Scrivevo ieri sui vari social network, citando quel folle di Goebbels: quando sento parlare di influencer metto mano alla pistola.
Da qualche mese in Italia è scoppiata, letteralmente scoppiata, la febbre degli influencer e del Klout. Come scrivevo pochi giorni fa un Influencer è un personaggio che sposta o indirizza le opinioni di molti su svariati campi: si può esserlo per quello che riguarda la politica, la tecnologia, il cibo, l’abbigliamento e via dicendo. Di fatto un influencer è una persona potente, una persona che è in grado di formare le opinioni, di plasmare o concretizzare i pensieri nelle teste delle persone.
Va da se che un influencer ha grandi poteri e grandi responsabilità, come Spiderman.
Ma quando uno può essere definito un influencer? E soprattutto, davvero uno che è definito un influencer è un influencer?
Cavalcando questa grande febbre è nato un software, una Web App che si chiama Klout appunto, la quale sta rivoluzionando il modo di interpretare la Rete e le persone, specie nel ramo dei social media.
Che cos’è questo Klout?
Klout è un servizio di social networking che offre analisi statistiche personalizzate sui social media. In particolare, stima l’influenza degli utenti attraverso il Klout score (da 0 a 100) ottenuto dal grado di interazione nei profili utente di siti popolari di social networking, tra cui Twitter, Facebook, Google+, Linkedin e Foursquare. Questa influenza è ottenuta a partire dall’ampiezza del network dell’utente, il contenuto generato, e il livello di feedback ottenuto.
Di fatto misura quanto seguito abbiamo e quante interazioni questo seguito ha con noi, che il noi stia per un individuo o un’azienda. Il Klout misura quando siamo influenti, o almeno ci prova.
Tutti sono impazziti per il Klout: alcune aziende iniziano a dare servizi con prezzi differenziati in base al Klout. Più hai il Klout alto meno spendi per il servizio acquistato perché, secondo i promotori di queste iniziative, sei di fatto un veicolo pubblicitario tu stesso. Altre aziende assumono sempre e solo guardando prima il Klout dei candidati.
In effetti nella mente di Joe Fernandez e Binh Tran, i fondatori di Klout, esiste un mondo fatto di reputazione in cui la reputazione stessa viene adoperata come moneta di scambio: se so che hai un Klout alto so che sei una brava persona e che sei influente. Di default.
Sulla falsa riga sono nati molti altri servizi, tra i quali forse il migliore è Kred, e certamente molti ne nasceranno in futuro.
Ora, a parte che il mio Klout è enorme, ho un Klout di 76 che è tra i più alti in Italia e molto più alto di quello di Fernandez che il Klout l’ha fondato, è possibile che un numero identifichi davvero quanto siamo autorevoli e quanto noi si influenzi gli altri? E’ possibile che un algoritmo possa capire quando noi si sia fichi?
Mi piacerebbe dire di si, visto il mio enorme Klout che provoca “invidia del Klout” in tutti, ma temo che la realtà stia altrove.
Il discorso è molto semplice: senza una seria valutazione di quello che viene definito “sentiment” non esiste alcun punteggio che possa definire quando siamo influenti a livello sociale. O se si misura “solo” il grado di influenza non siamo in grado di recepire di che grado di influenza si tratti o in quale campo.
Facciamo un esempio pratico: dopo la debacle mediatica che Groupalia ha fatto durante il terremoto in Emilia, il Klout di Groupalia stesso è salito enormemente.
Il sito Pontifex ha un Klout quasi di 50, non basso, ma è un sito considerato dalla comunità di Internet una porcheria teocratica.
Insomma, in breve, se Pacciani fosse stato presente online durante il processo al Mostro di Firenze avrebbe avuto un Klout enorme, ma non per questo sarebbe stato etichettato come un buon veicolo pubblicitario. Da nessuna azienda.
Una delle cose che insegno sempre quando faccio le mie lezioni è una “banalità scintillante” della quale dobbiamo sempre tener conto: la reputazione non sempre è positiva, esiste la cattiva reputazione, e se non è positiva ci aumenta il Klout ma di certo non ci fa bene
Morale della favola: dico a Wired che Arianna Ciccone non è la giornalista italiana con il Klout più grosso (72) perchè io ce l’ho più grosso, dico a chi gioca con il proprio Klout di divertirsi, ok, ma di non considerarlo solo per le dimensioni, e dico a chi ha un piccolo Klout che è meglio averlo piccolo ma usarlo bene piuttosto che averlo grosso, usarlo malissimo e farsi una cattiva reputazione.
parole sante! anche per qual che riguarda il web.
Ciao. Grazie a te adesso vado a vedere cos’è questo kred.
Perderò mezza giornata di lavoro U.U
@ Cristina:
@ Shaina Quella Stronza:
siete le mie angelesse custode :)
Ottima riflessione, tracciata molto bene. Hai ragione quando dici di divertirsi, ma trovo dei pericoli anche in questo —> http://www.5avi.net/11754/2012/07/klout-e-sei-protagonista/.