Non è la prima volta che Facebook cancella dei contenuti a qualcuno. Non è la prima volta e non sarà nemmeno l’ultima.
La cosa curiosa non è il fatto che Facebook tuteli se stesso e i suoi utenti da cose che potrebbero essere ributtanti, la cosa curiosa è che Facebook è assoggettato ad alcuni fobici sociali, frustrati o turbati o rancorosi, che decidono anche per voi cosa è bene guardare.
Ma andiamo per ordine.
Venerdì pomeriggio parlavo con Davide Licordari e Claudio Gagliardini, su Skype, in un delirio verbale, su quanto sarebbe bello aprire qualcosa insieme, nella vita reale. Ovviamente si è subito trasceso e Claudio ha iniziato a parlar di cascina, e Davide addirittura di cascina tech.
Io, oltre a prenderli mortalmente in giro in privato, ho fatto la stessa cosa in pubblico, ovvero ho trovato la seguente foto e l’ho postata su Facebook con il testo che riporto di seguito:
Parlando con Licordari e Gagliardini si pensava di aprire una cascina sui monti, da gestire in maniera tecnologica ed evoluta. Una cosa molto easy…. come quella che vedete in foto. Questi siamo noi tre, tra un anno.
#cascinatech
Appare subito evidente, ad un occhio non sessuofobico, che si tratta di uno scherzo in cui si prende in giro una situazione che NON esiste. Le persone ritratte nella foto sono tutto tranne tech e sono anche tutto tranne che in pose pornografiche e con riferimenti espliciti al sesso.
Si perchè i potenti “Standard della comunità di Facebook” è proprio questo che dicono:
Facebook applica una politica molto severa in materia di condivisione di contenuti pornografici e con riferimenti espliciti al sesso, specialmente nel caso in in cui siano coinvolti dei minorenni. Imponiamo anche delle limitazioni alla pubblicazione di immagini di nudità. È nostra intenzione rispettare il diritto delle persone di condividere contenuti importanti per loro, siano essi fotografie di una scultura come il David di Michelangelo o foto di famiglia di una madre che allatta al seno il figlio.
Sempre se la mamma non è di colore, of course.
Ora, se non ho capito male, se non pubblico cose sporche, ma sporche davvero, o allusive, nessuno ci fa caso. Quindi, quando mi arriva l’avviso da Facebook che qualcuno ha segnalato la mia foto perchè contiene “nudità o pornografia” mi metto a ridere, pensando che ci sono persone che hanno un rapporto davvero pessimo con il corpo umano. Persone che vedono il pruriginoso dove il pruriginoso non c’è, se non nel loro occhio malizioso.
Individui che, al sentire la parola sega, non pensano di certo al falegname.
Comunque, penso, non è un problema mio: siamo in 25 milioni su Facebook in Italia, qualcuno con dei problemi con due tette ci può anche essere. In ogni caso presumo sia un problema suo, non della comunità. Vuoi che chi vaglia la segnalazione si metta a pensare, a sua volta, che qua stiamo parlando di qualcosa di sporco o sessuale o pornografico o allusivo?
Cazzo no, dico, perchè altrimenti non ci sarebbero su Facebook delle pagine APERTE che si chiamano, per fare un esempio morigerato ed estremamente apprezzabile, “Miss Tette Grosse” che trovate a questo indirizzo. Quindi sono tranquillo.
Il bello è proprio questo. Mi sbagliavo.
La mattina della domenica, accendendo il telefono con gli occhi ancora cisposi dalla notte del sabato sera, e trovo questo bell’annunzio dal social blu.
A questo punto non mi rimane molto da dire, se non fare una breve riflessione sull’accaduto e riportare una frase, detta su Google Plus, che mi ha particolarmente colpito.
Non mi sconvolge il fatto che qualcuno abbia segnalato la foto in questione, giuro: se qualcuno ha detto che dal pubblicare una ragazza formosa al femminicidio il passo è breve, non mi turbo se qualcuno segnala due seni.
Quello che però non mi va giù è che i controllori si adeguino alla mente moralizzatrice della persona che ha segnalato: come dire, a tutti voi che la foto sembra normale, non siete normali.
Il moralismo bigotto vince sulla ragione adulta e consenziente.
Questo si, non mi va giù.
E poi, termino con la frase di La Pao che ha commentato, nel mio Google Plus:
Il concetto di “pornografia” per certuni consiste proprio nel fatto che la nudità NON serve a promuovere la loro idea di donna: così, mentre le tette della Tommasi vengono lasciate circolare liberamente, viene ritenuta “pornografica” l’immagine di una donna nuda in atteggiamenti non provocatori (cioè NON da puttana) nei confronti del genere maschile; in altre parole, la donna per certa plebaglia è ancora “o moglie o troia”, e non deve essere niente altro.
Ciao Rudy,
a me sconvolge che non possa più esistere la libertà di espressione, lì dove non insulta, non offende, non ferisce nessuno.
Se poi per di più a mettere un post simpatico è un #socialcoso si scatena l’inferno e rimangono intoccate alcune pagine che invece inneggiano alla violenza, al razzismo e a tanto altro schifo.
Ecco quello mi schifa non una foto scherzosa condivisa con gli amici su un proprio profilo privato.