I social sono una cosa seria. Molto seria. Molto più seria di quanto noi non li si percepisca oggi. Dicevo qualche giorno fa in un articolo dal titolo evocativo “Quando un servizio online è gratis, significa che il prodotto sei tu” che:
I nostri dati sono la cosa più importante del mondo. I nostri dati sono nostri, ci rappresentano, sono noi stessi. Non li dobbiamo dare con leggerezza e se lo facciamo li dobbiamo dare consapevolmente. I nostri dati sono la nostra anima. Dareste l’anima con leggerezza?
In un post di qualche anno fa sul TagliaBlog, un post intitolato “L’identità digitale del futuro” dicevo:
Di fatto quindi Facebook sostituisce la nostra identità nel momento in cui siamo online, proiettando la nostra ombra di bit completa non di tridimensionalità (come avveniva in Second Life) ma di foto, di musica, di video, di applicazioni, di amicizie, di gusti e di ricordi. In una parola, per tornare al discorso iniziale, di identità.
Non è che sono matto e mi piace autocitarmi in maniera dissennata, ma sono due pezzi che ho scritto e dei quali sono convinto me due pezzi che ci proiettano in una problematica nuova, storicamente mai affrontata prima: ma tutti questi dati personali, se dovessimo morire, che fine farebbero?
Quando si lascia questa Terra per i Campi Elisi, legalmente siamo tutelati (o meglio sono tutelati i nostri beni) i quali passano verso gli eredi o verso gli individui che noi stessi, in vita, abbiamo reso partecipi del nostro dopo-vita.
Ma nel mondo di Internet? Non è forse un pelino inquietante il pensare che tutto di noi verrà lasciato ad una azienda privata americana con sede a Palo Alto o da qualche parte in Silicon Valley?
A me fa incazzare. Io i miei dati non glieli lascio.
Solo Google pare avere pensato a questa cosa, con grande saggezza e sensibilità. Nell’immagine di seguito vedete la voce che riguarda quello di cui stiamo parlando, e alla successiva schermata leggete quanto segue:
Che cosa vuoi fare di foto, email e documenti quando smetti di utilizzare il tuo account? Google ti consente di decidere.
Potresti scegliere di condividere i tuoi dati con un amico o un familiare fidato oppure potresti scegliere di eliminare completamente il tuo account. Sono molte le situazioni che potrebbero impedirti di accedere o di utilizzare il tuo account Google. Qualunque sia il motivo, ti offriamo la possibilità di decidere cosa fare dei tuoi dati.
Con Gestione account inattivo puoi decidere se e quando il tuo account deve essere trattato come inattivo, ciò che accade ai tuoi dati e chi viene informato.
Personalmente lo trovo un argomento che non dovrebbe essere sottovalutato, che Google ha trattato in modo molto sensibile e con tatto, e che tutti noi dovremmo “configurare”. Ed aggiungo: ogni social dovrebbe essere OBBLIGATO per legge ad avere una parte di policy verticalizzata sul dopo vita delle persone che, in vita, hanno dato tutto ai social.
Ok, sono “problemi” che si presentano dopo morti e quindi sono dei “non-problemi” ma non vedo il perchè lasciare tutto a degli sconosciuti. Io personalmente ho configurato in modo che tutto quello che c’è di mio nell’ecosistema Google, venga passato alla Principessa Leila dopo tre mesi dal mio ultimo accesso a qualunque servizio Google, dopo di che, lei potrà decidere il da farsi per il mio account ed i miei dati.
Lascereste i soldi sotto al vostro materasso alla Morgan Stanley, così, di default?
Ciao, è qualcosa che mi sono sempre chiesto anche io “dove finiscono i nostri dati dopo morti”. Di solito, scherzandoci, penso all’ultimo messaggio su twitter prima di trapassare. Personalmente spero non sia uno “stupido” ed insensato, anche se la vera questione è la mia privacy. I miei dati di vita, le foto e i contenuti “nascosti” in qualche fantomatico server, saranno mai accessibili ai miei cari o a qualcun altro? O che fine fanno? Ma poi rifletto e dico … “ma che me frega tanto ormai so trapassato GAMEOVER!”