Non ho mai usato con foga e con amore le sue macchine: certo, ho avuto un iPhone per molto tempo e l’ho trovato un gingillo straordinario, ho avuto un iPod e cose simili, ma non sono mai stato un amante della mela morsicata. Questione di gusti e necessità, nulla più.
Ma lui è stato un grande, un genio assoluto, un uomo che, nel bene e nel male ha oggettivamente cambiato il mondo ed il modo di interpretarlo, un novello “Gutenberg” che ha mutato il modo di vivere le nostre vite. Per sempre.
Con Apple il Walkman Sony si è evoluto divenendo oggetto di culto e appendice dei nostri corpi, con i suoi Mac ha invaso le scrivanie di mezzo modo, facendo del PC un oggetto di design, quasi sessuale. E poi l’iPhone che ha davvero rivoluzionato il modo di interpretare la mobilità in ogni sua sfaccettatura. Senza parlare dell’iPad, gingillo che da solo ha creato e riempito una nicchia di mercato che prima non esisteva.
Ma la cosa che impressiona di più, almeno a me, è sempre stata la sua personalità, il suo essere “folle ed affamato” che lo ha reso celebre. Un uomo che da un garage ha cambiato il mondo non nasce tutti i giorni, e quando muore credo che il tributo migliore che gli si possa dare sia parlare con le sue più belle parole.
Il testo del discorso di Steve Jobs alla Stanford University
Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.
La prima storia parla di “unire i puntini”.
Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?
Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.
Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. OK, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.
Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio:
il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.
Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.
Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.La mia seconda storia parla di amore e di perdita.
Fui molto fortunato – ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione – il Macintosh – un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni… quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona – che pensavamo fosse di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.
Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.
Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.
Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.La mia terza storia parla della morte.
Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.
Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.
Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.
Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.
Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale:
Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.
Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.Siate affamati. Siate folli.
Sono un digital coach, un docente e un TEDx speaker: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
Per la mia biografia, informazioni su di me e contatti vai alla pagina info
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Le 7 regole per vivere online | TEDxBologna | Rudy Bandiera
Il mondo ha perso un altro grande uomo, che l’ha saputo rivoluzionare.
ADDIO STEVE!
Conosciuto troppo tardi!Addio
E’ stato un rivoluzionario della miglior specie.
hai ragione ha mutato il modo di vivere delle persone che hanno cominciato ad acquistare a caro prezzo dei prodotti a che non hanno mai saputo utilizzare e che continuano a comprare ogni nuova versione, tipo quella cornice con dentro un 7pollici LG da riempire di ditate.
Sono quasi trent’anni che mi occupo di informatica, e mi sono approcciato ad Apple solo nel 2004. Quello che mi ha colpito, da informatico prima e da utente poi, è stato il tentativo, riuscito praticamente sempre, di semplificare la vita all’utente, cercando di mettere a disposizione un’interfaccia utente “familiare”, ed in linea con quello che si voleva fare. Microsoft è solo una pallida imitazione di questo sforzo. E la genialità di Jobs è stata quella di coniugare aspetti apparentemente inconiugabili (come lui stesso dice nel discorso parlando dei font).
E ha dimostrato con i fatti di essere sempre pronto a ricominciare, sempre pronto a incassare colpi, cadere e rialzarsi. Sino a ieri.
Credo che abbiamo (troppo presto) perso un genio sregolato che se fosse rimasto ci avrebbe ancora stupito, in quest’epoca dove non ci si stupisce più di niente.
Wish aka Max ha scritto:
ringrazio max per aver trovato molte parole per definire in italiano il termine “user friendly”
jack 3 mani ha scritto:
In trent’anni ne ho visti talmente tanti, che si sono sciacquati la bocca con “user friendly”, che il termine mi è venuto a noia (per chi se lo ricorda, parliamo del 1985, Oracle IAG era considerato user friendly per gli sviluppatori…). Preferisco un lungo giro di parole ad una sintesi trita e abusata.
Quello che mi ha colpito di più in questi ultimi anni di Steve Jobs è stata la sua capacità di gestire Apple, nel suo momento di maggior successo, afflitto da una malattia che avrebbe atterrato chiunque. Inoltre ha anche subito tempo fa un trapianto di fegato. Ci vuole una forza e un carattere fuori dal comune per fare quello che ha fatto, soprattutto negli ultimi anni – quelli del maggior successo – per Apple.
Non credo però che abbia cambiato il mondo. Il mondo (tecnologico e dei computer/ smartphones) è stato cambiato da migliaia di cervelli, certi dei quali conosciutissimi (come Jobs) e altri- la stragrande maggioranza- oscuri e sconosciuti ma non meno geniali. Jobs ha avuto la straordinaria capacità di attingere a questa massa di conoscenze e diventarne una delle icone; alleando capacità imprenditoriale (e vuol dire tutto…) a un carattere di ferro.
