Premetto che non voglio scrivere un case history con i crismi, questo non è un blog tecnico e ci saranno blogger ben più preparati di me in queste cose, che lo faranno benissimo. Quello che voglio raccontare è una breve storia di incompetenza, di noncuranza e di mancanza di professionalità.
In questi giorni di sisma che sta devastando l’Emilia Romagna, i social network sono stati usati per cercare di divulgare il maggior numero di informazioni possibile e sono stati veicolo di raccolte fondi e quant’altro. Per qualche giorno non sono un gioco o un mzzo pubblicitario ma sono un media di pubblica utilità, dimostrando la poliedricità di chi i social li vive tutti i giorni.
Tra tutti quelli che si sono “comportati bene” abbiamo anche ovviamente quelli che hanno tentato lo sciacallaggio, i cosiddetti “sciacalli 2.0” ben descritti dal post “il ritorno dello sciacallo” del mio amico Andrea Antoni. Personaggi o aziende che hanno fatto leva sul terremoto, o che hanno tentato di farlo, per avere successo.
Il caso più incredibile è stato quello di Groupalia (ma ce ne sono altri altrettanto meschini, come @brux_sport e @prenotable) che ha pensato bene di cavalcare l’hashtag #terremoto su Twitter scrivendo questa scellerata frase: “Paura del #terremoto? Molliamo tutto e scappiamo a #Santo#Domingo! bit.ly/k7hsnr”
Ecco, qui si è scatenato il finimondo: l’amico Matteo Bianconi, a sua volta mezzo terremotato abitando a Bologna, è stato il primo a rispondere con la frase che vedete nell’immagine allegata.
Io, ci ho messo del mio scrivendo questo:
Messaggio per @groupaliaIT : mia suocera è in strada, con la casa pericolante. La portate voi a Santo Domingo? Coglioni. #terremoto
— Rudy Bandiera (@RudyBandiera) Mag 29, 2012
Ognuno di questi tweet è stato retwittato centinaia di volte, il caso con Matteo è finito su Repubblica e io ed il mio socio Skande siamo finiti sul Secolo XIX etichettati come “notissimi blogger di Ferrara”…. terremotati, avrei aggiunto.
Insomma, la fine del mondo. Dopo poco Groupalia si accorge del danno tremendo d’immagine che sta traendo e partono le scuse ufficiali di Andrea Gualtieri su Facebook, country manager Groupalia.
Ora, arrivati a questo punto tutti vi starete chiedendo: ma chi ha scritto quel tweet?
Se la tuittata è stata fatta da Gualtieri in persona o da un qualche sedicente “social media specialist” o “social media manager” allora il problema risiede proprio nel cervello di questa persona: per comunicare ci vuole sensibilità, se non si ha sensibilità non si può fare comunicazione di mestiere. Come per fare il pittore, ci si deve essere portati, se non lo si è si cambia mestiere.
Ma se per caso il tweet l’avesse fatto uno stagista, o un qualche contratto atipico sottopagato, di quelli ai quali si appioppa un “lavoretto” semplice come gestire gli account social, allora le cose cambiano.
Questo caso dovrebbe fare capire, come diceva l’amico Luigi Mastandrea su Facebook, che anche nel campo dei social media una sottovalutazione della professionalità e della formazione genera discreti porcai.
Dobbiamo smettere di pensare che tutti, ma proprio tutti, possano fare i social media manager o usare i social in modo corretto e funzionale.
Usare i social, farlo per mestiere, è un lavoro duro per il quale ci vuole impegno, dedizione, tempo e passione. Non è una cosa che possono fare tutti, come fare il matematico non è una cosa che possono fare tutti.
Usare i social è un mestiere, e come tale deve essere strutturato, adeguatamente pagato e fatto secondo delle regole e dei canoni di sensibilità comuni a tutti.
Basta sottovalutare i social media. Gli errori capitano e se ne pagano le conseguenza, ma è bene prendere coscienza del fatto che Comunicare non è cosa da tutti.
Solo un semplicissimo pensiero, non vuole essere niente di pretenzioso: non credo che il problema sia avere esperienza come social manager, credo che il problema sia avere un minimo di ingegno, a prescindere dalla professione. Ora passerò per razzista (come sempre, del resto), ma penso che il problema sia sempre quello: mancanza di ingegno, di empatia, di tatto… di tutto.
Più che ragionevole….
Giorgia ha scritto:
no, non credo. Esistono persone che NON sono in grado di comunicare, anche se ci provano. Ci vuole impegno, certo, ma ci si deve essere portati.
Giorgia ha scritto:
Non vedo il perchè tu dovresti passare per razzista…
Il problema è che nella maggior parte dei casi (soprattutto nelle realtà aziendali medio-piccole) sono i grandi capi in persona a credere che chiunque abbia un account fb possa gestire le pagine aziendali.. come diceva mia nonna: il pesce inizia a marcire dalla testa.. Casi di incompetenza di questa portata hanno un risvolto positivo per i professionisti: case history su case history forse entrerà nella testa di tutti che le vetrine dell’azienda sulle piazze virtuali non possono essere allestite da chiunque!
