Non è assolutamente mia intenzione mettere il panico in tutte quelle persone che hanno puntato sui contenuti verticali, e sono tantissime, ma di certo la perplessità è lecita e se mi seguirete ne converrete con me. #Seguitemi
Partiamo come sempre a definire cosa significa “contenuti verticali“.
Un sito a contenuto verticale è un sito al cui interno si trovano post e argomentazioni che trattano principalmente di un tema, con il focus su un determinato argomento.
La verticalità può essere sullo sport, piuttosto che su un tipo di sport, sul marketing piuttosto che sul Web marketing o su ogni cosa che sia argomentata in maniera verticale, appunto, non trasversale o dispersiva.
Tanto più è preciso l’argomento tanto più sarà verticale il blog e il contenuto: per capirci, un sito che parla di politica avrà contenuti verticali sulla politica, un sito che si occupa di politica nella città di Ferrara sarà ancora più verticale di quello che parla di politica “in generale”.
Il contenuto verticale è sempre stato, e senza dubbio è, l’ingrediente principale per il successo di un sito. Online si sente spesso dire “trovati una nicchia e infilatici dentro” che non è una frase a sfondo sessuale, anzi, ma una frase molto nerd.
Se parli di qualcosa SOLO tu, anche se ti rivolgi a una nicchia, avrai sempre un pubblico enorme e soprattutto… in target.
Se vendi pesci rossi, parli solo di pesci rossi, scrivi solo di pesci rossi e ti leggono tutti gli appassionati di pesci rossi, per quanti pochi siano saranno sempre un numero enorme per te e se tutti diventano clienti tu hai vinto. Sei l’influencer dei pesci rossi e fai il bello e il cattivo tempo nel mondo dei pesci rossi.
Ok, questo è assolutamente vero e la verticalità premia per mille motivi: piace molto a Google (l’algoritmo capisce bene di cosa si parla e sa come posizionarti se comprende bene l’argomento che tratti), piace alle persone che hanno la tua stessa passione, piace agli investitori che sanno che in te trovano un contenuto non solo in target ma un pubblico in target.
Piace a tutti, ‘sto maledetto contenuto verticale.
Ma sarà sempre così?
La domanda non è retorica o provocatoria ma è semplicemente dettata da una riflessione: ci sono migliaia di siti, anzi milioni di siti nati prima del nostro, nei quali si trattano innumerevoli argomenti e in cui ci sono influencer di settore per ogni settore.
Si perché non pensare di aprire un sito che parla di SEO e avere successo subito: ti troveresti in una selva di siti già strutturati, con migliaia di blog e di professionisti che parlano di SEO da… da sempre. Tu saresti l’ultimo arrivato, il meno credibile. Avresti molta molta molta strada da fare per riuscire a importi ma è anche vero che forse non ci riuscirai mai perchè, potrebbe essere, non sei il più bravo.
E allora? E allora cambi strada e ti guardi in giro, cercando quello che potrebbe essere funzionale per te, quella che potrebbe essere una tua passione alternativa o quello che potrebbe essere il tuo futuro lavorativo. Ma sei sicuro che già nessuno ci abbia pensato?
Oggi abbiamo ottimi professionisti che tengono blog estremamente verticali, mi vengono in mente il mio socio Riccardo “Skande” Scandellari, oppure Vincenzo “Vincos” Cosenza, Riccardo Esposito, Paolo Attivissimo, Davide “Tagliaerbe” Pozzi. Sono davvero tanti, tutti bravissimi e tutti assolutamente verticali et affermati grazie alla verticalità dei loro contenuti,
ma tutti hanno una caratteristica ben precisa: hanno iniziato prima degli altri.
Meditare oggi, ad esempio, di aprire un blog che parla di copy o di social media marketing, farlo da zero e pensare che possa diventare il tuo lavoro penso… penso possa essere molto audace. Non impossibile, bada, ma audace.
Esistono dei punti di riferimenti di settore che sono iper-stabili, con grande reputazione e credibilità, molto difficili da sradicare, e se continueranno a fare bene il loro lavoro come stanno facendo, saranno sempre più difficili da sostituire.
Allora, che fare? Ce la mettiamo via e facciamo a meno di aprire un blog? No, mai!
Dobbiamo capire chi siamo e cosa vogliamo, prima di tutto, e in seguito dobbiamo capire e pensare che la verticalità pura forse, forse, è superata.
Scrivevo poco tempo fa in un post in cui cercavo di analizzare il posto digitale migliore in cui fare personal branding:
Dobbiamo mostrare tutto di noi (…) usate tutti i social per mostrare chi siete, cosa fate e come lo fate ma soprattutto, e questa è la cosa più importante, INCONTRATE le GENTI.
Uscite, stringete le mani, raccontatevi e ascoltate.
Il personal branding si fa prima di tutto nei bar.
A parte il discorso dei bar, che quoto e straquoto ma adesso stiamo parlando di altro, penso che dobbiate tutti mostrare più di quello che è stato necessario mostrare fino a qualche anno fa. Il mondo del Web italiano, anche se ci sembra impossibile, è maturato e sta cambiando, tanto e velocemente. Forse è il momento di cambiare anche noi strategia.
Vi ricordate i 5 teoremi per capire e vivere i social network? No, beh il primo e più importante recita quanto segue:
Se ogni 5 cose che scriviamo 4 riusciamo ad alleggerirle nei toni o riusciamo addirittura a renderle “frivole”, avremo l’attenzione su di noi anche quando vogliamo colpire nel segno: ogni 5 cose che dici fa che 4 siano divertenti.
In pratica è il buon vecchio 80/20 che possiamo serenamente mutuare e adattare alla nostra produzione sul blog. Se per esempio scrivo di Web marketing e un giorno racconto (si perché raccontare è sempre più fondamentale) qualcosa di me che con il marketing non ha nulla a che fare, pensate che i miei lettori se la prenderanno?
Pensate che la verticalità assoluta ci dia autorevolezza più del mostrare non solo che sappiamo del nostro lavoro ma che siamo anche delle persone complete?
Io l’ho sempre detto:
I rapporti lavorativi sono basati sui rapporti umani i quali: scelgo qualcuno in base a chi è, non solo in base a cosa fa.
Se posso scegliere tra due persone che fanno qualcosa e la fanno bene, di certo scelgo quella che mi sta più simpatica, che mi è più affine, che sento più vicina.
Non oggi, non domani ma forse, e ripeto forse e sono pronto al dibattito, i contenuti puramente verticali – o gran parte di essi- lasceranno spazio a chi siamo davvero, non solo a cosa facciamo davvero.