Credo di essere stato uno di primi dell’Universo Mondo ad usare Gmail: in tempi non sospetti, quando Hotmail era dio in remoto e Outlook il suo discepolo sulla Terra, usavo la posta di Google dicendo agli altri “ma cosa fai? Ancora scarichi la posta?”.
Mi sembrava incredibile dover “scaricare” qualcosa che poteva essere disponibile ovunque, sempre e senza occupare del MIO spazio.
Sono anche uno che ama tutti gli altri servizi di Google, che dice che l’authorship è una figata anche se non sempre va come dovrebbe (anzi, va male), che Google Plus è un hub straordinario di servizi e ci faccio delle lezioni su, ma… ma non è sempre tutto oro quello che luccica. O almeno se è oro adesso, o sembra oro, domani potrebbe sembrare o diventare, ottone.
Mi spiego: da un pò di tempo Gmail piazza dei messaggi pubblicitari, in forma di mail, in mezzo alle nostre mail. Della mailo che non sono mail ma pubblicità. Cosa hanno fatto i furboni? Hanno costruito un bellissimo sistema a tab, in cui le mail vengono smistate quasi automaticamente nelle tab di competenza, come comunicati stampa da una parte e promozioni dall’altra. Bello, bellissimo.
Poi hanno fatto in modo che nella sezione promozioni compaia, sopra alle altre mail che ti arrivano da mittenti normali, una pubblicità come quella seguente.
Lo stesso principio di adSense: un crawler crawla (scusate l’abominio linguistico) la mia posta e cerca di capire che cosa mi interessa. In base a questo ci caccia dentro delle pubblicità. E NON ci prende. Ma questo è un altro discorso.
Il punto è: siamo arrivati ad essere completamente dipendenti da dei servizi gratuiti, i quali, per loro natura e policy, possono cambiare senza chiedercene l’autorizzazione. Sono gratis, cosa vogliamo anche decidere per loro?
La piega che abbiamo preso è quella di avere la percezione che qualcosa sia del tutto gratuita ma che in realtà ce la facciano pagare con la mancanza di libertà di poter cambiare: non è più una scelta, ma una imposizione. Uscire da Google NON è possibile.
Adesso qualcuno dirà che questo è il sistema, che se non mi va bene posso cambiare, è il mercato, l’economia è fatta così, è gratis, bla bla bla…. Ma è vero? Posso cambiare?
E soprattutto: se domani i messaggi di adv saranno mimetizzati con la posta, o saranno di più o che so io, se saranno indecifrabili rispetto agli altri, io potrò fare o dire qualcosa? No. Non potrò, e non facendolo qualcuno mi dirà che posso cambiare, è il mercato, l’economia è fatta così, è gratis, bla bla bla…
Eccolo, il punto: noi non siamo più padroni dei mezzi che utilizziamo, ma sono i mezzi che utilizzano noi.
Posso cambiare, è il mercato, l’economia è fatta così, è gratis, bla bla bla… ma rifletteteci.
Credo che il tuo discorso sia molto importante, ma non credo che non ci sia una via d’uscita. Se ci pensi qualche anno fa Facebook non esisteva e MySpace era “the big thing”. E poi è cambiato tutto. Le cose sul web possono cambiare in fretta. Ultimamente Google ha avuto qualche problema. Con le vicende di Manning e della NSA ha perso credibilità, la gente normale odia google+ perché è IMPOSSIBILE usare servizi di Google senza G+ (vedi Youtube in partciolare) e la pubblicità inizia a diventare troppo invasiva.
La stessa cosa vale per Facebook che con il problema della pubblicità invasiva e del reach che sta perdendo tantissimo inizia a mostrare segni di cedimento.
Perché sono d’accordo col fatto che la pubblicità sul web ci vuole ed è tutto sommato un piccolo prezzo da pagare, ma a mio avviso la gente sta iniziando ad essere stufa, perché il troppo stroppia ed è qui che arriva adblock: sempre più scaricato, sempre più utilizzato. E quando tutti scopriranno Adblock, poi come faremo? A mio avviso il modo in cui intendiamo il web andrà a cambiare. E Google e Facebook lo capiranno. O soccomberanno a nuovi servizi che capiranno.
(Questo è un discorso su un potenziale futuro: non succederà domani, sia chiaro).
Google ci ha abituato a queste piccole (ma tante) imposizioni. Ti ricordi la bellissima paginetta bianca senza assolutamente nulla, il motore di ricerca per eccellenza. Poi sono arrivati gli annunci a pagamento, le pubblicità più o meno occulte. Quanti di noi si sono ritrovati, senza saperlo, con un account di Google Plus e inevitabilmente ci ritroviamo con milioni di account non voluti e pertanto trascurati, immobili da mesi. L’utilità di tutto ciò non la vedo, da anni quando faccio una ricerca scarto a priori gli annunci a pagamento ma evidentemente se continuano a farli, qualcuno avrà trovato giovamento nell’imporre il proprio volere. Sicuramente arriverà un giorno in cui mi dimostreranno quanto mi sbaglio, che indirizzare le persone (io preferisco costringere) verso una cosa piuttosto che un’altra è il nuovo modo di fare marketing (anche se ha il sapore e le fattezze del VECCHIO marketing). Per ora, per quanto mi riguarda, mi ispirano solo antipatia come del resto tutti coloro che cercano di impormi qualcosa.
secondo me il mondo del mobile e delle app da una parte, e quello dei servizi di streaming dall’altra, sta cambiando la percezione della gratuità dei servizi in rete, e man mano la gente si sta abituando ad un’idea (seppur laterale) di pagamento del servizio online. Io penso che sarà sempre più facile in futuro vedere gente comprare forme di abbonamenti per avere più libertà nei servizi che utilizza, anche al di fuori di Spotify e whatsapp. E se non sarà Google a fornire questo tipo di libertà, ci penserà qualcun altro