Ho trovato per caso (link da tweet) un articolo sulla morte di Jobs che mi ha scioccato.
http://bit.ly/ngI39Z
Riassumo:
Sembra che il tumore che ha afflitto Steve Jobs sia uno dei rari tumori al pancreas che da una sopravvivenza media di 10 anni o anche di più, a seconda della precocità della diagnosi (e questo lo sapevo già). Quello che non sapevo è che Steve Jobs, al quale il tumore era stato diagnosticato in fase iniziale, si è affidato per le cure ad un naturopata e che si curò con una dieta e altre terapie alternative per ben 9 mesi dopo la diagnosi. Solo quando si accorse che le cure che seguiva non avevano effetto decise di curarsi in modo tradizionale. Fu operato con una procedura particolare e subì un trapianto di fegato. Ma sembra che quei 9 mesi furono importanti per l’evoluzione della malattia (e forse gli accorciarono di molto la vita).
@ Wish aka Max:
cercavo di fare un po’ di ironia in un giorno tremendo che ha visto la scomparsa di un uomo che ha rappresentato l’essenza del secolo scorso: rivoluzionare il mondo dei personal computer per poi trasformarsi nel più grande venditore di aspirapolvere di tutti i tempi, carettiristica che gli permise di rientrare in Apple.
@ JACK 3 MANI:
Scusami, non avevo capito e sono saltato come una molla.
In realtà è rientrato in Apple dopo aver fondato e resa celebre al di là di ogni immaginazione, da vero moderno Re Mida, la Pixar… e rientrato in Apple dalla porta di servizio, come acquisito, si è riappropriato della barra del timone e ha risollevato Apple da un quasi baratro.
Ho visto una patetica discussione su fb (credo che ce ne sia qualche ziliardo in giro) dove lo scopo del gioco era capire se SJ sia o meno un genio.
Personalmente credo sia una persona come ne nascono poche. Un visionario capace di tradurre in fatti le sue visioni. Non so se oso troppo, ma un paragone con Leonardo, da questo punto di vista, non mi pare mal posto.
@ Wish aka Max:
I paragoni sono impossibili da fare e credo non abbiano molto senso. Sarò patetico anch’io ma mi sembra che definire Jobs un visionario o un genio sia azzardato. Un grandissimo senz’altro ma i superlativi oramai sono inflazionati.
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Dal primo microcomputer sul quale ho lavorato nel 1981 (Epson) ad oggi non ho mai usato un Apple. È da sapere se senza la Apple il mio mondo digitale sarebbe diverso e più arretrato. Io la sensazione di no, però è solo una sensazione e potrei sbagliarmi.
@ mauro:
Quando dico “visionario” intendo uno che ha quella che in inglese viene definita “vision”. Cioè un modo di intendere le cose del tutto personale che si realizza nei fatti. L’ultimo visionario che ho conosciuto di persona era Ken Olsen, fondatore della Digital Equipment Corporation, azienda per la quale ho lavorato alla fine degli anni 80. DEC era molto simile a quello che è Apple oggi. Un bundle fatto di hardware, software di base e utilities, orientato al business e non all’utente finale. Il tutto basato su una qualità estrema sia nella componentistica, sia nel software. Tanto per dirne una, il problema della backward compatibility non è mai esistito in DEC, sintanto che è esistito il VMS. Olsen dovette soccombere per carenza di vision, a un certo punto. Non capì che il PC era destinato ad un grande futuro.
Jobs era ancora nella parte ascendente della sua parabola, secondo me. E credo che avrebbe avuto l’opportunità di stupirci ancora.
Sono stato restio per una vita a comprare Apple. Da persona informata sui fatti, ed avendo lavorato in DEC, ritenevo che la forza di Microsoft fosse la disponibilità di software per tutto, mentre Apple si rivolgeva ad una nicchia. Ad inizio 2004 (avevo solo un PC Windows) comperai una videocamera digitale che aveva solo un’interfaccia firewire. Mi dotai pertanto di apposita scheda PCMCIA (ve le ricordate?) che gestiva il firewire, in bundle con la scheda c’era anche U-Lead, software per editing video. Installo scheda e software, connetto la telecamera e va tutto in crash. Vado sul sito e scopro che c’era un problema di driver. Scarico i driver aggiornati, riprovo. Scarico 30 secondi di filmato e crash di nuovo. Dopo un numero significativo di tentativi lascio stare.
A dicembre compro il mio Macbook. Scopro che la presa firewire è già lì. Scopro che per connettermi al mio modem adsl basta specificare due parametri in croce e non servono driver del modem ecc ecc ecc.
Scopro che c’è iLife in bundle con il PC, e provo ad attaccare la videocamera. Mi si apre una finestra che dice più o meno (vado a memoria) “Vedo che hai connesso una videocamera Hitachi modello 356C-34. Vuoi scaricare il filmato?”
Ecco, chi ha immaginato di fare questo per l’utente è un visionario.
Vale appena di citare “di rimbalzo” che, dal 2004 ad oggi, per contare i crash da spegni-riaccendi avuti sul fedele Macbook (che ha tirato le cuoia solo dopo un anno di permanenza nelle grinfie di mia figlia, dopo 4 anni di onorato servizio con me, e ancora non era obsoleto sul piano delle prestazioni), e successivamente sull’iMac che lo ha rimpiazzato, bastano le mie due mani.
