Siamo qua a dire, da sempre, che raccontare storie è il modo migliore per attirare l’attenzione e mantenerla su di se, ma raccontare storie non è facile per diversi motivi: primo perchè non sempre si sa cosa raccontare e secondo perchè non sempre sappiamo dove raccontarlo.
Uno degli esempi migliori, per esempio, è in riferimento agli eventi: gli eventi sono sempre un momento di aggregazione sociale e sono una storia di loro, autonomamente, sono l’essenza stessa dello storytelling, ma il difficile è fare una trasposizione originale e fluida di quello che succede.
E se riuscissimo a fare un ebook con le conversazioni che avvengono su Twitter in riferimento ad un determinato argomento? E’ quello che hanno pensato i ragazzi di TweetBook e di cui parleremo con Valeria.
D) Ciao Valeria e grazie per il tuo tempo. Vuoi fare una tua breve presentazione e dirci che ruolo occupi nel progetto?
R) Sono Valeria Di Rosa e con Michele Aquila, Manuele Sarfatti e Martina Facco abbiamo fondato Tweetbook (www.trytweetbook.com), una applicazione web che permette di creare e pubblicare eBook basati sulle conversazioni e le storie condivise su Twitter. All’interno di Tweetbook mi occupo di Community Management, PR e supporto agli utenti.
D) A quali domande rispondete? Dacci dei “perché”. Spiega in modo semplice di cosa si tratta, come se lo dovessi spiegare ad un anziano… come me.
R) Partiamo da una considerazione: Twitter è il secondo social network per numero di utenti e ha una straordinaria capacità di condivisione. È uno strumento perfetto per diffondere informazioni, ma di difficile lettura perché le notizie scompaiono in pochi minuti sostituite da quelle nuove. Per questo motivo abbiamo creato Tweetbook, che permette di gestire il flusso delle informazioni di Twitter e di pubblicare libri veri e propri che possono essere letti in qualsiasi momento e su qualsiasi dispositivo, anche offline.
D) A chi vi rivolgete?
R) I nostri utenti sono coloro che utilizzano Twitter per condividere storie e conversazioni, e hanno poi la necessità di recuperare queste storie e conservarle in modo permanente.
D) In che modo veicolate il progetto? Avete un piano di ADV, con il passaparola, con i piccioni viaggiatori? Come fate sapere al mondo che esistete?
R) I nostri principali canali sono quelli online: Twitter, il nostro blog e Facebook. Attraverso questi canali aggiorniamo i nostri utenti sulle novità di Tweetbook, condividiamo i loro tweetbook più belli, seguiamo e segnaliamo le iniziative più interessanti in ambito social writing e social reading. Inoltre monitoriamo e partecipiamo ad eventi e iniziative legate al mondo delle startup e a quello dell’editoria e della sperimentazione di nuove forme di scrittura che nascono su Twitter. Al momento, non abbiamo un piano ADV: gran parte del traffico ci arriva dal passaparola e in seguito a presentazioni che effettuiamo in occasione di eventi.
D) Chi fa parte della partita? Quanti siete, chi siete e come siete strutturati? No, non sono della DIGOS ;)
R) Come dicevo siamo in 4. A parte me, ci sono Michele Aquila, dal quale è partita l’idea di Tweetbook e che ci ha coinvolti nel progetto, Manuele Sarfatti, che ha costruito tutta la piattaforma e Martina Facco, che ha curato la parte grafica di Tweetbook, dal layout dell’applicazione a quello del prodotto finale, l’eBook.
D) Presumo avrete intenzione di guadagnare dal vostro lavoro di intelletto: se si da quando? E in che modo?
R) Tweetbook nasce ad aprile 2012, a novembre 2012 abbiamo vinto uno dei grant di impresa del programma Working Capital di Telecom Italia e da allora siamo stati accelerati presso lo spazio #wcap Accelerator di Milano. Abbiamo ipotizzato alcuni modelli di business ma nessuno ci ha mai convinto pienamente. Siamo ancora una realtà molto piccola e quindi il nostro obiettivo attuale è quello di crescere: per questo motivo al momento stiamo puntando alla creazione di partnership e alleanze forti, come ad esempio, quelle con TEDxIED, Twitteratura, Meet the Media Guru.
D) Che cosa manca in Italia per poter sviluppare idee competitive?
R) In Italia le idee innovative non mancano, ma uno dei problemi più diffuso è la difficoltà nel trasformare un’idea in un’impresa. Forse perché siamo ancorati ancora ad un modello classico di impresa o forse perché non abbiamo ancora capito bene quale sia la strada giusta per rendere vincente un’idea.
D) Che cosa abbiamo in Italia che ci permette di creare idee competitive? Quali sono i vostri quid?
R) In Italia ci sono tante idee e in ambito startup c’è tanto fermento. Basta trovare il modo giusto per metterle in pratica. Il nostro punto di forza è sicuramente il nostro team, che ha messo a disposizione del progetto competenze eterogenee ma complementari.
D) Fai un appello. Che sia qualcosa che vuoi chiedere, come soldi o aiuto, oppure qualcosa che vuoi dire, come mandare tutti a quel paese oppure benedire tutti quanti.
R) Che dire? Al momento siamo alla ricerca di publisher che ci mettano alla prova, collaborazioni con aziende e istituzioni, ed espansione sul mercato, sia nazionale che internazionale. Quindi non posso che invitare chiunque legga questa intervista a venire a provare Tweetbook, e contattarci per ogni tipo di feedback, come fanno già i nostri utenti attuali. È anche grazie a loro e ai loro feedback se siamo riusciti a migliorare Tweetbook.
Di seguito i riferimenti online per saperne di più, e grazie a Valeria
www.trytweetbook.com
@hiTweetbook
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