Mi è sempre piaciuto trovare i nomi alle cose, anche a quelle cose alle quali non sapevo dare un nome. Per esempio, tempo fa parlavo in un post intitolato “Un’idea alla quale manca solo un nome, ha un nome?” di quella storia che succede quando voi avete un pensiero un testa, un complesso ragionamento che per voi fila e parte da un punto A per arrivare a un punto B ma al quale non riuscite a trovare un nome.
Tipo, avete in mente un sistema di vendita che possa essere basato sulle nicchie, ovvero che è meglio avere a magazzino molte cose poco cercate piuttosto che molte molto cercatissime poi scoprite che questo concetto si chiama “long tail” o coda lunga.
Ecco, questa cosa che avete un pensiero in testa che è già stato fatto da altri che voi non conoscete come si chiama? Boh, non lo so.
Allo stesso modo mi è sempre piaciuta l’idea di semplificare, l’idea di rendere in linguaggio breve e semplice concetti complessissimi, tipo la frase di Einstein
“voglio sapere il pensiero di Dio, il resto sono dettagli”.
Ecco, questa mia scimmia per le etichette, per dare un nome alle cose e l’altra mia scimmia di fronte alla semplicità con la quale vengono espressi concetti complessi, mi rende FELICE quando mi trovo di fronte a scoperte come la “serendipità” o serendipity per dirla all’americana.
Di cosa stiamo parlando?
La serendipità è fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra.
Meraviglioso. Per quello che mi riguarda e per generare un loop anche la scoperta del concetto di serendipità per me è stata serendipità nel senso che mentre prendevo un aperitivo con Il Barone Birra e Penelope Pistop (si, sono chiamati così) a Ferrara un paio di settimane fa, mi hanno tirato fuori questa cosa. Io ne sono rimasto estasiato: vi faccio alcuni esempi per farvi capire meglio quello di cui stiamo parlando.
I seguenti sono esempi NOTISSIMI di serendipità presi da Wikipedia.
L’America da parte di Cristoforo Colombo che cercava le Indie.
La dinamite da parte di Alfred Nobel.
La penicillina da parte di Alexander Fleming, causa una errata disinfezione di un provino.
Le patatine fritte rotonde da parte del cuoco americano di origini indiane George Crum
Il cellophane inventato nel 1908 da Jacques Edwin Brandenberger, un ingegnere chimico svizzero.
La colla dei Post-it, il cui inventore in realtà stava cercando di realizzare un collante estremamente forte ottenendo, invece, un collante debole, che non macchiava e che si poteva attaccare e staccare con facilità.
Il Viagra (citrato di sildenafil), scoperto per caso dalla compagnia farmaceutica Pfizer mentre cercava un farmaco per curare l’angina pectoris.
E la mia preferita: i riflessi condizionati dei cani di Pavlov che stava conducendo ricerche sulla salivazione di questi animali.
Voi adesso direte: tutto sto pippone per dirci che il Viagra è stato inventato per caso? E chi se ne frega!
No, questo pippone è per passare un altro messaggio, molto più potente: la serendipità passa attraverso qualcosa che non connota tutti ma che ci dovrebbe fare riflettere, passa attraverso l’azione.
Le persone che ne sono stati piacevolmente avvolti lo sono state perchè stavano FACENDO qualcosa. Non criticando, discutendo o immaginando, ma FACENDO. Badate, non è fortuna, mai: sono persone preparate che hanno intuito, che sanno cogliere i segni e che sanno usare il pensiero laterale.
Nel film Amici Miei viene descritto il genio con una frase semplicissima, la migliore che abbia mai letto:
Il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione
Il trovare soluzioni semplici a problemi complessi, il trovare cose che non si immaginava nemmeno esistessero sono tutte cose legate alla serendipità che è legata al fare, all’intuizione, al sapere. Non alla fortuna.
Fate delle cose! Fatene più che potete, non siate pigri e soprattutto non fate nessuna economia di pensiero. L’economia di pensiero e la pigrizia mentale ammazzano più del tetano dei cactus.