Quasi quasi mi viene da sperare che il social media specialist dei tre profili sia lo stesso… vorrebbe dire che c’è soltanto un sms poco professionale (e dico così solo per essere buona!) invece che tre!!!
Appunto, dicevo iNGegno, non impegno.
Passo per razzista, a volte, perché per buonismo si tende a dichiarare che chiunque possa fare qualsiasi cosa, purché abbia studiato/si sia preparato a dovere. Io sostengo, invece, che se non hai determinate caratteristiche (di base, dalla nascita) tu possa prepararti anche per quarant’anni e non arrivare comunque da nessuna parte, perché non ce la fai.
Questo discorso me lo bocciano nove volte su dieci :)
Qualche osservazione a margine: ho usato la parola “porcai” per diversi motivi: da una parte la scarsa considerazione per un lavoro, quello del social media specialist, considerato un affare da smanettoni, qualcosa che chiunque può fare. Nulla di più sbagliato: servono competenze tecniche, attitudini relazionali, capacità di analizzare il proprio tempo fuori e dentro il mondo del web. E tanta formazione, periodi di affiancamento, magari stipendi adeguati all’importanza del ruolo. Dall’altra parte, il porcaio è il mondo dei social quando l’errore di un inesperto diventa l’innesco di una serie di atti violenti, aggressivi, e spesso insensati. Groupalia ha tentato una via per chiedere scusa, dicono di aver fatto una donazione alla croce rossa, e questo grazie alla piccola rivolta scatenata on line. Ma, mi chiedo, perchè continuare ad infierire? Ancora ieri sera insulti su insulti, anche a commento dei post di scuse da parte di Groupalia: non è un bello spettacolo, un insulto è sempre un insulto, per strada così come su twitter, e forse l’errore l’ha commesso qualcuno che doveva essere formato, o non doveva fare quel mestiere, e invece è stato mandato allo sbaraglio. A un certo punto ho iniziato a provare una certa “solidarietà” con chi ha scritto quel maledetto tweet: perchè appunto ha scoperto quel “nervo scoperto”, e per questo motivo ne paga le conseguenze. Eccome se le paga!
Chiudo con un dato su cui riflettere: ieri groupalia italia aveva su twitter 4788 follower. Stamattina erano 5200. Su facebook, ieri mattina 104.051 like, al momento sono 104.061.
Che vergogna, santo cielo. Che vergogna.
Nessuno è perfetto, e si può anche sbagliare, bene che abbia fatto le dovute scuse, anch’io ieri ho rilanciato una notizia proveniente da una nota radio di una morte, che poi ho smentito subito, minuti dopo, dopo che ho sentito che si erano sbagliati, certo, cercare di pubblicizzare un qualcosa durante un terremoto è fuori luogo, ma di commenti fuori luogo, ieri e il 20 maggio, ne ho visti a iosa…
@ Massy Biagio:
sbagliare, essere inopportuni o dire cose errate che posi si smentiscono è un conto. Cavalcare una calamità per farsi pubblicità in modo sguaiato è un’altra. Qui si tratta di molto di più di un errore: si tratta di una stronzata da sciacalli.
@ Giulia:
mi mancavi!
@ Rudy Bandiera:
credo che in questi casi a postare, a dir poco infelicemente, sia stato proprio un professionista.
Il mezzo è stato usato da manuale: ha utilizzato l’ashtag che in quel momento riceveva più attenzione.
Quella che è mancata del tutto è stata la sensibilità, la comprensione del fatto che #terremoto non sia un trend di ricerca ma una tragedia. In questo senso si, c’è un’incapacità di comunicare, ma che prescinde l’utilizzo di twitter.
E come ricorda @luigi mastandrea, Groupalia ha recepito gli umori della rete e ha agito di conseguenza. Il che mi fa pensare di nuovo che il loro team non sia composto di sprovveduti
Complimenti Rudy! Uno dei post più belli che tu abbia mai scritto! Ci vuole competenza, talento in qualsiasi professione che si vuole intraprendere…. ecco perchè in Italia ci sono sempre una marea di persone nei posti sbagliati e tanti altri che meriterebbero di occupare quei posti rubati da una massa di inetti messi lì da qualcuno… oppure come dicevi tu… per risparmiare si offrono posizioni di stagista ….
@ Giorgia:
L'”ingegno” si può anche coltivare o imparare…. ma se metti il primo stagista o il figlio di a svolgere un compito che non sa fare… questi sono i risultati!!
simone ha scritto:
Bell’analisi! Da vero Sherlock Holmes…!Centrato in pieno!!
@ Laura:
ma grazie Lauretta! Per una volta un tuo commento non mi fa incazzare :D
Lo sai che scherzo :)
@ Rudy Bandiera:
Daiii Rudy!! Sono sempre giusta con tutti… :)
Comunque in bocca al lupo con la suocera…!
Messaggio inopportuno e chissà chi ne sta pagando le conseguenze. Prima di dare qualsiasi giudizio vorrei davvero sapere chi ha scritto e lanciato quel tweet.
@ Rudy Bandiera:
Si, se le parole sono importanti di per sè, come diveva il Nanni, su internet sono FONDAMENTALI, su questo non ci sono dubbi……