Nella vita reale, in quella che viene americanizzando definita “real life”, esistono delle norme di comportamento le quali, nella maggior parte dei casi, sono maturate insieme all’evoluzione umana, sono cambiate e migliorate e mitigate in base a quello che eravamo e che siamo diventati.
Per capirci, quello che era normale 2000 anni fa oggi non lo sarebbe, come per esempio i gladiatori al Colosseo che si fraccano di mazzate fino a morire, e questo è così perchè ci siamo evoluti. Insieme.
L’evoluzione ha ci ha portato a migliorare noi stessi e ad imparare che quando un luogo è comune o si usa tutti insieme, il luogo deve avere delle regole che siano almeno in gran parte condivise, quindi scritte insieme tra “proprietà” e “usufruttuari”.
Le piscine, piuttosto che gli stadi, piuttosto che i condomini, piuttosto che i cinema hanno tutti un regolamento d’uso, che impone una forma di normativa comportamentale che stia in equilibrio tra le persone che usano il mezzo o il luogo, e le persone che il luogo o il mezzo lo gestiscono.
Tutto funziona così, tranne i social network.
I social funzionano in un modo un pelo diverso: si scrivono le policy e noi, tutti noi, dobbiamo sottostare. Punto.
Le policy sono sostanzialmente scritte dalle aziende, e quindi certamente non a tutela degli utenti ma delle aziende stesse, di conseguenza mai frase fu più azzeccata di “chi controlla i controllori”?
Se Facebook, o Google, o Apple e Amazon scriveranno le loro policy è ovvio che le scriveranno in ottemperanza alla necessità di difendere se stessi e saranno quindi insindacabili, ma non solo.
In situazioni estreme potremo essere esclusi dai meccanismi che governano le dinamiche dei social, ad esempio, nella semantica che sarà parte integrante del Web 3.0: se per esempio Google decidesse di cancellarmi dalle SERP a chi mi potrei rivolgere per lamentarmi e chiedere una rettifica? A nessuno, visto che Google è una azienda privata che fa quello che ritiene opportuno, insindacabilmente.
E se Facebook decide che delle nostre foto non sono consone alla policy e, oltre a cancellarle ci chiude l’account, a chi ci possiamo rivolgere? A nessuno, come sopra, con evidenti perdite di visibilità ed eventuale business derivato.
Oltre a questo vi è anche un altro punto da valutare ossia, se è vero che dobbiamo sottostareste a delle norme non condivise è anche vero che dobbiamo sottostare a controllo di controllori che non abbiamo scelto e con cui non vi sono norme condivise.
Gli episodi degli ultimi giorni, quelli in cui sono stato vittima di segnalazioni Facebook assurde e continue da parte di qualcuno che si è divertito a tentare di farmi cacciare dal socail blu, hanno dimostrato il fatto che il “segnalato” non ha alcuna tutela o difesa. Non può fare nulla.
Mi sembra una di quelle storielle che si raccontano ogni tanto: “una mattina un indiano si alza, va in un capannone dove ci sono altri 1000 personaggi come lui, vaglia le segnalazioni di Facebook e se le trova sgradevoli perchè si è alzato storto, cancella le immagini e blocca gli account”.
Noi cosa possiamo fare? Nemmeno correre, come farebbe la gazzella per scappare al leone mancante nella storiella di cui sopra.
Se vogliamo proiettarci in un Web 3.0 condiviso e composto da tecnologie complesse che circondino e permeino ogni lato della nostra vita, dobbiamo iniziare a pensare che si, è vero che i servizi che utilizziamo sono servizi privati ed in quanto tali non gestibili da terzi, ma quando un servizio privato ha TUTTI i dati di TUTTI credo che le regole condivise ci debbano essere e che le norme debbano cambiare.
Nella settimana del decimo compleanno di Facebook dobbiamo renderci conto che siamo all’alba di una nuova era sociale ed informativa: noi dobbiamo cambiare per migliorare quello che è il nostro veicolo verso il domani, il mondo digitale, e lo possiamo fare solo grazie alla consapevolezza che questi problemi esistono e sono reali.
Lo spunto è meritevole, lo integrerei con questo bel post di Futura Pagano che sottolinea come una pagina infarcita d’insulti e inni all’odio come quella di Beppe Grillo, resti ancora lì in piedi, nonostante varie segnalazioni:
http://www.futurap.com/2014/02/facebook-e-violenza-perche-e-ancora-online-la-pagina-di-grillo/