E’ un adagio che si è sempre sentito dire, si sente dire e si sentirà dire per sempre: non ci sono più le cose di una volta.
Se questo è vero nei fatti, visto che essendo cose di una volta oggi non ci possono più essere, il senso della frase ha un significato diverso e tende sempre a mitizzare le cose vetuste a discapito di quelle presenti: una sorta di “si stava meglio quando si stava peggio“.
In questo caso specifico voglio proprio vedere quale sarà il babbeo che leggendo questo post, dirà che erano meglio i giocattoli di una volta, visto che di giocattoli nucleari si tratta.
Nei favolosi anni 50, gli anni della guerra fredda, del rock ‘n roll e della enorme fame energetica americana, si iniziò a credere di aver trovato nell’energia nucleare, la panacea di tutti i mali. Nulla era impossibile: l’uomo aveva soggiogato la più potente delle energie della natura, l’atomo appunto, e ne avrebbe tratto beneficio fino alla fine dei tempi.
La “febbre atomica” era così alta, e l’ignoranza sulla stessa era così totale, che si producevano anche giochi nucleari, ma non per modo di dire… proprio radioattivi!
“Atomic Energy Lab fu messo in commercio fra il 1951 e il 1952 dalla Gilbert Hall of Science per ben 50 dollari. La sua particolarità? E’ uno dei pochi ad avere quattro tipi diversi di uranio. Uranio radioattivo, che i bambini del 1951 hanno maneggiato allegramente sotto lo sguardo compiaciuto dei genitori. Ignari? Macché, la stessa Gilbert in quegli anni produceva un contatore geiger giocattolo per misurare gli effetti letali di sostanze simili” xl.repubblica.it
Come dovevano essere felici i bambini di manipolare uranio, inconsapevoli che quella è una delle sostanze più nocive esistenti in natura e che sessant’anni dopo fa ancora discutere.
Tipico esempio di tecnologia “bruciata” e cioè sfruttata ed usata quando di fatto non la si conosceva ancora: l’esatto contrario di quello successo al solare, ma questo è un altro discorso.
Chissà se qualche casa di produzione di giocattoli oggi penserà di riprodurre un piccolo inceneritore –termovalorizzatore pardon- con polveri sottili annesse in una bustina di nylon.
Sulla scatola c’è scritto “Fai oltre 150 divertentissimi esperimenti”… compreso quello di fare la fine della signora Curie, che infatti girava con gli isotopi in tasca alla stregua di Homer nella sigla di apertura de “I Simpson”. Chissà quali mirabilie avrei fatto se avessi avuto questo giocattolo… e dire che i miei allevatori erano terrorizzati alla mera idea che potessi mettere le mani su “Il piccolo chimico” :-D
I tuoi allevatori tramavano al solo pensiero di vederti scorrazzare per casa!
Io penso che l’uranio l’avrei prima arricchito nella centrifuga della lavatrice poi l’avrei ingoiato con la speranza di trasformarmi nell’uomo ragno
conil piccolo chimico io facevo le fialette puzzolenti hehe
A 12 mi regalarono il piccolo chimico… l’unico esperimento che mi riuscì (e che quindi continuai a ripetere a dismisura) era la distillazione della grappa….
…e non sto scherzando…
:)
PS: Rudy non sapendo come fare…ti ho mandato un mail con alcuni altri mirabolanti giochi per bimbi…. :)
Anche a me regalarono il piccolo chimico, ma una volta che mi fui intossicato di manganese mio padre decise che era meglio prendermi il Meccano.
Tyler… sei impagabile! Corro a leggere la posta in attesa della tua leccornia ;-)