Il grosso problema, o meglio uno dei grossi problemi dei social media e di tutte le persone che li frequentano, sta nel fatto che molta parte della “qualità” di un account arriva dal numero dei followers dello stesso. Più individui ti seguono e più sei figo.
In realtà questo è una baggianata: meglio avere pochi followers molto attivi piuttosto che tanti non attivi. Si ottengono risultati maggiori con una comunità compatta e viva piuttosto che con una allargata ma debosciata.
Ma tant’è, tutti continuano ad interpretare la qualità di un account dal numero dei followers: e quindi nascono i servizi che vendono followers. Che non servono a nulla perché non fanno nulla.
E’ come avere un piede che porta un 41 di scarpe e uno che porta un 46: uno è più grande ma non serve a nulla.
E anche quando gli account saranno misurati non in followers ma in altri modi, come sulle interazioni per esempio, o sulla qualità delle stesse, nascerà un “mercato delle interazioni” dove raccogliere i frutti della vita social.
Gli account sui nostri social network sono sempre più importanti, hanno un valore sempre maggiore ed il motivo è evidente: se abbiamo un ampio seguito e siamo credibili, la nostra capacità di “penetrazione” nel cervello delle persone aumenta, e con essa il valore di quello che diciamo.
Morale: non ci stupiamo e non ci sentiamo feriti se esistono le compravendite di followers. Fino a quando il mercato lo richiederà questa cosa sarà presente per poi lasciare il posto, semplicemente, a quello che il mercato richiederà dopo. Che sia giusto no. Che sia normale si.
Già, perchè si fa una attività social? per ottenere qualcosa, delle lead di acquisto, nuovi clienti, comunicazione con i clienti acquisiti,…
e allora come si misurano i risultati? dai risultati:
dal numero di clienti acquisiti, dai dati importanti che i clienti attuali ci hanno voluto indicare nella conversazione aperta con loro, dalle lead generate, dall’ampliamento del business, non dal fatto che abbiamo raggiunto il numero di follower del nostro concorrente.
Difficile? si, ma se non si rimane sull’obiettivo per cui una campagna social nasce ci si perde in numeri poco utili.
Altrimenti noi consulenti saremmo per le aziende clienti tutti dei piccoli teenager con 24.000 follower che “chattano” in Twitter di hashtag come #150000cosechesipossonoscriverenelpocospazioresodisponibiledaquestohashtaglunghissimocheentreráintoptweetsubito e dopo esserci tanto divertiti non avremo molto da dire al cliente se non “hai visto quanto è figo Justin Bieber? meglio del licantropo di Twilight”.
Vabbe’, intanto passami i link : )
Secondo me comprare i followers non è un’attività molto diversa dal pagare qualcuno per fare SEO per il proprio sito o per la propria app, rientra tutto nel marketing. La pubblicità attraverso la localizzazione, per dire, è molto più subdola ma viene comunque spinta senza problemi: http://madvertise.com/it/advertiser-3/vantaggi/. Tutto sta nel fatto se gli utenti di un particolare sito/followers di un social/compratori di una app continueranno a conservare la loro fiducia, perchè già ora c’è poco da fidarsi cercando informazioni in rete. Ma al momento non vedo alternative.
Napo ha scritto:
no no no scusa, ma sono due cose del tutto diverse. Fare SEO significa ottimizzare un sito seguendo le direttive dettate da Google, ed “ottimizzarlo” al meglio. Comprare followers significa comprare dei bot, delle entità inesistenti solo per aumentare il numerino di fianco al nome. Entità che non servono ad un cazzo. Al contrario del SEO.