Di discussioni e conversazioni su Twitter ne ho avute tante, ne ho dal lontano 7 maggio del 2008, cinque anni che in tempo di Internet sono un’era geologica.
Si discute, si litiga, ci si diverte. A volte non si capisce. Ecco, questa è una di quelle.
Nella mattinata di oggi ho pubblicato questo post nel quale parlavo dello schifo che sarebbe, a mio parere, se Prodi o D’Alema divenissero Presidente della Repubblica. Ovviamente un mio parere, ovviamente argomentato.
Bene, ad un certo punto Marco, sardo, avvocato, che ha il vizio di non mandarle a dire, mi menziona e mi dice questo:
@RudyBandiera nella pic guardi per terra: ecco, continua così mentre noi guardiamo avanti.
Urca, penso io, noi chi? Visto che non c’è alcun riferimento e visto che con questa mention non risponde a nessun mio tweet, gli chiedo di cosa parli.
Scrivo questo:
@marcoavvo mi diresti anche a cosa ti riferisci o ti limiti a dirmi di guardare in basso? Grazie
E li inizia una conversazione che, sempre a mio modo di vedere, ha del grottesco. La cosa davvero curiosa è: che cosa avrà voluto dire?
Cioè, mi spiego, oltre ad avermi voluto intimare che dovrei tenere gli occhi bassi e che avrei bisogno di una ripassatina di ortografia e sintassi, per dire, in che cosa il suo pensiero differisce dal mio? Quale sarebbe stata la stupidaggine che ho scritto e che dovrebbe impedirmi di guardare avanti?
La cosa curiosa dei social è che a volte si viene attaccati ma, sempre a volte, non si capisce il perché. Mi tocca continuare a pontificare su Facebook, come consigliatomi.
Oh my god! È peggio del sordo che non vuole sentire…
Ma in questi casi forse è più utile lasciare cadere tutto, già quando non si capisce il primo post!
Ci sono dinamiche (molte) nelle quali effettivamente il tono cambierebbe le cose, ma qui credo fosse chiaro fin da principio l’attacco bello e buono. Dunque perché perdere tempo?
Buon lavoro
Op