso il panzerotto di Luini per decoro :D
Ti lovvo ;)
Francesca ha scritto:
Se non ti diverti diventi triste, se sei triste diventi musone, se sei musone non sei social, se non sei social devi cambiare mestiere. Dovrebbe esserci una legge che impone ai social lavoratori almeno 72 ore di divertimento assoluto settimanale. Non piacerà a tutti, ci sarà sempre chi non ha niente da fare ed è invidioso degli altri che stanno bene, ma fa parte del gioco.
In realtà una soluzione ci sarebbe: l’ha inventata la Marvel tanto tempo fa.
Siccome il web é un luogo visibile a tutti e si creano sinergie e commistioni tra vita privata e vita professionale, se lo scopo di una persona é mantenerle separate, forse é il caso di pensare ad un alter-ego.
Come Clark Kant e Superman, Peter Parker e Spiderman, Bruce Banner e Hulk.
Tuto il mondo conosce il lato eroe dei personaggi ma solo gli amici conoscono il lato umano.
Crearsi un alter-ego può aiutare a mantenere separate le due vite però nasconde anche un lato negativo.
La tattica del travestimento é usata anche dai nemici di Superman, Spiderman e Hulk per eludere i controlli.
Io, ad esempio, su questo blog sono in veste supereroe mantre sui social sfoggio il lato umano mascherato soto altro nome.
Perché? Perché voglio un po’ di privacy e non mi piace mostarmi ai miei clienti in una veste che loro non conoscono e che magari non accettano.
Io sono un appassionato di giochi di ruolo: cosa penserebbero i miei clienti e chi non mi conosce intimamente se leggesse di nani, elfi, gorgoni, darth sith, spie, guerre, ecc.
Ciaaa
@ Marco:
E’ un’opzione che però non mi si addice.
Al profilo privato di facebook non aggiungo clienti che non siano anche amici nella vita reale. Con loro mantengo un rapporto assolutamente ultra professionale.
Al tempo stesso mi faccio conoscere per quello che sono, indossare una maschera davanti al cliente mi porterebbe a non essere professionale. Il lato umano come valore aggiunto del business questo è il mio motto.
Ovvio che non andrò dal cliente xxx a raccontare della serata al pub con gli amici ma questo immagino sia scontato.
ciaooooooo
@ Andrea:
Ciao Andrea,
ben tornato! :)
Di tristezza il mondo non ha bisogno e quindi regaliamo sorrisi e come dice Rudy “abbracci e spriz”
Bada bene: spriz e non spritz ;)
@ Marco:
aaaaaaaaaah.. Superman è DC, non Marvel *_* (io sono sempre stato più pro – DC).
Tornando un attimo seri, a parte che hai vinto come giocatore di ruolo, personalmente mi ci sono costruito pure il brand personale sulla mia nerdaggine per Star Wars (*marketta* SEOJedi *marketta*).
Mi sono fatto questo ragionamento:
– Ok, Star Wars ha quasi 40 anni, persino un over50 dovrebbe conoscerlo, ormai è entrato nella cultura pop;
– La cosa mi pare differenzi molto dall’offerta attuale, almeno come impatto;
– Se non è gradita, probabilmente non sarà un mio buon cliente: non tanto perché mi ci presento in vestaglia e spada laser, ma perché se la ritiene una cazzata, probabilmente non ha l’apertura mentale giusta per strumenti di promozione digitale che per l’uomo comune non sono di semplicissima comprensione.
Certo i contro ci stanno: non siamo in America dove praticamente è al livello dei loro Promessi Sposi come importanza (e percezione), un paio di volte hanno pensato davvero che facessi Kenobi di cognome – e non si sa quanto avrei voluto farglielo credere a lungo :D
my two cents
Commento “in grande” questa volta, che le diottrie non le vendono mica al discount. Francesca, Rudy e Benedetto, anche se siete #socialcosi avete il sacrosanto diritto di divertirvi! Per almeno un paio di buone ragioni che ho pronte, sulla punta dei polpastrelli: 1-anche voi siete essere umani, anche se c’è chi preferisce i nani, chi gli elfi, chi i robot (eh no, Chewbecca non piace a nessuno)
2- il divertimento è contagioso e genera engagement! Mica si può parlare soltanto di app, di Link (elfo Nintendo) di Tool (il gruppo di Mynard James keenan) plug-in, infografiche etc.. Siete d’accordo?
@ Ghostbox:
E vai!
E mi chiedi anche se concordo? Claro che sì :)
Al prossimo #socialmeeting non puoi mancare e si brinda insieme!
Ok!@ Francesca: