Prima che qualcuno s’incazzi e mi aggredisca è bene fare una precisazione, in riferimento al titolo: a volte NON possiamo scegliere. Se siamo un’azienda o qualunque cosa NON sia una persona, allora DOBBIAMO usare la pagina. Per policy non possiamo fare un profilo per qualcosa che non sia un essere umano, non possiamo fare un profilo Facebook per “qualcosa” ma solo per “qualcuno”. Bene, ma se siamo una persona allora possiamo scegliere, giusto? Si, e quindi ecco qualche consiglio che spero possa essere utile.
L’8 gennaio ho dato via a un esperimento su Facebook: ho smesso di usare il mio profilo personale per qualche giorno (avevo detto una settimana ma non ho resistito ed è stato meno, causa frustrazione) ed ho usato SOLO la pagina di personaggio pubblico, senza toccare il profilo.
Perché l’ho fatto? Per vedere se la pagina e il profilo, con un numero molto simile di “follower”, performano in modo uguale oppure no e soprattutto, capire i perché.
E qua sta il bello. In ogni caso, partiamo dai numeri.
Profilo personale: 5000 amici e oltre 6050 followers per un totale di circa 11mila matti che, potenzialmente, mi leggono.
Pagina personale: 7470 e passa laikatori, mipiacianti… insomma, affiliati/amici/fan. Quasi 7500 persone che, potenzialmente, mi leggono.
Ok, i followers totali sul profilo sono di più, diciamo circa un terzo in più quindi, in teoria, le azioni e reazioni (l’ingaggio) sulla pagina sarebbe dovuto essere, ripeto in teoria, di un terzo più basso.
Adesso vi svelo un piccolo segreto, o se non altro un metodo di lavoro: se attribuiamo un valore pari a 1 a ogni like ricevuto, un 3 ai commenti e un 5 alle condivisioni, abbiamo una media “ponderata” dell’engagement di un contenuto.
Alla faccia di quelli che pensano che io cazzeggi sempre e soltanto, questo è un lavoro che io faccio per me, per le mie pagine e per i clienti, con risultati che a volte sono strabilianti.
Per esempio, suddividiamo i contenuti (in questo caso i miei, sul profilo, nell’arco di un mese) in 4 tipologie distinte:
Blog, articoli (link)
Condivisione da “fuori” Facebook.
Selfie solo testo
Chiamo “selfie” i contenuti che non vengono dall’esterno: storytelling di puro testo, senza link o foto
Selfie foto (fb)
Storytelling visuale, uploddato direttamente in FB da FB senza passare per app esterne.
Selfie foto (instagram)
Storytelling visuale, importato da Instagram.
Di seguito, seguendo la valorizzazione 1 – 3 – 5 di cui sopra, vediamo quando il contenuto che ingaggia di più in assoluto, per quello che mi riguarda, è il testo, poi le foto da FB direttamente, poi i link e poi le foto importate da fuori.
Ovviamente i valori che portano a questa ponderata sono diversi così come le motivazioni, diversificate e piuttosto complesse dei risultati di ingaggio, ma non ve le spiego per molte ragioni concrete, la prima è che se lo facessi sarebbe una enorme consulenza e allora io come farei a fatturare?
Dopo aver dato un occhio e fatto le stesse misurazioni sulla pagina, in questi giorni, la domandona finale alla quale dobbiamo rispondere, anzi le due domande, sono:
1- Funziona meglio un profilo o una pagina Facebook?
2- Perché?
Prima di rispondere faccio alcune considerazioni: Facebook è governato da un algoritmo di visibilità che NON sappiamo come funziona. Se qualcuno vi dice che lo sa mente: tutti possiamo fare congetture, andarci più o meno vicino, esplorare e fare esperimenti (come quello che vi ho mostrato) ma nessuno lo sa come nessuno sa come funzionano gli algoritmi di Google.
Ripeto, ci andiamo vicini e con l’esperienza e gli esperimenti ci andiamo MOLTO vicini ma non sappiamo quanto, davvero, siamo aderenti alla realtà.
Ora, a parità di qualità contenutistica e con un rapporto simile di “massa critica” ovvero di persone che leggono et interagiscono con profili e pagine,
le pagine funzionano PEGGIO dei profili.
I motivi, a mio parere, sono diversi:
- Noi non siamo nel business, noi SIAMO il business, per citare Blade Runner. Facebook sa benissimo che il valore di Facebook sono, semplicemente, le relazioni e che queste relazioni derivano dagli esseri umani. Se io ho un’azienda, quello che voglio è ingaggiare esseri umani, potenziali clienti e per farlo devo avere delle relazioni… e se sono un’azienda avrò anche del budget per pagare, beh per pagare le relazioni. Come a dire, Facebook ci ha portato tutti nel recinto gratis e adesso ci chiude dentro e chiede il conto.
- Le relazioni che io ho con i miei “amici” di FB sono più reali, vere e concrete di quelle con i “fan”. Spesso gli amici Facebook sono persone che si conoscono sul serio e quindi i valori e i gusti e le passioni sono in condivisione sul serio. Siccome Facebook e il suo algoritmo premiano le relazioni, se queste sono reali sono, di fatto, migliori.
- Molte persone raggiunte sulla pagina (nel mio caso) sono raggiunte da inserzioni e quindi, a pagamento. Non sono persone realmente interessate ma solo potenzialmente interessate… non è detto che interagiscano, se non interagiscono non ci sono relazioni e se non ci sono relazioni… siamo punto e a capo.
- L’algoritmo NON ama le pagine anche se le relazioni sono vere. Molte persone con le quali ho contatti tutti i giorni sul profilo mi hanno visto sparire dalla timeline utilizzando la pagina (vedi gli amici Davide Licordari, Gianluca Deidda, Franz Russo, Alessandro Pozzetti, Monia Taglienti….). Probabilmente FB non sa che noi abbiamo relazioni di la, sul profilo, quindi non le considera. Forse fondendo pagina e profilo… siamo sempre li: vuoi visibilità senza forse o senza ma? PAGHI.
In sostanza, riassumendo, l’algoritmo tratta certamente peggio le pagine dei profili ma certamente i contatti sui profili sono migliori di quelli sulle pagine perché sono contatti veri, reali e con relazioni funzionali allo scopo di… generare ulteriori relazioni.
Siete una persona e non siete Canavacciuolo, la Lucarelli o Al Pacino? Non avete la necessità di sponsorizzare i post o gli eventi? Non dovete fare business direttamente con Facebook? Ecco, allora usate un profilo! Per tutto il resto, c’è la pagina.
PS: grazie mille a Davide “DocDeiv” Rossi per avermi dato una mano nelle statistiche… anzi, per averle proprio fatte ;) Grazie a Diego Cecato per la chiacchiera che mi ha acceso la voglia di scrivere questo post. Grazie a Marco Cavicchioli per essere stato l’unico che mi ha cagato sulla pagina :D
Sono un digital coach, un docente e un TEDx speaker: sviluppo strategie in sinergia con i vari reparti delle aziende o con i professionisti per generare nuovi servizi, progetti e campagne di comunicazione online, creando e rafforzando l’identità di brand o di personal branding.
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