Questa “Tuta” è una cosa che ogni tanto salta fuori da qualche parte: forse c’è così tanta voglia di un oggetto sessuale complesso e completo che la notizia non riesce a rimanere nel dimenticatoio.
Anche questa volta “La Repubblica” ne parla come di una cosa straordinaria ed innovativa.
Ecco la “Tele-Dildo“:
“Kevin Alderman, già considerato il re del cybersesso per i prodotti virtuali che mette in vendita – in cambio di denaro reale – sul web, ha recentemente messo a punto il primo prototipo di una tuta interattiva che permette di provare fisicamente le sensazioni vissute dal proprio personaggio sullo schermo.
In pratica, se il personaggio riceve una carezza, il giocatore, seduto davanti al computer con la tuta indosso, la sente sul proprio corpo. E così via, con una serie di crescenti sollecitazioni, dalla testa ai piedi, passando per l’apparato genitale.”
repubblica.it
Ma francamente di questa cosa, come dicevo all’inizio del post, si sente parlare spesso e volentieri: sembra che la tuta del sesso, la tuta cybersex sia stata concepita molto prima da un italiano transegender di nome Helena Velena:
“Poco dopo è stata la volta di Cybercore che, prima sulla rete videotel e poi su Internet, è nata con lo scopo di rendere dignità culturale e comunicativa alla sessualità esplicita, un’esperienza che si rivelerà poi preziosa per l’elaborazione della teoria del Cybersex, di cui realizzerà anche la famosa “tuta”.”
mediamente.rai.it
E adesso come la mettiamo? Chi è il papà della sesso-cyber-tuta?
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