A volte mi faccio la domanda: ma non stiamo esagerando?
Parliamo di Web 2.0, di Web 3.0, di condivisioni, di filtri per le foto, di social network globali, di rischi per la privacy, di seeding, di smart city e di “Internet delle cose”, di Intelligenza Artificiale e di socialità, di 6 gradi di separazione che diventano 2 e di algoritmi che capiscono quando siamo belli, influenti e influenzabili.
Chiacchieriamo di ADV in target, di ROI, di engagement di EdgeRank e di PageRank, di posizionamento su Goolgle, di home feed di Facebook, di Whatsapp e di Telegram.
Discutiamo di quando sia figo mandarci i messaggi in tempo reale con Hangout, Telegram, Messenger, Whatsapp, SMS, Twitter direct message e di quando sia fico poter trovare ogni informazione in tempo reale, googleare ogni cosa in mobilità, quando siamo in giro.
Disquisiamo di conversioni, di obiettivi, di lead generation, di vendite online e di micro-fama, parliamo di hashtag e di quanti like abbiamo preso su una foto o un messaggio di stato.
Parliamo, di nuovo, di Web 3.0 e di Web Potenziato a rappresentarlo in pieno, ma quello che scordiamo sempre è che al centro di tutto ci siamo sempre e soltanto noi. O almeno dovremmo.
Parliamo di città intelligenti ma non le guardiamo più. Condividiamo panorami ma non li osserviamo perchè siamo impegnati a riprenderli con lo smartphone.
Quando siamo per strada abbiamo sempre qualcosa in mano, che sia un Kindle piuttosto che un telefono, e se ci pensate siamo sempre distaccati dal “qui ed ora” in maniera quasi pericolosa: nel 2011, e parlo del 2011, oltre 1000 americani hanno avuto incidenti mentre stavano utilizzando lo smartphone camminando, tipo pali della luce o tombini. Pazzesco.
Le coppie al ristorante parlano con gli amici che non ci sono per raccontare la serata, gli i ragazzi al bar parlano con gli amici che non ci sono per raccontare la serata. Tutti raccontiamo la serata a tutti, dimenticandoci che la serata è in corso, che la stiamo vivendo, proiettando noi stessi in un mondo digitale, sempre, costantemente, perdendo attenzione per quello che abbiamo attorno.
Io questo lo faccio di mestiere e lo faccio molto volentieri, ma a volte penso di avere tutte le caratteristiche di un drogato, voi no? Non fate fatica a staccarvi dal cellulare, anche in cucina o quando andate a letto? Non avete sempre voglia di dare un occhio alle notifiche, per capire chi ha scritto cosa? Non siete un pochino affetti da FOMO? (“fear of missing out”, ovvero la paura di perdersi qualcosa di importante mentre si è scollegati dalle reti sociali).
Nessuno più di me vede nella tecnologia un mezzo straordinario per migliorare enormemente la nostra qualità della vita, così come nessuno come me – forse- ne intravede i rischi dovuti al distacco dalla realtà.
Dobbiamo sempre tenere presente una cosa: la tecnologia, come detto due righe sopra, deve essere un mezzo, non un fine, altrimenti diventa solo una fonte di stress.
Lo so benissimo che il video qua sotto riguarda un noto brand, un notissimo brand, ma se lo guardate solo in ottica comunicativa, sono certo che vi farà riflettere. A me, almeno, ha fatto riflettere.
Io mi sono imposto tre regole per combattere la FOMO:
1. Niente mail sul telefono. Leggere mail di lavoro in momenti di relax o conviviali mi fa venire ansia.
2. Niente app di FB sullo smartphone.
3. Niente cellulare a tavola.
Devo dire che queste tre cose hanno ridotto la mia dipendenza.
@ Angelo Valenza:
io il terzo te lo quoto. Gli altri due no, non me lo posso permettere