Il mondo dei social è in continuo, costante, fluido e repentino movimento e il motivo è semplice: in un mondo che corre non chi si ferma ma semplicemente chi rallenta, è perduto.
Per capire quello che sto dicendo prima che qualcuno pensi che sia del tutto impazzito, facciamo un brevissimo punto sul mondo social, oggi:
E’ IL RE incontrastato. Poco tempo fa scrivevo addirittura su CheFuturo di quanto siano stati abili i ragazzi del social blu nel farci andare tutti nello stesso luogo e poi chiuderci dentro, come a un recinto.
27 milioni di italiani, un miliardo e mezzo di iscritti, un miliardo di persone online, lo stesso giorno, il 24 agosto. Impossibile dire che non è il Re assoluto e non solo del mondo social.
E’ un social giovane e pieno di giovani, è dinamico, impattante, semplice e piace a TUTTI per la sua semplicità. Ha cambiato il modo di interpretare la fotografia e di comunicare e oltre a questo ha un sistema di adv che “succhia” da FB e che usa la stessa interfaccia del fratello maggiore per prendere di mira i nostri target.
Ah si, Instagram è di Facebook.
Lo so, i puristi stanno urlando che non è un social… ma siamo sicuri?
Whatsapp fa parte di quella parte di Internet che viene definita “dark Web” ovvero tutto quell’insieme di conversazioni e di socialità (gruppi e anche liste broadcast sono, almeno in parte, dei social) che non avvengono in pubblico ma in privato, dove il privato termina dove i gestori dei canali decidono.
Gruppi chiusi di Facebook, messaggi privati, Whatsapp… tutte conversazioni che nessuno conosce tranne il proprietario della piattaforma.
Ah già, Whatsapp è di Facebook.
Pinterest, Tumblr e SnapChat
Ancora relativamente poco usati in Italia non fanno parte della nostra cricca, oggi non ne parliamo.
FriendFeed
Pace all’anima. In molti l’hanno amato… io no. Quindi, per quello che mi riguarda, pace.
Social che non è un social racchiude il suo fascino nella sua stessa forma “non sociale”. Le persone che su Linkedin si divertono sono degli sfikati, per capirci, quel social non è li per quello. Poi ognuno lo interpreta a suo modo, come ogni cosa, ma Linkedin significa solo due cose: lavoro e professionalità.
Personalmente lo trovo noioso e penso che la sua utilità sia sopravvalutata ma penso anche di avere detto molte cazzate nell’arco degli anni in riferimento ai social… ricordo di avere scritto, nel 2008, che Facebook era un fuoco di paglia. Quindi potrei sbagliarmi su Linkedin, per dire.
Ecco, qua il discorso si fa interessante. Twitter ha un’età media di utenza piuttosto alta (39 anni circa, se non sbaglio), ha un tipo di interazione poco discorsiva a causa del limite di caratteri, non è trattato come una chat alla Whatsapp e non è trattato come un social alla Facebook.
Il suo pubblico è cinico, colto, raffinato, parassitario, brutale e spesso “negativo”. Twitter NON è un luogo come gli altri e le aziende lo… diciamo che lo sentono, anche se non lo sanno lo sentono.
E’ diventata la patria della presa in giro, dei battutisti (mediocri) e dei poeti (ancora più mediocri): è il luogo della satira forzata e del sarcasmo a tutti i costi.
Badate, io AMO Twitter ma a mio modo di vedere Twitter, così com’è, non ha vita lunga.
Allora, che fare?
A mio avviso le strade non sono tante ovvero, o si va nella direzione di cambiare la tipologia di contenuti postati (eliminando di fatto il dogma dei 140 caratteri, che è anche la principale differenziazione di Twitter) oppure si cambia la metodologia di interazione sui tweet, dando possibilità oggi non esistenti ed implementando funzionalità. Non credo che l’innovazione decisiva sia stata mettere il cuoricino al posto della stellina, per dire.
Insomma, a mio parere Twitter, così come oggi lo conosciamo, non durerà,
specie di fronte alla crescita mostruosa di tutta la galassia Facebook che è in grado non solo di portare utenti ma di generare ENORMI profitti. Anche per gli inserzionisti, se sono in gamba.