Quante volte abbiamo detto la frase “mi so rompe un pezzo e devo cambiare tutto”?
Questo discorso vale per ogni oggetto: per le auto, per i computer, per i cellulari, per gli smartphone, per i mobili… per tutto. È il consumismo, bellezza. Il consumismo! E tu non ci puoi fare niente. Niente. (semi cit.)
Tutto è fatto in modo da non essere né personalizzabile né scalabile né modulabile, che dir si voglia. Tutto è fatto per durare poco e rompersi tutto insieme.
Ma non possiamo andare avanti in questo modo, non siamo sostenibili e non è etico. Quindi? Quindi ci vuole un’idea che cambi le carte in tavola, che le cambi senza che l’idea stessa possa affossare o devastare il mercato.
Mi ricordo che quando ero in fabbrica c’era un tornio di fabbricazione URSS o USSR per dirla all’americana: era così massiccio che pesava come due torni italiani, una macchina straordinaria fatta per durare per sempre e non rompersi mai. Una macchina talmente perfetta che la fabbrica produttrice, una volta saturato il mercato, avrebbe per forza dovuto chiudere.
E sappiamo che fine ha fatto l’URSS….
Quindi il sistema potrebbe essere un altro. Un sistema modulare. Una tecnologia che ci permetta di cambiare e di personalizzare solo quello che non ci va bene, che si rompe, che vogliamo migliorare, che ci interessa di più o di meno. Una tecnologia davvero a misura d’uomo.
Uno smartphone scalabile e modulare, uno smartphone come Phonebloks potrebbe essere l’apripista per un percorso come questo. Si legge sul sito ufficiale:
“Uno smartphone dura più o meno un paio d’anni, prima di rompersi o essere considerato obsoleto. Anche se è soltanto una la componente “danneggiata”, noi gettiamo via l’intero dispositivo perché è impossibile ripararlo o aggiornarlo”
Sono parole di David Hakkens il designer olandese che ha avuto l’intuizione geniale che ha dato vita al progetto: un telefono modulare, costituito da vari “pezzi” componibili, tutti rigorosamente sostituibili ed intercambiabili se qualcuno di essi smettesse di funzionare. Il nuovo smartphone sarebbe quindi interamente personalizzabile dai compratori che potranno acquistare “i pezzi” dal Blokstore, una specie di “app store” dell’hardware, le componenti desiderate.
Ognuno potrebbe gestire il proprio device come meglio crede: chi utilizza solo il cloud per l’archiviazione dei dati, potrebbe usare un modulo di memoria più piccolo, chi usa il telefono per fare foto, inserire una fotocamera più potente, chi ha bisogno di una durata maggiore, una batteria potenziata.
Ma non solo: se si dovesse rompere il vetro sarà il vetro ad essere sostituito, non tutto quanto. Così come se dovesse smettere di funzionare il wifi, per esempio.
Moduli, intercambiabili, in grado di dialogare tra loro e con la “piastra madre” ed uno store dove poter comprare di tutto.
Ovviamente le potenzialità sono infinite, sia di hardware che di software.
Sarà la cara e vecchia Motorola ad occuparsi dello sviluppo del primo smartphone modulare, attraverso il Progetto Ara, un progetto open source per la creazione di device personalizzabili e fai da te. Non solo telefoni quindi, ma qualunque tipo di dispositivo.
Guarda caso Motorola è di Google. Guarda caso Google ha il sistema operativo per mobile più usato al mondo, Android.
Google non guarda semplicemente avanti, Google vede il futuro e lo costruisce prima che arrivi.