@ Wish aka Max:
Va bene, non discuto affatto la grandezza di Jobs. So benissimo che i mac erano macchine notevoli ma anche molto care. Nota bene che per due decadi i mac sono stati di nicchia e usati soprattutto nell’editoria (la grafica pro ce l’aveva in mano la Silicon Graphics). chi li usava come pc era in generale un fanatico, spesso antipatico, che si precludeva l’utilizzo di 90% dei programmi in circolazione. I mac come computer hanno preso il volo quando Apple si è windowizzata (compatibilità con windows) e ha cambiato le CPU da Motorola a Intel. Inoltre l’attenzione al design (a mio parere Jobs si è ricordato in un secondo tempo anche delll’Hi-fi della Bang & Olufsen anni 70 e del suo stupendo minimalismo) ha fatto il resto.
Comunque sono dettagli. Il punto è di sapere se Jobs era un genio o un fantastico manager dell’hi-tech. Io considero semplicemente solo un pò esagerati i meriti attribuiti a Steve Jobs, perché penso che la rivoluzione digitale è frutto di una generazione di tanti “geni” cresciuti nel luogo e nel tempo giusti e Steve Jobs era solo uno di loro. Seppur non mi piaccia dirlo, il mondo si è digitalizzato con Windows (base IBM e sono quasi sicuro che pensi come me che l’IBM sia la più grande ditta hi-tech di tutti i tempi e di ben altra caratura che non Apple). Il web, come ben sai, ha altre origini (arpanet, berners-lee, netscape). Vabbè potrei scriverne di più ma credo che poi mi sottereresti. ;-)
All’inizio degli ottanta usavamo dei Digital (schermo e tastiera integrati) bianchi con il contorno dello schermo nero, come terminali del wire service che usavamo (poi siamo passati agli Electrohome giganti tipo NYSE attaccati al soffitto). Il salvataggio dei dati avveniva tramite una cassetta alloggiata sul frontale. Ti ricorda qualchecosa? ;-)
Mauro perdonami ma devo correggere necessariamente alcune inesattezze
No. Apple è ri-decollata quando ha comprato Pixar e SJ è rientrato. Quando ha ripreso il comando ha capito che OS (il sistema operativo) era finito e ha chiesto e ottenuto la realizzazione di OS/X come dialetto Unix. Questo ha aumentato la compatibilità con tutto il mondo Open Source e ha favorito la realizzazione di versioni di prodotti dedicati a Mac. La compatibilità con Windows non c’è mai stata e non c’è neanche oggi. Se vogliamo usare un termine possiamo parlare di interoperabilità, ma anche su quella ci sarebbe da discutere e diventerebbe tutto troppo tecnico
Ai tempi in cui tu usavi i terminali Digital (vedi sotto… ;)) io mi baloccavo con i primi PC. Il modello XT, AT, e compagnia cantante. Ho visto Windows 1.0, 2.0 (che nessuno ricorda) e Windows 3.11. Tutto questo è nato copiandolo da Apple, se SJ non avesse avuto il suo sistema operativo con le finestre e i bei font Bill Gates non lo avrebbe copiato… Ecco (di nuovo) un motivo per chiamare SJ visionario
La base IBM è stata solo l’inizio. Microsoft (e Bill Gates è un altro visionario) ha capito subito che la sua forza sarebbe stata l’indipendenza dall’hardware, quindi si è sbrigato a fare accordi con Intel per avere un processore che potesse girare sui “cinesi” (così si chiamavano allora)
Hai dimenticato Mosaic… ;)
Si chiama VT100, il terminale Digital di cui parli… eccolo qui http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6f/Terminal-dec-vt100.jpg
Wish aka Max ha scritto:
Hai dimenticato Mosaic…
Sì Vabbè uno dei 2 creatori di Mosaic (Andreessen…altro genio) poi fondò Netscape che fu il primo browser a largo uso. Dai potremmo discuterne ore e non cambierebbe nulla.
Io sostengo che Jobs è stata una delle stelle più brillanti di una generazione che rivoluzionò il mondo. Tu sostieni che è stato un genio che rivoluzionò il mondo.
Non cambia molto! ;-)
Sono piuttosto contrario ai culti della personalità sapendo che dietro ad un Iphone c’è tutta la scienza fisica e la tecnologia che da Galileo in poi l’umanità è stata capace di scovare e che l’Iphone è solo una summa (più bella, più pratica) di cose preesistenti.
E questo, per me, è quello che conta.
PS
Grazie per la foto del Digital. Erano infatti così salvo che almeno il mio aveva una (o forse 2) cassetta sul frontale.
@ mauro:
no mauro, non ho detto che è un genio che ha cambiato il mondo.
Ho detto che è stato un visionario. Uno che ha saputo precorrere i tempi con delle idee innovative. Con una capacità di visione che pochi altri (Bill Gates tra tanti) hanno avuto.
Non ci dimentichiamo che la Pixar ha rivoluzionato il mondo dei cartoni. Quindi è proprio una verve creativa, una lucidità nel vedere il futuro, che rende la persona unica. O meglio, per la precisione: molto, molto, molto rara.