Non mi sto a dilungare sulle crisi che nascono su Facebook e Twitter, crisi come quella che ha investito Groupalia durate il terremoto in Emilia, perchè ci sono siti che lo fanno molto meglio di me.
L’articolo di Web In Fermento ad esempio, spiega perfettamente il casino sollevato su Facebook nella pagina ufficiale di RTL 102.5: in breve, sulla pagina Facebook di RTL è stata fatta una pubblicità a Golden Point.
Quest’azienda, però non è stata clemente con i suoi dipendenti delocalizzando la produzione dei suoi prodotti in Serbia.
La piazza di Facebook, essendo a conoscenza dei provvedimenti di licenziamento nei confronti di lavoratrici italiane che protestano al suon di “il lavoro non si vende a 30 den”, decidono di far sentire la propria voce in cui essere democratici e favorire il confronto e il dialogo tra utenti e aziende diventa fondamentale e la mission per il quale il luogo esiste ed è stato creato.
Da quel momento RTL decide, a ritmo di minuti, se non proprio secondi, di bannare tutti utenti che nei commenti utilizzavano la parola “delocalizzazione” e “Serbia” e cancellare il contenuto postato sulla pagina riguardante l’argomento.
Ecco, il punto è molto semplice: chi gestisce delle pagine su Facebook pensa davvero che cancellando i commenti i commenti scompaiano da Facebook?
Scompaiono dalla pagina dell’azienda ma di certo non scompaiono da Facebook per un motivo molto semplice: chi non riesce a fare un commento su una pagina o se lo vede cancellato, va sulla propria pagina o sulla pagina di qualche blogger cazzuto, e dice di essere stato censurato mettendo in moto, di fatto, la macchina della viralizzazione.
Dico e ripeto alle aziende che pensano che usare i social media sia un gioco da ragazzi, che il modo migliore per uscire dalla crisi è ammettere l’errore, quando c’è, scusarsi e lasciare che la gente si sfoghi cercando controllare quello che è controllabile.
Se invece di cancellare avessero discusso, comunicato, parlato con le persone, forse le persone non sarebbero andate in giro a sputtanare RTL 102.5, io non ne starei scrivendo e forse, dico forse, la radio avrebbe salvato la faccia.
Un memento è necessario, e cito quanto già detto sempre da me.
Il nervo scoperto del social media management italiano è la poca professionalità, è un mondo dozzinale perchè lo si crede banale.
Dobbiamo smettere di pensare che tutti, ma proprio tutti, possano fare i social media manager o usare i social in modo corretto e funzionale.
Usare i social, farlo per mestiere, è un lavoro duro per il quale ci vuole impegno, dedizione, tempo e passione. Non è una cosa che possono fare tutti.
Usare i social è un mestiere, e come tale deve essere strutturato, adeguatamente pagato e fatto secondo delle regole e dei canoni di sensibilità comuni a tutti.
Un sacco di persone si improvvisano e dicono di poter/voler fare qualcosa che abbia a che fare con i social media. Ma siamo sicuri sia così?
D’accordo su tutto.
Ma non sul fatto che “La piazza di Facebook” si sia messa in moto.
L’ho seguito praticamente sul nascere e chi commentava erano pochi, ma erano social media manager e blogger.
Da lì è nato il caso, che è stato gonfiato e rigonfiato.
Tant’è che di questo caso sento parlare solo da blogger e mai da qualcuno della piazza di Facebook, come invece successo per altri “scandali”.
In questo caso, visto che il tutto è stato commentato da professionisti del web, più che del fatto che hanno preso Golden Point come sponsor e hanno cancellato dei commenti, direi: ma come si può pensare di fare promozione (una qualsiasi promozione) in questo modo qua? Mettendo il link a una pagina e chiedendo il “mi piace”?
Ecco questo mi sembra ridicolo.
Ciao Rudy
mi vorrei soffermare su questa frase “Usare i social è un mestiere, e come tale deve essere strutturato, adeguatamente pagato e fatto secondo delle regole e dei canoni di sensibilità comuni a tutti.”
In particolare il tema delle regole è l’elemento cardine.
La mia modestisssima opinione è che le regole (in Italia) non ci sono…e se ci sono nessuno le conosce a dovere..
Si continua a credere e pensare che Internet è il mondo del nulla dove tutto è permesso perchè tanto è virtuale, non esiste, non è tangibile.
Ti faccio una domanda ‘provocatoria’: riparliamo di questi #epicfail tra qualche mese e vediamo se e quali sono state le conseguenze reali sul brand, sul loro business,…
Forse ci sarà stato l’avvicendamento di qualche social manager o presunto tale…per il resto tutto come prima fino al prossimo #epicfail
Tanto…morto un social se ne fa un altro..e la giostra ricomincia.
Scommettiamo?
@ Davide:
noi siamo in un momento embrionale per quello che riguarda il mondo dei social e non siamo qua per dire quello che OGGI è bene o male o quello che DOMANI avrà ripercussione sul brand. Siamo qua per dire quello che è bene fare e quello che non è bene fare per quelle aziende che oggi possono fare a meno del Web ma domani no.
La cultura delle cose si forma in questo modo.