Ieri pomeriggio sono stato ospite alla conferenza “Noi siamo quello che scriviamo. L’individuo al tempo di Facebook” ad Argenta, dove sono stato invitato a parlare ai ragazzi giovani, nati tra la metà e la fine degli anni ’90, di quali potrebbero essere i rischi e le opportunità in un mondo che loro conoscono solo in quanto “usufruttuari” dello stesso.
Da un invito informale di Pamela Tavallazzi e il portale ArgentaWeb è nata una giornata interessantissima, forse più per me e per gli “adulti” che non per i ragazzi.
Ho preso atto di cose che mi hanno sconcertato, impaurito e felicitato. Tutto in due ore… ne sono uscito sconvolto.
I ragazzi NON sanno cosa usano
Alla domanda “sai cos’è” il Web nessuno sa rispondere. Per non parlare di “sai cos’è il web 2.0” di cui tutti, tra l’altro, parlano. Non ho chiesto se avessero in mente che cosa potesse essere il Web 3.0, non mi sono azzardato.
Questo credo sia piuttosto normale, ma la verità è che anche il fatto che Google guadagni dei soldi gli ha lasciati sconcertanti.
Usano tutto senza chiedersi nulla. Io facevo uguale, ma per quello che riguarda i media sociali su cui ognuno si mette in piazza, il discorso dovrebbe, almeno dovrebbe, essere diverso.
La privacy non la vivono come un problema
La privacy non esiste. Le policy non esistono. Avevano 10 anni quando è nato Facebook e la loro vita l’hanno vissuta li, condividendo e confrontandosi li. Trovano del tutto normale quello che accade li dentro a quella scatola blu, senza farsi alcuna domanda sulle regole che la gestiscono.
Il fatto che ci sia un algoritmo dietro a Facebook o a Google è per loro impensabile, tra l’altro.
Non usano Twitter
Nessuno. Nessuno usa Twitter. Tutti, assolutamente tutti, usano Facebook, molti usano Ask, alcuni usano Tumblr ma NESSUNO usa Twitter. Leggevo proprio oggi che la crescita di Twitter è calata moltissimo, di poco al di sopra del 3%, e se fossi in loro qualche domanda me la farei.
Se i giovani non lo usano è perchè lo vedono distante, complesso. Forse serioso.
Non hanno idea di che cosa vogliano fare da grandi
Perché, voi ce l’avevate?
Soffrono tutti di FOMO e non lo sanno
FOMO, “Fear of missing out” è quella sorta di dipendenza che ti incolla ai social per paura di perderti qualcosa di importante o di essere tagliato fuori.
Ne soffrono praticamente tutti. Anzi, ne soffriamo talmente in tanti che forse non ce ne rendiamo nemmeno conto e lo consideriamo normale. Da alcune statistiche recenti si parla che è un teenager su due a soffrire di questa dipendenza. Io alzerei le stime.
Domani questo sarà un problema globale con il quale dovremo fare i conti.
Sono sempre altrove
Una ragazza ieri raccontava che anche quando fa la doccia, per esempio, pensa solo di darsi una mossa per arrivare prima a leggere i messaggi arrivati durante la doccia. Come dire: il qui ed ora non esiste.
Se per i giovani è sempre stato così, oggi lo è all’ennesima potenza.
Sono ricettivi, una volta portata a termine la decantazione
Ieri è stato faticoso, molto faticoso. Ho fatto altre giornate nelle scuole ma ieri erano delle seconde superiori, davvero ccciovani e difficilmente gestibili oltre che rumorosi ed apparentemente disattenti.
Apparentemente.
Ho sempre pensato che quando vai nelle scuole qualcosa rimane a chi parli, sedimenta: io mi ricordo bene quando venivano nella mia, che ero il più stronzo e casinista di tutti, ma imparavo. Mi formavo. Le parole si infilavano nella mia testa arrogante ma poi sedimentavano, diventando esperienza.
Nella serata, su Facebook, ho trovato due commenti alla mia condivisione della giornata, che voglio riportare e che confermano quanto da me sostenuto:
Grazie Pamela Tavalazzi e grazie a Rudy, a cena questa sera abbiamo parlato un mucchio della vostra conferenza, c’era uno dei nostri figli ed era un piacere ascoltare cosa gli è rimasto! Siate fiduciosi, i ragazzi ascoltano e pensano
E un ragazzo, Andrea
Sono il ragazzo che ti ha chiesto se sei famoso.. ahahah, a parte le varie battutine ecc, a me personalmente la lezione è piaciuta veramente tanto..ma tu(scusa se ti do del tu) che studi hai fatto per sapere queste cose? Passione o altro?
Quando si dice che non si vive di solo pane ma anche di soddisfazioni. Questi ragazzi sono il nostro futuro ed io, giuro, quando li guardo in faccia, ho fiducia. Anche quando si fanno i selfie con la lingua fuori o con la bocca a culo di gatto.