Due parole, due parole soltanto sul libro “Il signore degli anelli“.
Non sono certo io che devo recensire o discutere il libro che Wikipedia definisce così: “Tradotto in almeno 38 lingue, con decine di riedizioni ciascuna, resta una delle più popolari opere letterarie del XX secolo, oltre che rappresentare la quintessenza del genere fantasy“.
Quindi io non sono nessuno per aggiungere qualcosa a questa straordinaria opera ma comunque, visto che sono fetente, due parole le devo dire.
Ho sempre amato leggere, ho sempre letto molto e non mi ha mai spaventato piazzarmi davanti a dei tomi (poi con il Kindle -qui recensito- il problema del grosso o piccolo no esiste più) ma leggere “Il signore degli anelli” è una sfida un po’ per tutti gli amanti dei libri: 1300 pagine di fantasy puro tra maghi, spade, guerrieri e battaglie. Un impegno, più che un passatempo.
Ora, vi dico cosa penso e poi sarete liberi di insultarmi.
Il primo libro della trilogia, perchè di trilogia si tratta, è “La compagnia dell’anello” ed è una palla da morire.
Se uno dopo il primo libro decide di smettere lo capisco, specie se non si ama il fantasy. Le descrizioni sono incredibilmente dettagliate e prolisse, vengono descritti persino, e di continuo, gli abiti, gli stendardi, le bandiere (questo in tutto il libro per la verità).
Nel secondo libro “Le due torri” scatta qualcosa nel lettore: forse la complessità della storia o la sua lunghezza, non so cosa sia, ma inizi a sognartelo la notte, a vedere magie, maghi ed elfi ovunque ed inizi a parlare come se fossi a Mordor.
Il terzo libro “Il ritorno del Re” è probabilmente il più bello: Sméagol è una viscida ed oscura entità che ormai vi è entrata dentro, Sauron lo percepite fuori dalla vostra finestra, quando leggete la parola Gandalf vi rilassate e quando leggete la parola Frodo andate in paranoia.
A parte l’ultima parte di ritorno alla Contea, che ho trovato petulante (anche se con un finale magnifico) è il più bello dei tre e quello che ripaga della lettura iniziale.
Quindi se lo cominciate finitelo, e secondo me non ve ne pentirete.
Due o tre chicche personali: per me Legolas, l’elfo, è un gay degli anni ’70 cacciato a forza in combattimenti con arco e frecce. Il nano Gimli (che io chiamavo Gmail, of course) è un mezzo demente ma molto più sveglio di quanto non sia nel film. Frodo è palloso esattamente come nel film, e Sméagol è uno dei personaggi meglio descritti e più straordinari che io abbia mai letto in tutta la mia vita.
John Ronald Reuel Tolkien sapeva scrivere, ecco.
Postilla che non c’entra nulla ma che volevo fare: se siete amanti delle saghe e se vi piace la fantascienza non vi potete perdere “Il ciclo delle fondazione” di Asimov: avrete da leggere per una vita ma dopo che avrete finito vi chiederete come è stato possibile che un solo cervello abbia prodotto tutte quelle meraviglie.
Pazzesco. Giuro.
Come darti torto? Pensavo che avresti sconsigliato di leggerlo, invece lo hai fatto, giustamente…
Devo dire che non sono un fan del fantasy, ma il libro l’ho letto 2 volte, oltre ad aver visto diverse volte la trilogia in film (che in realtà è alquanto incompleta, e serve solo a rendere più calzante la lettura, immaginando i volti dei personaggi e l’atmosfera dei luoghi).
Penso che lo leggerò ancora, prima o poi. Secondo me questo libro non può essere rinchiuso all’interno della categoria fantasy, ma solo all’interno di quella dei “capolavori”. Ineguagliabile.
In realtà io questa trilogia l’ho amata molto: sono stati tra i primi libri che ho letto per voglia e non per obbligo scolastico (e da li mi si è aperto un mondo ;)) Prima ancora di essi ho apprezzato “Lo Hobbit” :) Concordo con te che affrontare questo libro è impegnativo e devo ammettere che ho avuto momenti di debolezza… ma a differenza di te sul secondo libro che ho trovato nettamente più noioso :)
Quando l’ho letto la prima volta ho effettivamente fatto fatica a superare le prime 200 pagine, ma avevo anche 11 anni…. Poi non sono più riuscito a staccarmi dal libro fino alla fine e sono arrivato a leggere due volte il Simarillion (la prima volta non ci ho capito niente) per saperne di più.ma quel punto pensavo di essere un fan del genere fantasy. Poi ho letto altri libri di fantasy e ho scoperto che ero solo un fan di Tolkien….
Xoinas ha scritto:
io ho letto 4 volte “Ecce homo” di Nietzsche e non ci ho capito nulla tutte le volte. Anzi, capisco qualcosa di diverso tutte le volte che lo leggo, alla faccia del libro con più livelli :D
Concordo pienamente sulla Fondazione. Aggiungo, se non l’avessi già letta, la saga di Dune, dalla quale in passato fu tratto anche un film (che tanto per cambiare con il libro ci azzecca poco…)
@ Wish aka Max:
è una vita che voglio leggere Dune e non l’ho mai fatto…. grazie per la dritta!
Conoscevo Tolkien per citazione da Asimov in una delle storie dei “Vedovi neri” – e se non le conoscete ve le consiglio caldamente – avevo quasi finito l’università, mi ero procurato lo “Hobbit” e mi era piaciuto.
Un bel giorno mi sono dovuto fare due giorni di ricovero in ospedale per un minimo intervento che oggi sarebbe ambulatoriale: due giorni a letto in cambio di dieci minuti in sala operatoria, due giorni a letto passati a leggermi un po’ allucinato tutto “Il Signore degli Anelli” nella traduzione – allora – di Vittoria Alliata.
Mi piacque e lo rilessi: confesso che negli ultimi trent’anni l’ho riletto più volte e continua a piacermi, nonostante l’indubbia pallosità di molte parti del testo, ma un buon lettore è anche capace di correre un po’.
Condivido l’opinione di chi non lo considera fantasy: non lo è, è un’altra cosa anche se non so bene cosa.
Umberto Eco, parlando in Alessandria del “Nome della rosa”, uscito da meno di un anno, disse: «Si può scrivere una storia di draghi e nanetti, ma i nani non devono dragheggiare e i draghi naneggiare.», sono sempre stato convinto che si riferisse allo “Hobbit” e che portasse un ottimo esempio di coerenza letteraria interna.
Coerenza interna che nel “Signore degli Anelli” si mantiene ineccepibilmente, anche per merito delle parti pallosette: tutto sommato è un magnifico pezzo di letteratura.
@ Martino Benzi:
quoto tutto in pieno, e questa «Si può scrivere una storia di draghi e nanetti, ma i nani non devono dragheggiare e i draghi naneggiare.» la tuitto :)